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Discutere tra di noi, per arrivare a un “contro-appello”

di Carlo Gambescia - 06/10/2008


Partiamo dalle decisioni, o quasi, prese a Parigi. Come valutarle?
Dalla mia lettura dei giornali non è venuto fuori granché. Sostanzialmente si è preso un impegno a governare la crisi, quando e se si aggraverà, in maniera comune. L’aspetto più importante, oltre a quello del coordinamento (ma bisognerà vedere come) è di aver ribadito il principio dell’intervento pubblico. Però - attenzione, come sembra - ristretto soltanto, al pur necessario, sostegno alle banche. La stessa idea italiana, comunque non accettata almeno per ora, circa la creazione di un fondo comune di intervento europeo, riguarda esclusivamente i meccanismi di sostegno creditizio a banche e risparmiatori. E non - ecco il punto importante - l’economia nel suo insieme nei termini di un intervento non solo di tipo anticiclico ma addirittura rivolto a modificare, come faceva notare l’amico blogger Marco Cedolin, vero “maghetto" della controinformazione, il modello di sviluppo (http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/10/a2a-sar-la-nuova-impregilo.html). Inoltre, facendo un passo indietro, sul piano strettamente bancario una buona misura, come ha ricordato un altro blogger, l' esperto opinionista economico Lino Rossi, sarebbe quella di innalzare la riserva obbligatoria (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5080 ).
Mentre per fare due anzi quattro passi in avanti, secondo l’ottimo Mario di pensareinProfondoblogspot.com (sempre su (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5080 ) questa sarebbe l’occasione per introdurre elementi di socialismo nell’economia europea.
Come sarà già chiaro ai lettori, sullo sfondo delle decisioni prese, o non prese, a Parigi, si possono individuare, a grandi linee, cinque possibili posizioni, o riposte alla crisi. Quella dei governi di tipo creditizio-finanziario; la mia, decisamente interventista; quella di Rossi, semplificando, classicamente keynesiana; quella di Cedolin, decrescista: e infine quella di Mario, di tipo socialista.
Ecco sulla base di queste cinque posizioni, qui appena accennate, vorrei aprire, come si diceva un tempo, un dibattito sul senso e significato della crisi in corso, ma anche sugli strumenti da usare subito. E sulla scelta, in prospettiva, di un modello economico, se non ideale, almeno fattibile, invitando ovviamente gli amici blogger citati a intervenire. Ma anche tutti coloro che lo vorranno. E qui penso in particolare a Nicola Vacca, Cloro, Carlo Bertani, Biz, Valter Binaghi, Antonio Saccoccio, Giuseppe Maneggio, Giuba47 , Corto Maltese, Alfredo, Marista Urru, Donnachenina, Ragazzaccio, Truman, Kelebek, Antonio Caracciolo, Cinghios, Piccolo Zaccheo, Sir Percey di "Vivere e Morire a Como", Roberto Buffagni, Attilio Mangano, Ernesto Scontento, Massimo Maraviglia, Claudio Ughetto, Bilbo, Michele Antonelli, Stefano Borselli, Roberto Alfatti Appetiti, Emanuel Rousselet, Jeronimo Molina, gli amici di Comedonchisciotte, Arianna, Canisciolti, Noreporter, Lankelot, Filosofiadipeterpan, eccetera. Insomma tutti quelli, e sono tanti, che mi seguono… E mi scuso con coloro che ho dimenticato di citare...
Chiedo soltanto interventi abbastanza sintetici, magari ripetuti, sulla base dell’evoluzione della discussione. Che articolerei nei seguenti quattro punti:
a) Natura della crisi.
b) Rapporti tra politico ed economico.
c) Rimedi infrasistemici (fattibili).
d) Rimedi antisistemici (futuribili).
Mi auguro che dal dibattito possa nascere una specie di contro-appello a più mani capace di riunire gli amici della Rete, come mi piace spesso ripetere, capaci di ragionare in modo civile e privo di qualsiasi pregiudiziale di tipo politico, ideologico, personale, eccetera. Grazie.