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La soluzione canadese al disastro di Wall Street

di Rodrigue Tremblay - 14/10/2008

 

"I guai non arrivano mai come singole spie, ma a battaglioni". Shakespeare (1564-1616)

" La libertà in democrazia non è al sicuro se la gente tollera che un potere personale cresca al punto di diventare più forte delle stesse istituzioni democratiche. Questo, nella sua essenza, è fascismo - il governo come proprietà di un individuo, di un gruppo o di un qualsiasi altro potere personale". Franklin D. Roosevelt (1882-1945) 32esimo presidente degli Stati Uniti.

"Il nostro sistema economico si trova a fronteggiare una grande sfida …siamo nel bel mezzo di una seria crisi finanziaria". George W. Bush 24 Settembre 2008.

A Washington l’ingorgo creatosi per trovare una soluzione alla crisi finanziaria dei subprime negli Stati Uniti sta volgendo in tragedia, apparentemente a causa di una fondamentale mancanza di comprensione e di comunicazione riguardo le cause della crisi e il modo migliore per risolverla. La natura della crisi, le conseguenze economiche di un incapacità nel risolverla e come risolverla senza che questo costi un solo penny al governo e ai contribuenti non è stato spiegato in modo appropriato né al Congresso né alla popolazione.

In realtà, in questo periodo di elezioni, c’è il chiaro pericolo che la crisi finanziaria non venga veramente risolta dal governo e dal Congresso, e che ci siano tremende ripercussioni economiche nei mesi e negli anni a venire, non solo per gli Stati Uniti ma per l’economia mondiale. Una simile crisi dei subprime è stata affrontata in Canada, senza che sia costata neanche un centesimo al governo e ai contribuenti. Sebbene questa soluzione, ovvero trasformare la maggior parte delle garanzie sui mutui ipotecari subprime in obbligazioni a medio termine, andrebbe adattata alla peculiarità della situazione degli Stati Uniti, potrebbe comunque funzionare.

La Soluzione Canadese.

Nell’Agosto del 2007, si scoprì che il Canada, proprio come gli U.S.A., aveva un problema con i mutui subprime. Dal momento che l’economia canadese è più piccola di dieci volte rispetto a quella degli Stati Uniti, anche il problema era più piccolo, ma ciò non di meno molto acuto.

In effetti il mercato canadese dei mutui subprime era un piccola porzione del mercato totale dei mutui, a differenza degli U.S.A., e la morosità dei contraenti in Canada non era una parte preponderante come lo è negli U.S.A. Per esempio non c’era stato lo scoppio di una bolla speculativa immobiliare in Canada. Complessivamente i mutui ipotecari a rischio costituivano circa il 5 per cento del mercato totale dei mutui, mentre negli U.S.A. costituiscono circa il 20 per cento e i default sono aumentati drammaticamente.

Ad ogni modo in Canada c’erano una cosa come 32 miliardi di dollari (canadesi) di cambiali ipotecarie [Asset Backed Security, ABS, sono strumenti emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione per finanziare l'acquisto del portafoglio di attività oggetto dell'operazione di cartolarizzazione. Ndt] provenienti da istituti creditizi non bancari. Quando questo mercato è diventato illiquido, dopo l’Agosto del 2007, come conseguenza della crisi globale arrivata dagli U.S.A. è stato creato un comitato di ristrutturazione attraverso i fondi pensionistici, Crown corporations [imprese statali che in Canada sono coinvolte praticamente in ogni attività, dalla distribuzione, all’uso, al costo di certi beni e servizi, sviluppo energetico, trasporti pubblici, gestione del patrimonio, etc ndt], banche e altre aziende che detengono la gran parte dei 32 miliardi in asset-backed commercial paper (ABCP) per trovare una soluzione al problema della liquidità. (Grandi banche canadesi coprirono le ABCP che erano nei loro libri contabili o nei loro fondi monetari) Questo fu il comitato Pan-Canadese, sopra le parti, per la ristrutturazione degli ABCP, presieduto da un avvocato di Toronto, Mr. Purdy Crawford, e creato a seguito della proposta di un grande fondo pensionistico del Quebec, la Caisse de Dépôt. Era il piano Montreal.

Il comitato chiuse i lavori proponendo di ristrutturare le garanzie congelate ed illiquide trasformandole in garanzie a lungo termine. Propose che le cambiali ABCP , originariamente intese come debiti a basso rischio e a breve termine, fossero sostituiti da nuove cambiali o obbligazioni che non scadessero ancora per anni (sette o nove anni) e accumulassero interessi partendo dai fondamentali mutui ipotecari di partenza. Il piano fu approvato dalla corte canadese nel giugno scorso ed era destinato a chiudersi il 30 Settembre, dopo che la Suprema Corte Canadese aveva rifiutato un appello contro questo progetto.

Il progetto è stato pensato per prevenire una forzata svendita delle cambiali ipotecarie e riportare la fiducia nel sistema finanziario canadese, specialmente nel mercato monetario. E tutto questo senza che il governo mettesse a rischio un solo penny dei contribuenti.

Certamente, quei soggetti che avevano investito in strumenti finanziari legati ai debiti credendo che fossero solventi e a rendita piuttosto alta nell’arco di 30- 90 giorni, hanno dovuto accettare nuove cambiali con scadenza di nove anni, ma la maggior parte di loro ha pensato che questo fosse sempre meglio di una totale liquidazione. Questi investitori possono tenere le cambiali di nuova emissione fino alla naturale scadenza o rivenderle sul mercato secondario. Un mercato dei titoli ipotecari fu così indirettamente creato quando prima non ce n’era alcuno.

Che lezione si può apprendere per l’attuale difficile situazione degli U.S.A.?

Il problema negli U.S.A: pericolo reale che si crei una spirale di deflazione dei mutui a cascata.

La crisi finanziaria è di gran lunga più acuta e molto più diffusa negli U.S:A. che in Canada. Quindi una soluzione di tipo canadese su larga scala potrebbe essere, in effetti, poco realistica. Potrebbero centinaia di banche e fondi pensionistici americani mettersi insieme per ristrutturare le cambiali ipotecarie illiquide? Ho molti dubbi.

Comunque i principi applicati nella soluzione canadese possono essere conservati e le garanzie sui mutui ipotecari potrebbero essere ristrutturate in garanzie a lungo termine che maturano interessi. Ma a causa delle dimensioni e della complessità del sistema finanziario americano ciò dovrebbe coinvolgere il governo come intermediario.

Negli Stati Uniti, per esempio, il mercato dei mutui, immobiliari e commerciali, è di circa 14 mila miliardi di dollari, che è la dimensione del prodotto interno lordo (GDP ) [GDP = gross domestic product, ndt] annuale. Complessivamente il totale dei debiti ad interessi arriva oggi alla sbalorditiva cifra di 51 mila miliardi di dollari (debito dei consumatori, delle aziende e del governo), per dire che il livello del debito totale è di tre volte e mezza il GDP. Per decenni, in passato ilrapporto tra debito e GDP era di circa 1.0. Questo dimostra l’estensione dell’attuale sovra-indebitamento degli Stati Uniti.

Nel breve periodo, ad ogni modo, ci sono due problemi urgenti di fronte all’economia americana che vanno risolti cercando di creare la minima turbolenza possibile.

Innanzi tutto il problema più urgente, risolvere la crisi dell’insolvenza dei mutui ipotecari che furono creati come equivalenti di cambiali liquide. Questi devono essere urgentemente portati più vicino ai mutui ipotecari a lungo termine su cui si basano. Dato che la maggior parte dei mutui ipotecari insolventi si trova nei 4 mila miliardi di dollari del mercato monetario, c’è stato e continua ad esserci il pericolo di una fuga da questi fondi nei prossimi giorni e settimane se gli investitori dovessero temere per la sicurezza e la liquidità dei loro bilanci. Un collasso del mercato monetario sarebbe equivalente al collasso bancario degli anni ’30. Poiché è lì che le aziende tengono la maggior parte dei loro flussi di denaro cash necessari nel breve periodo.

Il secondo problema finanziario in America è collegato ai circa 2.700 miliardi di dollari in titoli municipali insoluti, una grande percentuale dei quali dipende da un sistema assicurativo che barcolla sull’orlo del collasso. Il Tesoro degli U.S.A. ha in parte risolto questo problema temporaneamente quando ha annunciato Martedì 16 Settembre di aver prestato 85 miliardi di dollari (per due anni) alla più grande compagnia d’assicurazione del mondo, l’American International Group (AIG) in cambio di una partecipazione del 79,9 per cento, evitando in questo modo alla AIG una formale messa in bancarotta. Questo naturalmente dopo aver annunciato che il Tesoro degli U.S.A. ha promesso di iniettare qualcosa come 200 miliardi di dollari nelle casse delle sue sponsorizzate Fannie Mae and Freddie Mac come azioni di risparmio, in modo da rendere più solide le loro operazioni di prestito e il loro debito complessivo di 5.300 miliardi di dollari.

La proposta dell’amministrazione Bush di creare un fondo di 700 miliardi per comprare i mutui insolventi non sembra essere stata strutturata in modo da evitare completamente una sovvenzione al sistema bancario americano. Se venisse usato per ricapitalizzare le banche d’affari, questa cifra sarebbe troppo piccola. Questo bisogno non c’è. Infatti molta della legittima paura di tanti americani che larga parte dei soldi pubblici venga usata per sussidiare le società di Wall Street può essere evitata e la somma necessaria per ristrutturare il mercato delle garanzie sui mutui subprime può essere considerevolmente ridotta.

In realtà, c’è un modo per il Tesoro di giocare un ruolo di intermediazione nella ristrutturazione dei mutui subprime che oggi creano tanti problemi, fra cui non ultimo quello di un possibile collasso del sistema finanziario americano.

Essendo fondamentali i tempi dell’operazione, il Congresso potrebbe approvare un fondo U.S.A. per la ristrutturazione delle banche, destinato a vivere per un periodo massimo di dodici anni, ovvero fino al 2020. Un tale fondo governativo potrebbe acquistare a prezzo di mercato (incluso uno sconto che rifletta la povertà di liquidità e di tenuta sul mercato), garanzie illiquide ma ancora solventi sui mutui ipotecari, detenuti da banche o fondi del mercato monetario.

Simultaneamente, il fondo governativo avrebbe il potere di re-immettere sul mercato obbligazioni sui mutui con una scadenza di nove anni o meno e maturanti interessi, finanziati dai mutui così acquisiti e in una cifra abbastanza grande da coprire almeno il costo dell’acquisizione iniziale. La FED (Federal Reserve) e le sue dodici banche regionali, più Fannie Mae e Freddie Mac potrebbero giocare un ruolo molto importante nel creare un mercato secondario per tali garanzie sostenute dal governo. Per mezzo di questa re-immissione i 700 miliardi inizialmente proposti da Henry Paulson si potrebbero ridurre, probabilmente al livello molto più accettabile di 250.

Una tale operazione risolleverebbe il sistema bancario americano dal problema delle garanzie a breve termine sui mutui che sono al momento congelate de facto, perché non hanno mercato. Ciò permetterebbe inoltre ai salvatori della patria e agli investitori di includere nelle loro liquidazioni investimenti molto profittevoli. E ancora, fornirebbe nuovi capitali al mercato dei mutui ed eviterebbe il crollo dell’intero edificio.

E ciò che più importa, una così fatta ristrutturazione dei crediti, in definitiva, non necessiterebbe neanche di un penny dai contribuenti americani. Al contrario, il piano può essere strutturato in modo tale da generare un discreto ritorno a fronte dell’ investimento iniziale del governo.

Nel contempo si potrebbe prevedere un regolamento sull’emissione di nuove forme di garanzia sui mutui. Lo stesso si potrebbe fare per la pericolosa pratica di elevare il rating dei crediti di certe obbligazioni agganciandoli al mercato dei crediti in default. Queste sono state le due più corrosive “innovazioni” che hanno portato all’attuale disastro finanziario.

Per di più tutto questo può essere fatto in modo semplice e trasparente.

In conclusione, è qualcosa che l’amministrazione Bush e il Congresso dovrebbero considerare se sperano di uscire dall’incastro ideologico e politico in cui si sono cacciati.

Rodrigue Tremblay è professore emerito di economia all’università di Montreal ed è autore del libro 'The New American Empire’

Titolo originale: "The Canadian Solution"

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
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28.09.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAURIZIO BRUNELLI