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Il cav(i)llo di troia. Per un NO agli OGM senza soglie di “(in)tolleranza” e “coesistenze”

di Giuseppe Altieri - 14/10/2008

 

Il 12 giugno 2007 il Consiglio dei ministri dell’agricoltura dell’Unione Europea ha approvato un nuovo regolamento sulla produzione biologica e la sua etichettatura. Tra le modifiche previste, con il plauso delle multinazionali, si intenderebbe permettere dal 1 gennaio 2009 una tolleranza, senza etichettatura, di OGM (Organismi Geneticamente Modificati) nei prodotti biologici «in misura non superiore allo 0,9%», così come negli alimenti convenzionali. Così nessuno potrà evitare di mangiare OGM. La commissaria all’agricoltura e allo sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha commentato: «Si tratta di un eccellente accordo, che renderà i prodotti Bio più facilmente riconoscibili nell’UE e farà sì che i consumatori sappiano esattamente cosa acquistano». Già… con gli OGM nascosti dentro senza etichetta. Dichiarazione degna di una vera Commessa di supermarket.

Oggi non è ammessa alcuna presenza di OGM nei prodotti biologici. L’Italia può continuare a seguire questa strada (come previsto nello stesso regolamento), seguendo l’esempio della Grecia che ha deciso di estendere il bando contro gli OGM di due anni. Oppure può optare per una legge nazionale che preveda una soglia più bassa di “contaminazione accidentale” di OGM nel Bio. 0,1%, come mira il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali De Castro, che ha affermato di volersi ispirare «all’autorevole orientamento del Parlamento europeo che, con le risoluzioni del 29 marzo e del 22 maggio 2007, ha richiesto che le contaminazioni accidentali o inevitabili da OGM nel biologico non dovrebbero superare lo 0,1%, definito (erroneamente) come limite tecnico di rilevabilità».

Ai fini pratici non c’è differenza tra queste due percentuali: sempre contaminazioni da OGM sono. E, per dirla tutta, utilizzando il metodo di analisi ufficiale (PCR Real Time), oggi il metodo migliore per stabilire eventuali contaminazioni da OGM, abbiamo un limite teorico di rilevazione pari a 0,005% (200 volte inferiore a quello proposto da De Castro dello 0,1% !!). Pertanto, se gli enti di certificazione biologica consentissero oggi tolleranze anche dello 0,1%, sarebbe non solo grave, ma perfino illegale, dato che va contro il “principio di precauzione” previsto dal trattato di Maastricht e il vigente regolamento europeo 2092/91, che puntualizza come «OGM e prodotti derivati da OGM non devono essere utilizzati nel metodo di produzione biologico», in quanto incompatibili con il concetto di produzione biologica e con la percezione che ne hanno i consumatori.

Dal momento che in Europa e in Italia gli OGM non si coltivano (tranne una sola varietà di Mais su piccola scala in Spagna e Francia) non sono possibili contaminazioni. Pertanto non ha senso parlare di una loro presenza “tecnicamente inevitabile” nei prodotti biologici e non si capisce dunque perché si vogliano introdurre le “soglie di tolleranza”.

Inoltre, una qualsiasi “soglia di tolleranza” o “limite di rilevazione arbitrariamente indicato”, nei prodotti agricoli come nelle sementi, farebbe venir meno l’importante principio sulla responsabilità dell’inquinamento e contaminazione genetica, necessario al fine di garantire il pagamento dei danni da parte dei responsabili della contaminazione stessa.

La tolleranza zero verso gli OGM è l’unica forma di “coesistenza” possibile con le produzioni biologiche, tradizionali, DOP (Denominazione di Origine Protetta). Che rappresentano  un “diritto precedente” inviolabile, previsto financo dalle vigenti norme comunitarie e ribadito da una sentenza della Corte Costituzionale italiana (sentenza 150/2005), che respingendo il ricorso del governo contro la Puglia e le Marche, dichiaratesi territori liberi da OGM (“OGM free), ha legittimato tutte le Regioni a farlo, proprio per le conseguenti contaminazioni irreversibili che le eventuali coltivazioni transgeniche avrebbero provocato sull’Agricoltura tradizionale e biologica. Insomma,  se vogliamo avere sul mercato la “coesistenza delle merci”, tra quelle importate, eventualmente contenenti OGM, i prodotti tradizionali e biologici italiani, non si possono coltivare OGM nel nostro paese, in quanto la “Commistione di coltivazioni” presuppone la naturale (non accidentale) e irreversibile contaminazione di tutte le altre forme di coltivazione (con conseguente reato di mancato rispetto della Co-Esistenza). La Corte Costituzionale ha inoltre abolito la legge 5 (Berlusconi-Alemanno) che prevedeva i piani di “coesistenza” di coltivazione con gli OGM.

Prodotti extraeuropei coltivati biologicamente, se contaminati da OGM, non devono essere certificati biologici in Europa, tantomeno in Italia. Interessi particolari (di paesi che hanno aperto agli ogm e di Importatori ed Enti di certificazione biologica un po’ troppo allegri) non devono mettere a rischio l’intero comparto Bio e l’insieme dell’agricoltura italiana ed europea. Il biologico in  “purezza assoluta” protegge di fatto tutto il sistema agricolo tradizionale europeo da possibili commistioni con OGM, che contaminerebbero tutto il settore agroalimentare, in modo irreversibile.

Forse negli Stati Uniti non lo hanno capito in tempo... Ma grazie alla loro esperienza noi sappiamo che le coltivazioni biologiche e transgeniche sono incompatibili, una nega l’altra e la “commistione sul campo” non può che generare mostri che obbligano alla contaminazione forzata di tutte le coltivazioni e… alla morte del Biologico.

L’accettazione di un qualsiasi livello di tolleranza nei prodotti biologici, pur consentendo certificazioni private 100% OGM free, renderebbe possibili “inquinamenti” generalizzati degli alimenti, aprendo di conseguenza le porte alle commistioni di coltivazioni OGM, che “contaminerebbero” tutte le altre forme di agricoltura, con danni irreversibili.

A quel punto, l’accettazione di “tolleranze di OGM” in tutte le filiere agroalimentari sarebbe obbligata, in contrasto con la libertà di iniziativa economica degli agricoltori biologici e tradizionali, col diritto di libera scelta del cittadino, con la tutela della biodiversità e tipicità delle produzioni europee e della salute dei consumatori (principio di precauzione).

E’ proprio questo l’obiettivo ultimo delle multinazionali: la capitolazione dell’agricoltura biologica, oggi in pieno boom con la possibilità di rinascita dell’agricoltura tradizionale legata al territorio. E l’imposizione del monopolio commerciale sull’agricoltura e il cibo, attraverso i brevetti sugli OGM e le contaminazioni irreversibili dell’ambiente e delle altre forme di coltivazione. Un “Cavillo di Troia” si aggira per l’Europa...

Mentre nei programmi di Sviluppo Rurale (le finanziarie Agricole per il periodo 2007-2013) la Commissione Europea e le Regioni cercano di  “frenare” il Biologico, per passare all’agricoltura “integrata”, invece di applicare correttamente le norme agroambientali europee, che prevedono priorità di sostegno al Biologico, per i benefici sociali ed ambientali.

Integrarsi al 100% nella chimica, sottoposta ai brevetti degli OGM, che contaminerebbero tutto il resto in breve tempo, con i diritti applicati anche ai discendenti degli agricoltori…

Si (dis)integrano così coltivatori e consumatori, trasformati tutti in schiavi delle banche …da ingozzare, ammalare e infine “curare” con le medicine delle stesse multinazionali produttrici di pesticidi e OGM.
Per arrivare a ciò, l’obiettivo “psicologico” delle multinazionali del biotech è di indurre la gente a pensare che ormai tutto è contaminato e che le norme di “coesistenza” servano a “garantirci”. In realtà, l
a “soglia di tolleranza” rappresenta la via necessaria per aprire all’inquinamento da OGM dei prodotti biologici e alla successiva autorizzazione dell’impossibile coesistenza con le coltivazioni transgeniche, oggi legalmente impossibile.

Se accettassimo le coltivazioni OGM, dovremmo poi accettare per forza delle “soglie di tolleranza” anche nei semi e, di fatto, non esisterebbero più prodotti OGM free al 100%, a causa del polline delle coltivazioni OGM, che si diffonde per centinaia di chilometri. L’Europa è oggi libera da OGM, anche se si susseguono tentativi di contaminazione, attraverso sementi illegali contenenti OGM, campi cosiddetti sperimentali (da 3 anni vietati in Italia) e semine fraudolente di OGM, sequestrate e distrutte dagli organi preposti al controllo (grazie alla tolleranza zero, prevista nelle normative sulle sementi).

Aprire agli OGM significa eliminare tutta la concorrenza OGM free. Alla faccia del libero mercato !! (da non confondere col Liberismo dei Monopoli, che in questo caso rappresenta una vera e propria Dittatura degli OGM)

La “soglie di tolleranza” consente inoltre di non etichettare nulla, in quanto è molto difficile dimostrarne il superamento. Soprattutto nel sistema attuale di controlli, dove gli Istituti Zooprofilattici o i NAS che riscontrano una frode, vedono intervenire l’Istituto Superiore di Sanità con le “controanalisi”...ad esito quasi sempre negativo! Introdurre una qualsiasi soglia di tolleranza vanifica dunque i controlli, con contestazioni sui risultati delle analisi, come accade oggi per gli alimenti convenzionali). La tolleranza ZerOgm garantisce l’unica forma di controllo possibile: il test di presenza/assenza che verrebbe vanificato dalle cosiddette “soglie di tolleranza”.

Tanto più, inserire nelle norme un qualsiasi valore di “limite di rilevabilità“ significherebbe che, se una tecnica è in grado di rilevare presenze inferiori di OGM, queste verrebbero equiparate a zero, alla faccia della matematica e dell’analisi logica oltre che della corretta informazione del consumatore.

Gli alimenti convenzionali attualmente possono essere contaminati allo 0,9% di OGM (9 grammi per kilogrammo) senza etichettatura, un vero e proprio esperimento di massa sui consumatori, che, secondo un recente sondaggio, per almeno l’80% non ne vuol sapere di mangiare OGM!.
Solo l’etichettatura basata sull’analisi di presenza/assenza (analisi qualitativa) consentirebbe invece una giusta “coesistenza sugli scaffali” dei cibi transgenici importati con i prodotti biologici e tradizionali italiani. L’analisi qualitativa di presenza/assenza è tra l’altro molto più semplice e le apparecchiature sono sensibilissime, fino al singolo DNA geneticamente modificato. Per dire invece quanto OGM c’è in un alimento le cose sono un po’ più difficili e soggette ad interpretazioni e contestazioni. L’unica possibilità di garantire i controlli è di fatto la tolleranza zero, perché l’introduzione di qualsiasi soglia diventerebbe alibi incontrollabile e soprattutto non perseguibile. Basti vedere quello che le multinazionali fanno da decenni con pesticidi, diossina e altre schifezze che ci fanno mangiare a nostra insaputa... grazie alle soglie di tolleranza. M
entre aumentano drammaticamente le “Intolleranze” alimentari, nonostante un referendum che chiedeva di protggere i nostri bambini dal momento che le dosi di accettate di pesticidi sono tarate sugli adulti...

Senza parlare dei costi immensi di un sistema di controllo basato sulle soglie di tolleranza... e della logistica necessaria per garantire il doppio mercato. Insomma, sarebbe una follia!!

 

Che fare dunque?

Nel caso di ingredienti notoriamente OGM inseriti in un prodotto, questi vanno sempre etichettati, affinché se ne conosca l’origine.

Per le sementi deve persistere l’attuale divieto assoluto di presenza di OGM. Solo così abbiamo la possibilità di controllare e sequestrare le partite contaminate. Se ci fosse una “soglia di tolleranza” sui semi, i controlli sarebbero impossibili. Oggi si fanno per legge campioni di analisi di 3.000 semi, e quando si trova anche un solo seme positivo, significa che il lotto è contaminato e va sequestrato.

Come si può dimenticare che ad esempio un seme OGM di mais produce fino a 5.000.000 di granelli di polline che contaminerebbero un bel pò di pannocchie che in ogni caso finirebbero nelle pance degli animali...o dell’uomo? Leggasi per credere i dati spagnoli sugli esperimenti col mais e la fine che hanno fatto i coltivatori biologici vicini, che hanno perso certificazione e contributi comunitari.
Oltre a ciò, occorrono provvedimenti, nel rispetto delle attuali normative in materia di agricoltura e zootecnia biologica, che per cominciare prevedano:

- Tolleranza zero OGM nei prodotti e alimenti biologici e nelle sementi di qualsiasi natura.

- Etichettatura obbligatoria per qualsiasi livello di presenza di OGM in tutti gli altri prodotti agroalimentari, anche al di sotto dell’attuale limite di tolleranza dello 0,9%. Anche negli alimenti convenzionali bisogna introdurre il test di presenza/assenza ed evidenziare con etichette le cosiddette “tracce di ogm”.

- divieto di impiego di alimenti non biologici negli allevamenti biologici.

- Norme regionali/nazionali di coesistenza che prevedano il divieto di rilascio ambientale e coltivazione di qualsiasi OGM.

- Divieto di importazione di OGM per qualsiasi destinazione sotto forma di semi vivi (mais, soia, colza, cotone, biocarburanti, ecc.) che potrebbero contaminare l’ambiente.

- Divieto di somministrazione di alimenti contenenti OGM negli appalti pubblici.

- Pagamento dei danni da inquinamenti, contaminazioni e commistioni in genere da parte dei responsabili: i proprietari dei diritti, i produttori di OGM e i loro commercianti.

- Abrogazione dei diritti di brevetto sulla vita, patrimonio comune di tutti gli esseri umani. Anche perché gli OGM non sono stabili nel tempo e i geni non sono invenzioni ma scoperte.

- Indagini scientifiche indipendenti sui rischi da OGM e loro derivati, prima di ogni autorizzazione alimentare

- Ricorso alla Corte di Giustizia Europea per illegittimità del nuovo regolamento sul Biologico.

- Referendum popolare nazionale consultivo, come previsto dalla direttiva comunitaria, prima di ogni decisione in materia di OGM e loro derivati, e nel rispetto della Costituzione Italiana, in materia di salute ed ambiente non sottoposta a nessun trattato internazionale.

Affinché una volta per tutte, gli OGM vengano spazzati via anche dalle nostre tavole.

Così che un giorno la “pseudo-scienza” la smetterà di scoprire sempre nuove malattie… da essa stessa provocate.

Lasciandoci liberi nell’Agroecologia.