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La crisi finanziaria e le due ipotesi catastrofiste

di Carlo Gambescia - 02/10/2008


Quel che stiamo per dire sicuramente non piacerà agli amici della Rete, amici che spesso ci linkano. Ma non possiamo farne a meno. Siamo fatti così.
Ma ecco il punto. Le persone ragionevoli e al tempo stesso portatrici di idee indipendenti dovrebbero evitare accuratamente qualsiasi interpretazione forzatamente catastrofista della crisi finanziaria in corso (perché di crisi finanziaria, per ora, si tratta).
Certo, vanno altrettanto respinti, i “pelosi inviti” riformisti alla calma, soprattutto se non accompagnati da misure interventiste, o comunque in grado di attutire realmente gli effetti di ricaduta sociale della crisi finanziaria.
In realtà ci troviamo davanti a due forme di catastrofismo: neoliberista e, semplificando, no global.
Il catastrofismo neoliberista asserisce che la crisi è causata dalla mancanza di libertà economica. E che se si “lascerà fare” al ciclo economico, evitando qualsiasi intervento pubblico, anche minimo, le cose andranno a posto da sole e la stella del mercato tornerà a brillare. Pertanto "tanto peggio, tanto meglio".
Il catastrofismo no global sostiene invece che siamo davanti alla crisi finale o quasi del capitalismo. E che perciò ogni forma di interventismo statale sia inutile, dal momento che classi politiche ed economiche, semplificando, sarebbero in combutta contro i poveri del mondo. Pertanto "tanto peggio, tanto meglio".
Dal punto di vista oggettivo la crisi finanziaria in atto, come abbiamo spiegato in altri post, non è perfettamente decifrabile ( in particolare http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2008/09/fine-del-capitalismo-mhhhhh.html ). Il che non significa che debba esserne sottovalutata la gravità. Tuttavia le due diagnosi ( e prognosi) catastrofiste non aiutano ad affrontarla. I limiti del catastrofismo, come di ogni altro assolutismo dottrinario, sono nel voler piegare i fatti alle (proprie) idee. Si dipinge la realtà, come la si vorrebbe, e non come è: si odia il capitalismo, e quindi al minimo accenno, lo si dà per morto; si adora il liberismo, e perciò la colpa è sempre degli altri che non capiscono la bontà eccetera. E dunque peggio per loro.
Come risulta evidente sono atteggiamenti distruttivi e pericolosi. Il “tanto peggio, tanto meglio” è una vera e propria capitolazione della ragione umana, esito di una insensibilità verso i nostri simili, considerati alla stregua di carne da macello.
Pertanto, ragionate amici della Rete, ragionate...