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Dal Molin: l'Italia è un paese a sovranità limitata

di Ugo Gaudenzi - 03/10/2008

Finché è durato è stato bello; ieri pomeriggio però il Consiglio di Stato ha riportato tutti a fare i conti con la dura realtà: Palazzo Spada ha infatti accolto la richiesta di sospendere il referendum sulla base statunitense Ederle2, in programma domenica a Vicenza.  I vicentini, chiamati a rappresentare tutti gli italiani che sognano una patria libera dall’occupazione militare dello Zio Sam, non potranno quindi esprimere il loro parere, ennesima conferma del rapporto di stretta sudditanza che ci lega a chi, oltre sessanta anni fa, ci ha invaso armi in pugno.<br>A dare la notizia Pierantonio Zanettin, legale del comitato che sostiene le ragioni di Washington e che non tiene in nessun conto quelle degli italiani.<br>Palazzo Spada ha motivato la decisione spiegando che il quesito ha per oggetto un auspicio del Comune attualmente irrealizzabile, ovvero il progetto di acquisire un’area sulla cui sdemanializzazione si sono pronunciate in senso sfavorevole le autorità competenti. Secondo il dispositivo firmato dal presidente Luigi Cossu, “la consultazione stessa appare comunque inutile ove si volesse assumere una sua connotazione patrimoniale, giacché non occorrono sondaggi per accertare la volontà positiva di ogni cittadino di accrescere il patrimonio del Comune di appartenenza al pari di quanto potrebbe verificarsi se si proponesse un quesito su un ipotetico vantaggio patrimoniale individuale e o collettivo”. Non si deve votare perché vincerebbero i sì, e allora, ci domandiamo, perché a questo punto il CdS non blocca i lavori già avviati e restituisce l’area alla città impedendo che cada in mani straniere?<br>Soddisfatto per il pronunciamento di Palazzo Spada il forzaitaliota Giancarlo Galan, governatore del Veneto, che esulta per la sospensione del “penoso referendum sul Dal Molin”. Puntuali sono giunte anche le lacrime di coccodrillo della pacifinta sinistra radicale al potere quando Prodi, ripetendo quanto fatto da Berlusconi, cedeva il capoluogo berico a Washington. Con Paolo Ferrero che scopre l’acqua calda sottolineando: “Siamo un Paese a sovranità limitata”. <br>Il 5 ottobre doveva essere il giorno della rinascita del nostro orgoglio nazionale con il primo avviso di sfratto agli occupanti. Il CdS, un organo preposto alla tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei privati nei confronti della Pubblica amministrazione, ha deciso che i vicentini non possono dire la loro, condannandoli ad essere sempre più sottomessi al giogo statunitense. Quella di ieri resterà sicuramente nella storia come una delle pagine tragiche della nostra storia; con gravi responsabilità di chi non ha saputo, o voluto, difendere i nostri diritti di italiani.<br>
Finché è durato è stato bello; ieri pomeriggio però il Consiglio di Stato ha riportato tutti a fare i conti con la dura realtà: Palazzo Spada ha infatti accolto la richiesta di sospendere il referendum sulla base statunitense Ederle2, in programma domenica a Vicenza. I vicentini, chiamati a rappresentare tutti gli italiani che sognano una patria libera dall’occupazione militare dello Zio Sam, non potranno quindi esprimere il loro parere, ennesima conferma del rapporto di stretta sudditanza che ci lega a chi, oltre sessanta anni fa, ci ha invaso armi in pugno.
A dare la notizia Pierantonio Zanettin, legale del comitato che sostiene le ragioni di Washington e che non tiene in nessun conto quelle degli italiani.
Palazzo Spada ha motivato la decisione spiegando che il quesito ha per oggetto un auspicio del Comune attualmente irrealizzabile, ovvero il progetto di acquisire un’area sulla cui sdemanializzazione si sono pronunciate in senso sfavorevole le autorità competenti. Secondo il dispositivo firmato dal presidente Luigi Cossu, “la consultazione stessa appare comunque inutile ove si volesse assumere una sua connotazione patrimoniale, giacché non occorrono sondaggi per accertare la volontà positiva di ogni cittadino di accrescere il patrimonio del Comune di appartenenza al pari di quanto potrebbe verificarsi se si proponesse un quesito su un ipotetico vantaggio patrimoniale individuale e o collettivo”. Non si deve votare perché vincerebbero i sì, e allora, ci domandiamo, perché a questo punto il CdS non blocca i lavori già avviati e restituisce l’area alla città impedendo che cada in mani straniere?
Soddisfatto per il pronunciamento di Palazzo Spada il forzaitaliota Giancarlo Galan, governatore del Veneto, che esulta per la sospensione del “penoso referendum sul Dal Molin”. Puntuali sono giunte anche le lacrime di coccodrillo della pacifinta sinistra radicale al potere quando Prodi, ripetendo quanto fatto da Berlusconi, cedeva il capoluogo berico a Washington. Con Paolo Ferrero che scopre l’acqua calda sottolineando: “Siamo un Paese a sovranità limitata”.
Il 5 ottobre doveva essere il giorno della rinascita del nostro orgoglio nazionale con il primo avviso di sfratto agli occupanti. Il CdS, un organo preposto alla tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei privati nei confronti della Pubblica amministrazione, ha deciso che i vicentini non possono dire la loro, condannandoli ad essere sempre più sottomessi al giogo statunitense. Quella di ieri resterà sicuramente nella storia come una delle pagine tragiche della nostra storia; con gravi responsabilità di chi non ha saputo, o voluto, difendere i nostri diritti di italiani.