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Gli apprendisti stregoni

di Joseph Halevi - 16/10/2008

 
Tra sabato e domenica le agenzie hanno ripetutamente diffuso i primi commenti del direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn. sul documento di tre pagine scaturito dalla riunione dei G7. Erano molto critici: il documento non è sufficiente, bisogna fare di più perché l'economia mondiale si trova di fronte all'imminente possibilità di un «meltdown» - letteralmente squagliamento - finanziario. Poi sono arrivati altri comunicati più edulcorati, ma la sostanza resta.
Per la prima volta il Fmi non sta agendo da cattivone esattore di debiti, come negli anni che portarono alla crisi argentina.

Merito certamente di Strauss-Kahn, che è per 2/3 decisamente liberista e per 1/3 moderatamente keynesiano. Quando era ministro delle finanze, sotto Jospin, fu l'artefice principale delle privatizzazioni e dell'apertura al capitale privato delle imprese statali di utilità pubblica, nonchè dell'apertura delle pensioni ai fondi privati. Nei primi due casi la ebbe vinta alla grande, nelle pensioni solo un peu. Da quando è arrivato alla direzione del Fondo la sua componente keynesiana è andata aumentando in proporzione allo sfascio che lo attorniava nell'America dal falso modello di condotta economico-morale.

Alcuni giorni or sono Strauss-Kahn esortava i paesi con i bilanci pubblici in surplus di spendere le eccedenze. Giustissimo. Ma lui dirige un'istituzione ormai esautorata dalle sue stesse politiche «argentine». Il Fondo non ha più i soldi e il potere istituzionale (e morale) per intervenire. Avendo agito da esattore e usuraio per tanti decenni, il Fondo ha spinto a pagare i debiti molti paesi; i quali, una volta capita l'antifona e grazie alla Cina che fa ora da terminale massiccio per le loro importazioni, non ne vogliono più sapere del Fmi: Argentina, Brasile, Indonesia, Korea, Malaysia. Da soli non rilanceranno certo l'economia mondiale, ma il loro distacco dal Fondo simboleggia la sua ridondanza; proprio ora che predica benino.

A peggiorar le cose, Strauss-Kahn ha di fronte a sè un gruppo, il G7, meschino e incoerente. Quando sostengono che bisogna «coordinare», intendono soltanto dire che le misure di un paese non devono spiazzarne un altro. La decisione irlandese di proteggere i conti bancari ha provocato in Francia la paura che numerosi clienti delle banche francesi possano trasferire i propri conti a Dublino. A sua volta la Merkel non vuole mandare un euro in Europa unicamente perchè fuori dal sistema giuridico-finanziario della Germania!
Le reticenze dei G7 a fare sul serio derivano dal fatto che i mercati dei capitali sono implosi. Quindi gettare soldi in un buco nero non funziona. L'unica via che rimane aperta è perciò la spesa statale diretta; quella che intendono evitare come la peste, avendo anche distrutto gli strumenti per attuarla. L'acquisto di azioni delle banche, come ha fatto la Gran Bretagna, non è intervento nel senso della «spesa nell'economia». Nel 1988 Reagan fece comperare dal governo oltre 100 banche texane, per via della crisi debitoria successiva alla caduta del prezzo del greggio e - automaticamente, nel Texas - dell'immobiliare. Ma è tutt'altra cosa rispetto alla decisione degli Usa, poniamo, di ordinare 1.000 aerei da guerra al settore militar-industriale, unico comparto pianificato nell'economia mondiale.
Ora I membri del G7 si stanno accorgendo che dovrebbero prendere la spesa in mano; sia le decisioni sui prestiti che sugli ordinativi. Ma non vogliono prenderne atto, malgrado le decisioni di investimento stiano evaporando. Non vogliono perché non possono. I G7 non hanno più, nemmeno sul piano dei singoli paesi, le istituzioni per farlo. Le privatizzazioni e deregolamentazioni, passate e recenti, mostrano il loro effetto mortalmente tossico. L'Iri avrebbe potuto immediatamente ingranare la marcia degli ordinativi e della spesa. Lo stesso dicasi per Le Plan francese con le sue efficienti industrie pubbliche. Anche le demoralizzate aziende nazionalizzate della Gran Bretagna di Wilson avrebbero potuto agire. Oggi nulla. Non hanno una vera alternativa al gettar soldi nel buco nero e lo sanno. Non possono coordinare tra paesi perché non ci sono più le apposite istituzioni. Grazie classe politica. Sia di «sinistra» che di centrodestra.