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Los Angeles a fuoco

di Luca Celada - 17/10/2008


 

Puntuali come un orologio sono ritornati i venti «Santa Ana», una specie di ghibli secco e cattivo che soffia dal deserto mettendo ogni autunno a fior di pelle i nervi degli angelenos. L'autunno è la stagione dei fuochi, quando gli incendi corrono giù per i canyon divorando chilometri cubici di macchia secca, satura di resine che agiscono come benzina. Spinte dal vento furioso, con raffiche fino a 100km orari, le fiamme hanno raggiunto e distrutto oltre 50 abitazioni, provocato due morti e forzato l'evacuazione di migliaia di persone. Gli incendi sono divampati in due focolari lungo l'estremità settentrionale della San Fernando Valley dove la prima linea della suburbia si inerpica sulle colline e le pendici delle San Gabriel Mountains. Perlopiù si tratta di residence protetti da muri di cinta, «guarded communities», abitate da chi preferisce stare lontano dal centro urbano, nelle comunità di pendolari fatte di identiche case, villini replicanti nello stile prefabbricato-mediterraneo attualmente in gran voga. In una di queste, la Renaissance Summit, il costruttore ha pensato di dare un tocco in più battezzando le strade (tutte private) con nomi di artisti rinascimentali italiani. Lunedì poche ore dopo il divampare delle fiamme gli abitanti di Renaissance Summit sono stati costretti a un precipitoso rientro dal lavoro dopo l'allerta della televisione (tutte le reti locali come di consueto sono passate alla diretta fiume). Fermati ai posti di blocco dalla polizia, hanno dovuto raggiungere a piedi le proprie abitazioni assediate dalle fiamme e correre precipitosamente lungo Cellini Ave, Leonardo Street e Donatello boulevard con i pochi averi che erano riusciti a gettare alla rinfusa dentro sporte e valige, mentre minacciose colonne di fumo nero si alzavano alle loro spalle. Migliaia di altri residenti sono stati costretti come loro ad evacuare i quartieri minacciati. I pompieri già in stato di preallerta per le condizioni meteo, sono accorsi con dozzine di autopompe, canadair e elicotteri anitincendio che bombardavano le fiamme con acqua prelevata nelle pozze di vicini campi da golf mentre i vigili del fuoco a terra cercavano di salvare le abitazioni minacciate dalle fiamme e gli evacuati si incolonnavano sulle autostrade piombate nel buio di mezzogiorno. Scene, insomma, di ordinaria apocalisse che si ripetono ogni anno, una guerra contro gli elementi (le fiamme hanno un ruolo preciso di rigenerazione in questo ecosistema dove molte piante si sono adattate ai regolari cicli di «bruciato» ). La variante anomala in questo sistema è l'urbanizzazione orizzontale che ha spinto la città in zone ad alto rischio di incendio, in particolare i canyon nei quali il vento del deserto di incanala accelerando verso il mare. Zone tra le più pregiate dall'immobiliare che è l'industria motrice della città. Una combinazione che dà luogo alla surreale situazione in cui mentre nei quartieri interessati (più o meno alla stessa distanza dal centro che possono avere da Roma i Castelli romani) infuriava la battaglia del fuoco, in città la vita proseguiva normalmente e la gente seguiva l'evento in tv. In attesa della diminuzione dei venti, i più di mille pompieri impegnati in prima linea sono stati costretti a limitare i danni. Il governatore Schwarzenegger ha promesso che non verrà risparmiata alcuna risorsa malgrado la crisi in cui versano le finanze dello stato duramente colpito dalla crisi creditizia.