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Il tracollo finanziario globale

di Michael Chossudovsky - 17/10/2008

 

 

15 Settembre 2008, “il Lunedì di sangue”, in cui l’indice Dow Jones (DJIA) è calato di 504 punti (il 4,4%), segnando la peggiore prestazione dal 17 Settembre 2001, giorno in cui la Borsa riaprì dopo gli attentati dell’11 Settembre.

La disfatta finanziaria procede senza sosta, arrivando a segnare un calo di 800 punti del Dow Jones in una sola settimana. Tutti i mercati del mondo sono collegati “in tempo reale” attraverso la rete informatica, quindi la volatilità dei mercati a Wall Street, si riflette immediatamente su quelli Europei ed Asiatici, colpendo immediatamente l’intero sistema finanziario globale.

 

 

In contrast JP Morgan Chase, controlled by the Rockefeller family climbed by almost 12%.






LA CRISI FINANZIARIA PIU’ GRAVE  DAL CROLLO DI WALL STREET DEL 1929

 

Vista da una prospettiva globale, tenendo in considerazione anche l’instabilità dovuta alla speculazione in corso, le implicazioni dell’attuale crisi appaiono nella loro enorme portata.

Bisogna comunque considerare che la crisi non è ancora arrivata al suo apice. Infatti, potrebbe distruggere alla radice l’attuale sistema finanziario mondiale, con ripercussioni sulla qualità di vita dei cittadini americani, e del mondo, di portata drammatica. La crisi non riguarda solo i mercati finanziari, ma sta sconvolgendo l’economia reale, i livelli di vita nazionali ed internazionali, le istituzioni politiche, e le strutture produttive.

Le borse stanno collassando, gli investimenti sul lungo periodo si stanno erodendo, per non parlare dei fondi pensione. Questa catastrofe finanziaria inevitabilmente si riflette sui consumi, sulle spese per la casa, e infine sugli investimenti per la produzione di beni e servizi.

 

GUERRA E CRISI ECONOMICA

 

Un dato particolarmente significativo è che questa crisi dei mercati coincide col crocevia di una grande avventura militare. Infatti, l’attuale crisi finanziaria è strettamente collegata alla guerra.

Un costante aumento delle spese militari finisce con l’incidere sui fondi disponibili per le attività economiche. L’economia economica di guerra ha un effetto diretto sulle politiche monetarie e fiscali. La spesa per la Difesa ha un saldo negativo di 500 miliardi di dollari. Altri 70 milioni di dollari sono già previsti per “coprire le spese militari per i primi mesi della nuova amministrazione americana. L’ammontare di queste spese rappresentano il massimo dei finanziamenti stanziati per il settore militare fin dalla fine della II Guerra Mondiale (considerando l’inflazione)”. (Csmonitor.com  February 06, 2008)

 

“La guerra è un ottimo affare”: I potenti gruppi finanziari, che abitualmente speculano sui mercati , stanno promuovendo l’escalation militare nel Medio Oriente. Questa crisi finanziaria è collegata con la struttura dell’investimento pubblico statunitense nell’economia di guerra, a discapito dei programmi di investimento, di risparmio, di tassazione e sociali. “Più in generale, pone il problema del ruolo del Ministero del Tesoro e del sistema monetario americano, che stanno ampliando notevolmente il loro intervento nel settore della guerra in Medio Oriente a discapito dei settori produttivi e sociali”. (Michel Chossudovsky, The Democrats endorse the "Global War on Terrorism": Obama "goes after" Osama, Global Research, August 29, 2008).

 

La guerra è promossa per ottenere profitti economici, finanziata attraverso l’espansione mondiale del debito in dollari. Guerra e Globalizzazione procedono mano nella mano. Wall Street, le compagnie petrolifere, e le aziende fornitrici della Difesa hanno interessi concomitanti e sovrapponibili. Per esempio, vi sono le compagnie petrolifere dietro la speculazione  sull’aumento del prezzo del greggio, sulla borsa di Londra. Oppure, l’economia civile americana è in crisi, a causa del fatto che i soldi recuperati con le tasse vengono deviati per finanziare l’enorme macchina da guerra del Medio Oriente.

 

L’ATTACCO SPECULATIVO

 

La corsa mondiale ad accaparrarsi le ricchezze attraverso la “manipolazione finanziaria” è la forza motrice dell’attuale crisi. E’ la fonte delle turbolenze economiche e delle devastazioni sociali. Quali sono le cause sottostanti la crisi? Quello che prevale è un settore finanziario totalmente privo di regole e controlli, caratterizzato da enormi operazioni speculative.

La storia della “deregolamentazione” ha le sue radici nell’inizio dell’ amministrazione Reagan.

Sulla scia della crisi dei mercati finanziari del 1987, Wall Street aveva consigliato al Ministero del Tesoro di non intromettersi nei suoi affari. Libere da intromissioni governative, le centrali finanziarie di New York e di Chicago sono state spinte ad auto-regolamentarsi. Di conseguenze, le autorità di controllo non restarono più a lungo nelle mani dello Stato, ma passarono sotto il controllo dei dirigenti finanziari, che servivano direttamente gli interessi dei grandi speculatori.

Quindi, la crisi di Wall Street è parte di una guerra finanziaria.

Infatti, con la  crisi del 1987, è iniziata una nuova era di intensi scontri tra potenze finanziarie. La deregolamentazione finanziaria ha generato una concentrazione di potere economico come mai si era avuto prima. Quello a cui stiamo assistendo, è un enorme scontro tra conglomerati finanziari potentissimi. Il tracollo dei mercati finanziari è intimamente collegato ad una massiccia presenza di operazioni speculative sotterranee.

 

GLI HEDGE FUNDS

 

Gli “hedge funds” giocano un ruolo chiave in questo processo di ristrutturazione. Le transazioni speculative (l’enormità di derivati, options, futures, index funds, ecc.) spesso vengono fatte passare attraverso gli “hedge funds” per nascondere i reali meccanismi del mercato, e le loro reali relazioni con l’economia reale.

Gli “hedge funds” sono fondi privati di investimento che gestiscono i vari fondi dei grossi investitori. Pur essendo generalmente collegati alle principali istituzioni finanziarie, sono totalmente deregolamentati. Operano con enormi disponibilità di capitali, che vengono usati per nascondere ingenti manovre speculative. Queste ultime hanno la caratteristiche di essere remunerative sia quando i mercati salgono, che quando scendono.

 

VENDITE ALLO SCOPERTO

 

Un tracollo dei mercati può fornire l’occasione per manovre altamente remunerative. Con appropriate informazioni, e fornite da buone fonti, un collasso dei mercati può fornire occasioni per guadagnare molto (con operazioni sul breve periodo), ovviamente solo per una piccola cerchia di potenti speculatori, che hanno la possibilità di manipolare il mercato nella direzione e nei tempi opportuni.

Ci sono vari indizi che esista una cospirazione ben orchestrata al fine di portare al collasso i principali istituti finanziari, tramite operazioni speculative dall’esterno.

Le “vendite allo scoperto”, così come i rumors,  sono lo strumento utilizzato per ottenere il collasso di importanti istituti finanziari di Wall Street, come Lehman, Morgan Stanley e Goldman Sachs.

“Le vendite a breve periodo hanno lo scopo di trarre profitto dalla parte in crisi, di solito attraverso la vendita di stock options, ed il loro riacquisto dopo che il prezzo è crollato. Il “trucco” sta nel fatto che il venditore non possiede lo stock, quindi non lo consegna all’acquirente. Alcuni analisti finanziari sostengono che queste manovre “abusive” hanno contribuito a mandare in crisi la Lehman Brothers, spingendo i prezzi verso il basso. John Mack, il Direttore Esecutivo della Morgna Stanley, ha detto ai suoi collaboratori, durante una riunione interna: “Cosa sta succedendo là fuori? Per me è molto chiaro – ci troviamo nel mezzo di un mercato dominato dalla paura e dai pettegolezzi, e gli speculatori stanno mandando a picco le nostre azioni”. (Financial Times, September 17, 2008)

 

Chi doveva vigilare era a conoscenza che queste manovre speculative erano la causa del collasso della Bear Stearns del Marzo scorso. “Gli organi di controllo sapevano che un intreccio di finte vendite e di diffusione di pettegolezzi era parte del problema”. (Wall Street Journal, September 18, 2008)

Merril Lynch è stata venduta, Lehman Brothers è stata spinta verso la bancarotta. Non si tratta di sfortunate coincidenze, ma sono il risultato di manipolazioni del mercato messe in atto da potenti concorrenti finanziari, che utilizzando manovre speculative sotterranee raggiungono i loro scopi, che consistono nell’eliminare, o nel prendenre il controllo, i propri concorrenti.

L’attuale crisi finanziaria non ha nulla a che vedere col regolare andamento del mercato, ma si tratta di uno scontro tra istituzioni speculative concorrenti.

 

IL MERCATO DEL GREGGIO

 

Le manovre speculative sotterranee hanno spinto il prezzo del greggio a livelli altissimi, raggiungendo il picco nel Luglio scorso. Una volta raggiunto l’apice, l’indice si è invertito, attuando una drammatica discesa dei prezzi (vedere la tabella sottostante).

Questi speculatori e/o investitori, che hanno la capacità di manipolare l’andamento del prezzo del greggio, come quella di gestire i tempi dell’aumento e della successiva discesa dei prezzi, riescono ad ottenere enormi guadagni, sia nella fase di ascesa che di discesa del mercato.

“I cambi di prezzi del greggio sulle piazze di New York e di Chicago, non hanno nulla a che vedere col reale costo della materia prima. La spirale del prezzo del greggio non è collegata con scarse quantità di prodotto sui mercati. Si stima che il costo, al barile, del petrolio estratto nel Medio Oriente non superi I 15 dollari, mentre quello estratto in Alberta, Canada, è nell’ordine dei 30 dollari”. (Per approfondire si legga: Michel Chossudovsky, The Global Crisis: Food, Water and Fuel. Three Fundamental Necessities of Life in Jeopardy, Global Research, Luglio 2008)

 

 

  

RISTRUTTURAZIONE ECONOMICA GLOBALE

 

L’attuale crisi economica è il risultato di un processo di ristrutturazione finanziaria e di macroeconomia, iniziato agli inizi degli anni ’80. E’ il risultato di una serie di scelte politiche: le riforme finanziarie e commerciali volute dal WTO e quelle imposte dal Fondo Monetario Internazionale, definite come programmi di riforme strutturali. A queste ha fatto riscontro l’espandersi dell’impoverimento ad ampie fasce della popolazione mondiale.

La crisi del debito degli anni ’80 ha lasciato dietro di sé una serie di fusioni tra multinazionali, fallimenti e bancarotte. Questi improvvisi cambiamenti hanno spianato la strada ad una nuova generazione di speculatori, i quali lavorano per le grandi banche commerciali, gli investitori istituzionali, le grandi agenzie di intermediazione finanziarie, le grandi assicurazioni, ecc.

All’interno di questo processo, le banche commerciali sono state soppiantate, in queste funzioni, queste banche di investimenti e con questi mediatori finanziari, col risultato di aver formato pochi centri di potere economico molto forti.

La deregolamentazione degli strumenti speculativi ha consentito a Wall Street di estendere i confini del suo impero. Il motivo di questo fenomeno non consiste tanto nel controllo del mercato azionario di per sé. Piuttosto, risiede nella volontà di controllare il mercato speculativo, attraverso la gestione degli strumenti speculativi (derivati, options, futures, hedge funds, ecc.), dove i guadagni sono molto maggiori.

Il dominio di Wall Street sul mondo finanziario è stato ottenuto proprio grazie al controllo istituzionale del mercato speculativo. Questo tipo controllo ha anche gettato le basi per l’indebolimento del ruolo delle banche centrali, come successe durante la crisi delle “Tigri Asiatiche”, cosa che ha premesso di assumere il controllo delle politiche finanziarie, dei mercati azionari e di quelli monetari. Nel 1997, a causa solamente della crisi in Asia, sono stati confiscati dalle varie banche centrali, nel giro di pochi mesi, oltre 100 miliardi di dollari; un simile attacco speculativo si è registrato nel 1998 in Russia e nel 1999 in Brasile.

A questi eventi fecero seguito dal drammatico scoppio della bolla speculativa della “new economy”, quando l’indice NASDAQ raggiunse il punto di oltre 5.000, nel Marzo 2000, per poi crollare rapidamente, scatenando una catena di vendite dovute al panico. (vedere il grafico)

 

NASDAQ (1994-2008). Dot.com peak in March 2000

 

IL FINANCIAL SERVICES MODERNIZATION ACT” DEL 1999

 

Nel 1999 venne approvato, dal Congresso degli Stati Uniti, il “Financial services modernization act”. A seguito di una serie di lunghe trattative, tutte le misure restrittive sulle operazioni di Wall Street vennero cancellate con un solo “tratto di penna”. Sotto le nuove regole, ratificate dal Senato e approvate dal Presidente Clinton, le banche commerciali, le agenzie di intermediazione finanziaria, gli investitori istituzionali e le compagnie di assicurazione,  potevano investire liberamente, ognuna nel campo dell’altra, così come potevano integrare a vicenda le proprie operazioni finanziarie. La nuova legislazione eliminò il “Glass- Steagall Act” del 1933, uno dei pilastri del “welfare state” disegnato dal Presidente Rooswelt, che venne emanato per fronteggiare la crescente corruzione, la speculazione finanziaria e le operazioni di spionaggio commerciale, che derivarono dal fallimento di oltre 5.000 banche, negli immediatamente successivi alla “Grande Depressione” che colpì Wall Street nel 1929.

 

LA FRENESIA DELLE FUSIONI

 

Diverse fusioni tra grandi banche (comprese quella tra la NationalBank Corp e la Bank America, e quella tra la Citibank ed il Travelers Group) furono supportate ed approvate dal Consiglio Direttivo della Federal Reserve (in palese violazione della legislazione vigente), prima che venisse approvato il “Financial services modernization act”.

Negli anni precedenti l’inizio dell’Amministrazione Bush, si è assistito ad un periodo di intense lotte finanziarie. Il “Nuovo Ordine Mondiale”, ampiamente dominato dal capitale americano, si stava impegnando a combattere i grandi gruppi bancari rivali dell’Europa Occidentale e del Giappone, e al contempo a stringere alleanze strategiche con un “gruppo selezionato” di importanti banche Inglesi e Tedesche.

 

GLI EVENTI SUCCESSIVI

 

Le fusioni tra banche (avvenute prima, ed in violazione, della legislazione del 1999, che eliminava il Glass-Steagall Act) erano solo la “punta dell’iceberg” degli eventi successivi. La soppressione del Glass-Steagall Act ha creato un ambiente favorevole ad una concentrazione di potere finanziario globale, come mai si era vista prima.

L’effettivo controllo sull’intero sistema finanziario degli Stati Uniti, venne trasferito ad un manipolo di grandi centri finanziari privati. Quello che vige oggi è, de facto, un sistema completamente deregolamentato. L’evoluzione della creazione del “supermercato finanziario globale” è supervisionato dai “giganti” di Wall Street. Le banche statali sono state eliminate o provate di poteri, a favore di Wall Street, cosa che ha causato una lunga lista di banche fallite.

Inoltre, il potere di supervisione della Federal Reserve, sotto il diretto dominio di Wall Street, si è notevolmente indebolito. I “giganti finanziari” hanno la capacità di strangolare gli affari a livello locale negli Stati Uniti, e di oscurare l’economia reale. Infatti, a causa della mancanza di concorrenza, la legislazione del 1999, approvata su iniziativa del Senatore Phil Gramm, finì col favorire gli interessi dei grandi centri finanziari (scavalcando la Federal Reserve e facendo in modo che agissero in tacita collusione gli uni con gli altri), i quali imposero al sistema generale la struttura che meglio consentisse loro di raggiungere i loro scopi:

“Nonostante i chiari segnali di pericolo, la legislazione del 1999 sembra ignorare completamente la lezione storica dei fallimenti dei mercati Asiatici del 1997. Le ripercussioni economiche e sociali, in un sistema economico integrato a livello globale, per non parlare di un tracollo finanziario globale dovuto all’assenza di una regolamentazione, sono molto più gravi oggi (nel 1999) che non negli anni della Grande Depressione dopo la crisi del 1929” (Michel Chossudovsky, 1999)

 

ARCHITETTURA FINANZIARIA GLOBALE

 

 

Il “Financial Services Modernization Act” non deve essere visto come un atto isolato di legislazione interna, limitato alla situazione finanziaria negli Stati Uniti.

Infatti, i suoi effetti travalicano i limiti dell’economia statunitense. I cambi istituzionali che provocano determinano una forte concentrazione e centralizzazione di potere nelle mani di un ristretto gruppi di giganti della finanza, i quali hanno contribuito all’ascesa al potere di Wall Street sui mercati mondiali.

Il fenomeno mondiale di arricchimento attraverso la speculazione finanziaria, è stato la forza che ha guidato la ristrutturazione dell’architettura della finanza globale, processo del quale la riforma del 1999 rappresenta una parte centrale, visto che ha stabilito i criteri per la riforma finanziaria dei diversi paesi del mondo.

Se la legislazione del 1999 non elimina di per sé le barriere che limitano i liberi movimenti dei capitali, in pratica premette, ai principali protagonisti di Wall Street, di agire sui mercati finanziari dei paesi in via di sviluppo e di consolidare una posizione egemonica nel sistema bancario globale, finendo col destabilizzare i sistemi finanziari dei paesi dell’Asia, dell’ America Latina e dell’Europa Orientale.

 

IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (IMF) E L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER IL COMMERCIO (WTO)

 

La deregolamentazione finanziaria negli Stati Uniti ha esercitato un’influenza determinante nel stabilire le regole globali di riforma finanziaria, secondo la volontà dell’IMF e del WTO. La legislazione del 1999 era parte di un piano finanziario globale, consistente nella deregolamentazione dei movimenti dei capitali, nella liberalizzazione dei mercati bancari locali e del mercato commerciale mondiale, secondo il volere del WTO. Sottostando ai GATTS, i paesi in via di sviluppo si sono adeguati alla completa liberalizzazione dei sistemi finanziari. In altre parole i governi nazionali, che peraltro erano già controllati dai creditori esteri, non erano più in grado di opporsi ai “giganti” di Wall Street, nel loro ingresso e nella loro presa in controllo dei sistemi finanziari e bancari locali.

Congiuntamente con le direttive del “Financial Services Agreement”(FSA) e dei GATTS, la legislazione bancaria del 1999 adottata negli Stati Uniti, un enorme potere si è trasferito nelle mani di poche multinazionali finanziarie, che divennero in grado di destabilizzare le economie ed i mercati finanziari locali dei paesi in via di sviluppo. La forte deregolamentazione del sistema bancario statunitense ha concesso a poche società finanziarie di Wall Street il poter di acquisire e prendere il controllo delle istituzioni bancarie sparse per il mondo. La tecnica è stata quella di, attraverso un mercato finanziario globale privo di regole e controllato da poche istituzioni finanziarie potentissime, penetrare ed impossessarsi dei centri vitali delle singole economie nazionali.

Questi due grandi accordi, negoziati tramite il WTO, hanno contribuito a “rinforzare i poteri delle banche internazionali” nel diritto internazionale, tanto che converrebbe, citando i loro critici, introdurli nelle varie Costituzioni nazionali. Le norme poste in essere dai GATTS e dal FSA hanno rimosso formalmente le ultime barriere che limitavano la libera circolazione di capitali, col risultato che la Bank of America o la Citigroup ora possono andare sui mercati che preferiscono, provocando la bancarotta delle banche e delle istituzioni finanziarie locali.

Inoltre, col supporto del IFM, i giganti di Wall Street, e i loro partners Europei e Giapponesi, hanno rinforzato e consolidato il loro ruolo di istituzioni maggiormente creditrici al mondo, sottoscrivendo abitualmente i titoli dei debiti pubblici, supervisionando le politiche finanziarie dei vari Stati, controllando le agitazioni sindacali contro le aziende in difficoltà, supervisionando le privatizzazioni delle aziende di Stato, che sono state svendute, seguendo gli accordi del WTO, ecc.

 

GUERRA FINANZIARIA: IL POTERE DELL’INGANNO

 

Le armi utilizzate a Wall Street sono conoscenza di informazioni riservate, spionaggio (insider trading), capacità di manipolazione unita a capacità di predire i risultati futuri, diffusione di notizie false o fuorvianti su eventi economici e sulle tendenze del mercato. Queste varie strategie si possono appropriatamente definire come “il potere dell’inganno”, che le varie istituzioni usano abitualmente per raggirare gli investitori.

L’arte dell’inganno è anche diretta contro le altre banche concorrenti, che magari ottengono maggiori guadagni coi mercati dei derivati, dei futures, delle valute, ecc.

Coloro che hanno accesso ad informazioni privilegiate (tramite la politica, l’intelligence, l’ambiente militare o scientifico, ecc.) sono inevitabilmente molto avvantaggiati in questo gioco di speculazioni finanziarie, che è fonte di enormi guadagni. Basti pensare che la CIA ha una propria istituzione che lavora a Wall Street.

Altro aspetto importante, riguarda i canali che consentono a banche private e offshore di trasferire il denaro da una parte all’altra del mondo liberamente. Questo escamotage viene anche usato come rete di protezione per i fondi neri di Amministratori Delegati, intermediari finanziari, ecc, di quelle istituzioni che compiono affari poco leciti. Per esempio, enormi quantitativi di denaro possono essere fatti sparire al momento opportuno, cioè proprio poco prima della scomparsa della società dal mercato azionario (come è successo con la Merrill Lynch , con la Lehmnan Brothers e con la AIG).

I potenti operatori della Federal Reserve di New York hanno informazioni riservate sulle politiche monetarie degli Stati Uniti. Per questo si trovano in una posizione privilegiata, in grado di fare previsioni e poter fare speculazioni finanziarie sui mercati degli hedge funds e dei futures. Ovviamente questo rappresenta un conflitto di interessi, in quanto il loro ruolo all’interno della Federal Reserve, consente loro di ottenere profitti miliardari dalle speculazioni.

Le loro relazione con l’intelligence degli Stati Uniti, con la CIA, con il Dipartimento della Sicurezza Nazionale, col Pentagono, sono fondamentali nella loro conduzione degli affari, visto che permette agli speculatori di predire gli avvenimenti, avendo in anticipo le informazioni sulla politica estera e su quella relativa la sicurezza nazionale, che ovviamente hanno un0influenza molto pesante sull’andamento dei mercati. Un esempio? Le speculazioni sulle azioni delle due compagnie aeree coinvolti negli attacchi del 11 Settembre.

Stiamo assistendo ad una vera e propria guerra all’interno del sistema finanziario americano.

La Lehman Bros. ha dichiarato bancarotta, la Merrill Lynch è stata svenduta…

I giganti dei mutui, Fannie Mae e Freddie Mac, sono state rilevate dal governo.

La Bear Stearns è collassata, le azioni della più grande compagnia di assicurazioni (la AIG) sono crollate da 22.19 dollari del 9 Settembre a meno di 4 dollari della chiusura del 16 Settembre, che

rappresenta una perdita di oltre l’80% del loro valore.

I processi di fusioni e di acquisizioni stanno determinando un accentramento di poteri come non si era mai visto, con la Bank of America, la JP Morgan Chase e la Federal Reserve di New York, che stanno giocando un ruolo fondamentale.

Il tracollo sta procedendo attraverso la dismissione di numerose banche ed istituzioni finanziarie, che scompariranno dallo scenario economico completamente, oppure verranno acquisiti dai giganti finanziari sopravvissuti.

La Bank of America sta insistendo per acquistare la Merrill Lynch, dando vita alla più grossa istituzione finanziaria al mondo, che si scontrerà con Citigroup e con la JP Morgan Chase. Si dovrebbe far notare che nonostante il Citigroup e la JP Morgan siano istituzioni concorrenti, sono entrambe strettamente collegate alle famiglie Rockefeller e Stillman.

La Bank of America, negli ultimi due decenni, si è trasformata in un gigante finanziario, attraverso una serie di fusioni e di acquisizioni. Nel 2004, ha acquisito la Fleet Boston Financial; nel 2005, il gigante delle carte di credito, la MBNA; nel 2007, la LaSalle Bank Corporation e la Corporate Finance dalla banca olandese ABN AMRO; infine, il 14 Settembre 2008, ha annunciato l’intenzione di acquisire la Merrill Lynch per la cifra di 50 miliardi di dollari.

 

Quello a cui stiamo assistendo, è uno scontro tra potentissime istituzioni finanziarie, che hanno costruito i loro imperi tramite fusioni ed acquisizioni.

Del clamoroso tracollo di Wall Street, ne stanno beneficiando la Bank of America e la JP Morgan Chase, che fa parte dell’impero do Rockefeller. E ne stanno pagando le conseguenze la Lehman Brothers, la Merrill Lynch, la Goldman Sachs e la Morgan Stanley. Basti pensare che la Lehman Brothers è ricorsa al Capitolo 11, quello sulla  bancarotta, dopo il “Lunedì di sangue”, del 15 Settembre. Gli assets della Lehman sono nell’ordine dei 39 miliardi di dollari.

 

I POTENZIALI PERDENTI

 

Citigroup Inc.: ha perso 15 punti percentuali, arrivando 15,24 dollari, il gradino più basso dal

                          dal Luglio 2002.

 

American Express & Co.: la più grande compagnia di carte di credito al consumo degli Stati Uniti

                                             ha perso il 8.9%, arrivando a 35,48 dollari.

 

Goldman Sachs: ha perso 12 punti percentuali, la più grossa perdita dall’Aprile 2000, arrivando a

                             135,50 dollari. Questo declino è stato il risultato di una serie di vendite allo

                             scoperto.

 

Morgan Stanley: L’altra grossa compagnia finanziaria americana, oltre alla Goldman Sachs, ha

                              perso il 14%, arrivando a 32.19 dollari. Anche in questo caso la colpa è stata

                             delle vendite allo scoperto.

(Le cifre risalgono al 15 Settembre, e la fonte è “Bloomberg” del 16 Settembre)

 

Nel 2000, la JP Morgan si è fusa con la Chase Manhattan, dando vita all’unione della JP Morgan, della Chase, e della Chemical and Manufacturers Hannover, in un’unica grande entità finanziaria.

La Bear Stearns è stata acquisita dalla JP Morgan Chase, nel 2008, a seguito del suo collasso. Questo impero bancario, controllato dalla famiglia Rockefeller, ha assets per oltre 1.6 trilioni di dollari!

Con assets per un valore di 1.7 trilioni di dollari, il futuro del Citigroup è ancora indeciso. Sta incontrando serie difficoltà finanziarie, che potrebbero portarla alla bancarotta. Il valore delle azioni del gruppo sono collassate, negli ultimi mesi, insieme a quelle della Fannie Mae. Inoltre, si è aggiunto il declino della Lehman a portare ulteriori guai.

I dirigenti affermano che “sono creditori chirografari, che possiedono titoli per circa 115 miliardi di dollari della Lehman Brothers”, ma in base alle dichiarazioni del Citigroup “sono poco, o per nulla, esposti in caso di fallimento della banca di investimenti”.

Questo significa che il collasso della Lehman porterà ingenti perdite in relazioni ai portafoglio clienti del Citigroup e della NY Mellon, sia che siano istituzioni bancarie, sia che siano investitori individuali.

 

LE PRINCIPALI BANCHE AMERICANE (in milioni di dollari)

 

1.

Citigroup (New York, N.Y.)

$2,199,848

 

2.

Bank of America Corp. (Charlotte, N.C.)

1,743,478

 

3.

J. P. Morgan Chase & Company (Columbus, Ohio)

1,642,862

 

4.

Wachovia Corp. (Charlotte, N.C.)

808,575

 

5.

Taunus Corp. (New York, N.Y.)

750,323

 

6.

Wells Fargo & Company (San Fransisco, Calif.)

595,221

 

7.

HSBC North America Inc. (Prospect Heights, Ill.)

493,010

 

8.

U.S. Bancorp (Minneapolis, Minn.)

241,781

 

9.

Bank of the New York Mellon Corp. (New York, N.Y.)

205,151

 

10.

Suntrust, Inc. (Atlanta, Ga.)

178,986

 

11.

Citizens Financial Group, Inc. (Providence, R.I.)

161,759

 

12.

National City Bank (Cleveland, Ohio)

155,046

 

13.

State Street Corp. (Boston, MA)

154,478

 

14.