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Per una politica del "Bene Comune"

di Davide Pelanda - 13/10/2008





 

Vorrei porre l'attenzione sull'enorme difficoltà che i politici e gli amministratori fanno a capire cosa è il BENE COMUNE, qui in Italia e come di conseguenza dovrebbero comportarsi. E' vero o no che il politico è al servizio del BENE COMUNE? E' noto ai più che i BENI COMUNI sono l'aria che respiriamo, l'acqua essenziale per la nostra vita, la tutela dell'Ambiente e il suolo che sfruttiamo e calpestiamo, la Pace. E sono BENI COMUNI UNIVERSALI.

Molto spesso invece negli ambienti politico-legislativi contemporanei, il principio del BENE COMUNE è un concetto controverso. C'è addirittura chi, come politico, si sente sempre legittimato dal voto che gli è stato dato per fare quello che vuole sulla testa dei cittadini dicendo: “ci avete votato e ora lasciateci lavorare” quasi che gli avessimo firmato una cambiale in bianco

Sempre più spesso il popolo sente che il principio di BENE COMUNE viene messo in discussione in continuazione e vede l'indebolimento del senso della mutua responsabilità facendo nascere un sentimento di pessimismo nel Paese.

Ecco che allora gli amici del sito www.ilbenecomune.net ci ricordano che «In questi anni sono sorti centinaia e centinaia di esperienze che, spesso su base locale, hanno lanciato battaglie dal valore universale, fondamentali per tutta l'umanità. Cittadini di diverso colore e credo politico hanno deciso di non subire la latitanza di partiti e istituzioni e di organizzarsi in movimenti e comitati per rappresentare da sé le proprie istanze. Una forza indipendente, che dalla base di Vicenza all'aeroporto di Viterbo, dalla Tav in Val di Susa alle lotte contro la privatizzazione dell'acqua, dalle tante e tante lotte per un futuro giusto e sostenibile, ha organizzato autonomamente presidi e cortei, stampato volantini, costruito siti, sensibilizzato altri cittadini. Il tutto nella più totale indifferenza dei media , che hanno ignorato o manipolato l'esistenza stessa di queste realtà».

Allora oggi si continua a parlare di beni comuni (la Pace, il benessere) ma ormai con altri contenuti. Siamo nel regno dei contratti. Rimane lontano il concetto di BENE COMUNE come bene onesto in se stesso. Tale visione moderna utilitaristica con il politico che si trova di fronte a questa scelta: indirizzare la propria azione politica secondo una visione iusnaturalista (riconoscendo i beni oggettivi dell'uomo secondo la sua visione del mondo) o secondo una visione strumentalista che si accontenta di far funzionare bene i meccanismi contrattuali. E' indubbio che la difficoltà del politico è grande. Però molto spesso le leggi sono emesse seguendo un procedimento nel quale intervengono gruppi di interesse capaci di condizionare fortemente il percorso, l'approccio e il contenuto di esse. Ciò potrebbe indurre un politico a cercare la popolarità nelle proprie posizioni, non necessariamente in consonanza con il senso di maggiore responsabilità politica. In conclusione credo che la politica sia utile quando sa delimitare la propria azione, quando riconosce la propria funzione sussidiaria, quando si lascia orientare da quello che la precede e da quello che la supera. Una politica autosufficiente diventa ideologia, il contrario del servizio di cui dicevo all'inizio.