Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Biocarburanti: ecco quello che la world bank teneva nascosto

Biocarburanti: ecco quello che la world bank teneva nascosto

di Matteo Cavallito - 05/10/2008

Fonte: valori

 

Il 75% della crescita dei prezzi del cibo è attribuibile allo sviluppo dei biocarburanti. La Banca Mondiale lo aveva scoperto da qualche tempo. Ma non voleva farcelo sapere.

  

A CRESCITA SENZA CONTROLLO DEI PREZZI del comparto alimentare è stata causata in massima parte dallo sviluppo dei biocarburanti. È una verità ormai assodata, sostenuta dai dati e dalle analisi comparative. Ma è anche una verità particolarmente scomoda o, per lo meno, tale è stata ritenuta dalla Banca Mondiale che aveva deciso di non divulgare il rapporto interno che inchiodava i biofuels (e con essi Stati Uniti, Brasile ed Unione Europea) alle proprie responsabilità.

Tutto sarebbe rimasto chiuso in un cassetto se non fosse stato per una fuga di notizie quanto mai provvidenziale. Le diciannove pagine della relazione firmata Donald Mitchell sono così finite nella redazione del quotidiano britannico The Guardian, che ha deciso di fare la cosa più ovvia: rendere pubblico il rapporto. Non è difficile comprendere come mai quelle verità risultassero così fastidiose: le cifre, si sa, in questi casi non mentono mai.

Secondo la Banca Mondiale lo sviluppo dei biocarburanti avrebbe inciso per il 75% sulla crescita dei prezzi del cibo, evidenziando così un impatto di mercato decisamente superiore a quello ammesso ufficialmente dal governo degli Stati Uniti, che aveva parlato di una "responsabilità" pari a meno del 3%.

La crisi alimentare, ha sottolineato in passato la World Bank, ha colpito in modo grave almeno 100 milioni di persone tra Africa e Asia. Lo sviluppo dei biofuels avrebbe infatti prodotto un trasferimento di una parte dei cereali dall'offerta alimentare a quella energetica dando vita, inoltre, a una sfrenata speculazione nel mercato dei derivati finanziari legati alle commodities. Mentre Usa ed Unione Europea vedevano crescere esponenzialmente il proprio export, alcuni Paesi produttori delle aree in via di sviluppo innalzavano barriere alle esportazioni per tenere sotto controllo i prezzi del mercato interno: tale mossa contribuiva alla riduzione delle scorte facendo lievitare ulteriormente i prezzi.

Gli Stati Uniti hanno sempre imputato l'insorgenza della crisi all'espansione della domanda di Cina e India ma le cifre, anche in questo caso, risultano impietose: il massimo che gli appetiti alimentari indo-cinesi hanno saputo produrre è stato un aumento dell'1,7% nel consumo di grano tra il 2000 e il 2007. La crescita delle tariffe nel comparto energetico e l'aumento dei prezzi dei fertilizzanti hanno determinato un aumento del 15% mentre la svalutazione del dollaro ha prodotto una crescita dei prezzi pari al 20%.

Insomma, tutti i fattori chiamati in causa dai difensori dei biofuels hanno dato vita a un incremento aggregato dei prezzi di poco superiore al 35% e siccome l'indice dei prezzi alimentari registrato dalla World Bank tra il 2002 e il 2008 è cresciuto di 140 punti percentuali, ne consegue che, con il suo 105%, il contributo dei biocarburanti è stato pari ai 3/4 della crescita totale.

I sospetti dei critici sono stati dunque confermati ma questo, come detto, non è tutto: la World Bank ha reso pubblica una versione sostanzialmente identica del rapporto solo dopo l'esclusiva del Guardian. Tra i vertici dell'organismo nessuno ha voluto commentare l'accaduto scegliendo di ignorare la clamorosa gaffe. Noi, nel frattempo, restiamo appesi ai nostri sospetti, mentre fissiamo quelle cinque parole "not for citation or circulation" che dall'intestazione del rapporto originale fanno calare sull'istituzione regolatrice un'ombra tanto inquietante quanto imbarazzante.