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Si sono presi l’acqua. A quando la privatizzazione dell’aria?

di Daniela Caprino - 17/10/2008

Fonte: sconfinamenti

 
Il Parlamento Italiano ha votato l'articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi, con l'assenso dell'opposizione, ha decretato che l'Italia è oggi tra i paesi per i quali l'acqua è una merce. Siamo alla totale degenerazione morale! Dopo questi anni di lotta contro la privatizzazione dell'acqua con tanti amici, con comitati locali e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell' acqua, con i nostri Parlamentari e primo tra tutti Angelo Bonelli che fece approvare lo scorso anno la moratoria in Parlamento, fa male constatare che a nulla è servito perché comunque vince sempre la logica capitalistica. Come giustamente fanno notare Lembo e Petrella del Contratto Mondiale sull'acqua, il decreto modifica la natura stessa dello Stato e delle collettività territoriali. I Comuni, in particolare, non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell'impresa siano i più elevati nell'interesse delle finanze comunali. Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra Costituzione!

Dall'acqua dipende la tutela dell'Ambiente, la conservazione della biodiversità, la qualità della vita, il tipo ed il modello di sviluppo, l'agricoltura ed ogni altra produzione ed attività umana. Appare evidente quanto sia categoricamente necessario il totale controllo di tale risorsa da parte del Pubblico, e l'assoluta non delegabilità ad interessi. I poteri che si stanno attivando nel mondo per il controllo dell'Acqua, delle fonti di approvvigionamento e delle reti di distribuzione, le inimmaginabili risorse finanziarie che si stanno investendo, le catastrofi ambientali ed umane che si stanno creando, ma anche le lotte popolari, democratiche e di base per la salvaguardia, per la tutela e la utilizzazione territoriale del Bene esprimono fino in fondo quanta rilevanza abbia la questione in discussione e le scelte che vengono fatte.

Oggi l'acqua per continuare a dare la vita deve essere "governata", deve essere protetta e tutelata come un bene di tutti e per tutti e questo è uno dei compiti delle istituzioni che attraverso l'attività autorizzativa, di controllo e programmazione regola l'utilizzo delle acque al fine di assicurarne l'uso sostenibile con la priorità dell' uso potabile e tutela le acque dall' inquinamento derivante dalle attività umane. Vogliono indurre nel cittadino la percezione dell'affidamento a privati della gestione della risorsa idrica come l'unica soluzione in grado di assicurare riduzione degli sprechi, qualità del servizio, manutenzione delle reti idriche, e aumento degli investimenti.
Ciò chiaramente non è vero, per come dimostrato da alcune realtà, come quella del delta ferrarese, in cui è stata la gestione pubblica a risanare e ottimizzare. Abbiamo scelto il modello di gestione pubblica, sforzandoci di motivare questa scelta in un dialogo costante coi cittadini, che potesse indurre un cambiamento culturale in questi ultimi. Il cittadino è semplice ma non è né cieco né stupido. Il modello che auspichiamo è quello prospettato dalla proposta di legge di iniziativa popolare e ci aspettiamo che a questo modello, al di là delle enunciazioni di principio, si contrappongano eventualmente modelli alternativi chiari nelle modalità di realizzazione e di gestione.