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Obsession: islamofobia e lobby sionista

di Miguel Martinez - 18/10/2008

 

 



 


Prima parte

La storia, in breve, è questa.

Appena prima delle elezioni presidenziali, 28 milioni di statunitensi hanno ricevuto in omaggio un DVD con un film ferocemente islamofobo, allegato al  quotidiano che hanno acquistato o a cui sono abbonati.



Le decine di milioni di dollari richieste dall'invio sono state pagate da una coalizione tra due misteriose organizzazioni.

Una, EMET, è un think tank che raccoglie alcuni dei principali esponenti affaristico-politico-militari della destra.

L'altra, che ha realizzato e diffuso concretamente il video, il Clarion Fund, ha come recapito una tipica istituzione di New York - un prestigioso indirizzo di Manhattan, che è in realtà il classico maildrop, una sorta di casella postale affittata a 75 dollari al mese.

Ci vuole una ricerca approfondita con l'equivalente statunitense delle nostre visure camerali, per scoprire che il Clarion Fund è l'emanazione di un'altra, Aish HaTorah, a cavallo tra New York Gerusalemme, e tra militanza sionista e sentimentalismo religioso di matrice decisamente di destra.

E' una storia su cui vale la pena riflettere, per molti motivi.

Il film si intitola Obsession: Radical Islam’s War Against the West. Ci offre una sorta di Oriana Fallaci in movimento, ma ricostruito con tutte le dinamiche della pubblicità: l'Islam sarebbe un gigantesco complotto per sottomettere l'umanità, i seguaci dei movimenti "estremisti" sarebbero paragonabili per pericolosità a tutti i panzer della Germania nazista e/o alle bombe nucleari dell'Unione Sovietica.

Ma un'analisi della retorica di Obsession e le sue mistificazioni merita un post a parte.

Il DVD è stato consegnato in allegato pubblicitario gratuito a circa 70 quotidiani,  che si trovano per il 95% concentrati in quegli Stati dell'Unione in cui l'esito dello scontro tra McCain e Obama è incerto.

Da qui, deduciamo parecchie cose.

La prima è che il video cerca di fare gli interessi del Partito Repubblicano, in piena campagna elettorale. Perché il partito che ha saccheggiato il paese trova molto più utile parlare di fantasmi terroristici che di economia. Inoltre, insistere sul Medio Oriente aiuta a rosicchiare qualcosa all'elettorato ebraico che da sempre favorisce i democratici.

Proprio questo fatto ha suscitato proteste contro i DVD tra i democratici e anche in ambienti ebraici liberal; se non altro perché la pubblicità elettorale occulta sarebbe teoricamente illegale.

E' lampante quale sia stata la scommessa di chi ha lanciato il video. Poniamo che le prossime elezioni vengano decise per un soffio, come avvenne nel 2000. E poniamo pure che, su 28 milioni di contattati, quel DVD abbia spinto centomila americani in più a votare Republican. Quanto sarà grande il debito del futuro presidente degli Stati Uniti verso chi gli ha regalato la presidenza? E quali saranno le conseguenze per il mondo in termini di nuove guerre, di nuove spese militari e securitarie, di nuove restrizioni e controlli, di nuove vessazioni per i migranti?

E qui ci vuole un post sulla tremenda macchina propagandistica che il partito repubblicano ha costruito a partire dal 1978.

Però la cosa che a noi interessa di più è capire come l'islamofobia sia un prodotto, confezionato e messo sul mercato negli Stati Uniti, proprio come Oriana Fallaci da noi è stata prodotta e messa sul mercato da Ferruccio de Bortoli.

E ci vorrà un post pure su questo, e la differenza con il generico razzismo che ha mille concause.

Ma soprattutto è interessante il ruolo svolto dalle due organizzazione che hanno lanciato il video:  un think tank della destra politica, e un movimento religioso militante tipicamente americano.

Un'esplorazione che ci aiuterà a capire le trasformazioni radicali che la religione ha subito negli Stati Uniti a partire dai tempi di Reagan; l'intersezione tra politica, immaginario religioso, media e capitalismo; le questioni poste dall'aziendalizzazione della fede; e l'impossibilità di parlare di soluzione del conflitto israelo-palestinese, senza passare per gli Stati Uniti.

Seconda parte

Chi è il produttore che ha investito alcune decine di milioni di dollari per fare e diffondere Obsession e rilanciare l'immaginario dello scontro di civiltà?

Esiste un inafferrabile Communications Director del film, un certo Gregory Ross, che in una delle poche interviste rilasciate, dice che il film è stato pagato da un "cittadino preoccupato" che preferisce restare anonimo, ed è costato circa mezzo milione di dollari: Ross tace sui costi della distribuzione gratuita del film, per cui è stato speso forse cento volte tanto.

Obsession non è stato solo allegato ai quotidiani.

Dichiara Gregory Ross:

"All'ultima stima, credo che più di 18 milioni di persone abbiano visto “Obsession”. E' stato proiettato alla CNN, a Fox e altrove. E' impossibile però calcolare davvero quanta gente abbia visto tutto il film, perché sembra che innumerevoli università, chiese,  templi [ebraici] abbiano organizzato proiezioni senza farcelo sapere [...].

So che il dipartimento della difesa degli Stati Uniti usa il film, e che è stato proiettato  al Congresso in molte occasioni per educare i politici. L'abbiamo proiettato anche in innumerevoli università e college".

I promotori di Obsession sono due: EMET - l'acronimo di Endowment for Middle East Truth in ebraico significa "verità" [1] - e Clarion Fund.

"La missione di EMET è di dire la verità a proposito della storia eroica di Israele" nonché di lavorare con i membri del Congresso degli Stati Uniti.

Un portavoce di EMET, Ari Morgenstern - ex-funzionario dell'ambasciata israeliana a Washington - ha dichiarato che Obsession  era un progetto congiunto tra EMET e Clarion Fund, e in effetti la maggior parte degli intervistati nel video sono casualmente membri dell'Advisory Board di EMET. Quando però i democratici hanno protestato per l'uso elettorale dell'intervista, EMET ha fatto una curiosa retromarcia, dichiarando il pieno appoggio a Obsession, ma negando di essere responsabile della scelta dei tempi di distribuzione, o di averci messo i soldi.

In Italia, la rigorosa identità partitica e il sottofondo clericale ci impediscono di cogliere il flusso statunitense, dove grandi corporation nascono, formano alleanze provvisorie, si scontrano e muoiono.[2]

EMET è uno degli innumerevoli luoghi di queste alleanze, come si vede dalla lista di membri del suo "Policy Board", dove ritroviamo persone incontrate decine di volte altrove.

La lista illustra bene il modo in cui si gestisce oggi l'Impero post-reaganiano. In cui non conta solo il potere economico personale, ma anche l'utilizzo di tecnici del dominio per produrre un'ideologia tutta particolare. Che non è certo alta filosofia, ma è una forma di troubleshooting - "risoluzione dei problemi" - aziendale. Una popolazione crea problemi? Deportiamola. Le religioni recalcitrano di fronte all'idolatria del mercato? Inventiamo loro una nuova teologia. Gli ecologisti chiedono restrizioni per le multinazionali? Aboliamo l'ecologia.

C'è qualcosa di grandioso in questo progetto rivoluzionario di trasformazione del mondo, una sorta di leninismo per ricchi.

Nell'Advisory Board di EMET, immancabile anche da defunta, c'è  il fantasma di Jeanne Kirkpatrick, l'ambasciatrice di Reagan che avviò il processo di trasformazione dell'ONU in dispensatrice di bolle papali a sostegno dell'Impero, e cofondatrice a suo tempo dell'Ethics & Public Policy Center (EPPC), che si dedica ecumenicamente a sfornare documenti cattolici, evangelici ed ebraici a sostegno del libero mercato, mentre la rivista dell'EPPC, New Atlantis si dedica al revisionismo climatico sul tema del riscaldamento globale.

C'è Frank Gaffney, ex-responsabile delle politiche nucleari di Reagan e fondatore del Center for Security Policy, punto di raccolta di politici, imprenditori e neocon vari, che ha lanciato tra l'altro il War of Ideas Project, dedicato a influenzare i media e la cultura a favore delle imprese imperiali.[3]

Frank Gaffney ha anche partecipato al Jerusalem Summit, la creazione di un simpatico cabalista russo [4] di nome Dmitry Radyshevsky, che teorizza un poco americano passaggio "dalla geopolitica alla teopolitica" in nome di un "sionismo universale"  : per combattere il "mostro a sette teste" dell'Islam, Israele deve promuovere una "rinascita cristiana in Europa".[5]

Nella pratica, il Jerusalem Summit riunisce uomini d'affari, politici ed esperti di intelligence per lanciare una "Humanitarian Solution to the Middle East Conflict”: dicono, ci dispiace davvero per come soffrono i nativi palestinesi, mandiamoli quindi, a spese dell'Unione Europea, nel deserto del Sinai e in Giordania, dove potrebbero lavorare a basso costo per le aziende israeliane e statunitensi. [6]

Ma torniamo all'Advisory Board di EMET, dove troviamo anche Daniel Pipes, che George W. Bush nominò, con orwelliana fantasia, responsabile dell'United States Institute of Peace. Daniel Pipes ha istituito Campus Watch, un'organizzazione dedita a intimidire potenziali sovversivi nelle università e a fare pressioni sui finanziatori privati - decisivi nel sistema americano - perché influenzino i curriculum, mentre si batte contro Title VI, la legge del 1965 che stanzia fondi pubblici per le università.

C'è Meyrav Wurmser, moglie di David Wurmser che lanciò per primo il progetto per l'invasione dell'Iraq e poi divenne assistente al sottosegretario per il controllo degli armamenti; Meyrav, assieme a un colonnello dell'esercio israeliano, Yigal Karmon, inventò MEMRI, un'agenzia senza sede fisica né apparente responsabile, che fornisce gratuitamente ai media mondiali tutte quelle notizie tipo, Imam pazzo lancia fatwa contro Topolino.

C'è James Woolsey, che ha diretto la CIA per due anni e fu uno dei principali promotori della guerra in Iraq. Una scelta azzeccata: sua moglie Suzanne dirige la Fluor Corporation che ha avuto 1,6 miliardi di dollari in contratti nell'Iraq conquistato; mentre un'altra ditta di cui Woolsey è vicepresidente si è accontentata di un miserabile 89 milioni di dollari in appalti di guerra.

Sarah Stern, la presidente di EMET, è l'ex-coordinatrice politica della Zionist Organization of America, diventata poi diretttrice degli affari legali e governativi dell'American Jewish Congress: ruolo in cui si vanta di aver fatto adottare varie leggi filoisraeliane al governo degli Stati Uniti.

Ma mi fermo qui, era giusto per darvi un'idea.

Note:

[1] Ci sarebbe da fare uno studio sul tremendo valore che ha la parola Truth (la maiuscola ci vuole) nella cultura degli Stati Uniti, e sulla filosofia implicita sottostante: true sono i facts, quelli che non tanto si toccano, quanto sono statisticamente dimostrabili; allo stesso tempo, è uno stato della mente, perché è la nostra volontà a far sì che i facts esistano. Lies  - le mitiche "menzogne" - sono quindi insieme improduttivi, segni di debolezza interiore e peccato.

[2] La corporation indica non solo l'impresa economica, ma anche i gruppi etnici, i sindacati, le lobby, le complesse coalizioni di "vittime" di ogni sorta, le organizzazioni religiose e tutte le altre strutture collettive: tutte provvisorie e ad hoc.

[3] Il sito di EMET dichiara che è "orgoglioso di congiungere i propri sforzi con quelli del Center for Security Policy".

[4] Nel complesso intreccio di amori ricambiati, il Jerusalem Summit è il primo di soli quattro "great links" sul sito di EMET, mentre EMET è uno dei primi "great links" (indicati con la stessa grafica) sul sito del Jerusalem Summit.

[5] Il Jerusalem Summit è finanziato da Michael Chernoy (Michael Cherney, Mikhail Chernoy o Mikhail Chorny), un miliardario russo che abita a Tel Aviv. Il giornalista russo Andrej Kalitin, che stava per scrivere un libro su di lui dal significativo titolo La Mafia in nero, fu ferito alla spalla da un proiettile sparato da un sicario. Il giornalista Vadim Birukov, che aveva investigato le attività di Chernoy, ebbe meno fortuna: fu trovato morto, dopo un violento pestaggio e con la bocca bendata.

[6] Nel suo libro, Universal Zionism, Radyshevsky suggerisce anche l'India, il Sudamerica e l'Asia Sudorientale come luogo di deportazione umanitaria, e propone che Israele partecipi ai costi.

Il concetto di deportazione è stato ripreso - diciamo a mo' di aneddoto - tempo dopo, quando in una rivista del Center for Security Policy, il pittoresco Philip Atkinson propose la deportazione della popolazione araba dall'Iraq. Dopo alcune proteste, l'articolo fu fatto sparire dal sito del Center; ma la stessa rivista poi pubblicò un altro articolo in cui Atkinson propose, letteralmente, lo sterminio e/o riduzione in schiavitù degli immigrati messicani negli Stati Uniti, nonché l'invasione del Messico, per risolvere un altro problema di frontiera.

Terza parte

Se EMET prende qualche distanza pre-elettorale dal film Obsession, chi è allora che ha investito qualche decina di milioni di dollari per rilanciare in grande stile l'islamofobia negli Stati Uniti e - di riflesso - nel mondo?

Obsession è stato prodotto da qualcosa che si chiama Clarion Fund che si occupa di "National Security Through Education" e promette a breve un nuovo video sul "terzo Jihad".

Ma il sito del Clarion Fund http://www.clarionfund.org/ non dice nulla a proposito dei propri responsabili o finanziatori, né fornisce alcun indirizzo fisico; il sito stesso è registrato anonimamente.

Per pubblicare inserzioni, il New York Times richiede un indirizzo. E il Clarion Fund lo ha prontamente fornito: 255 West 36th St., Suite 800, a Manhattan.

Jews On First, un combattivo sito di ebrei che denunciano le complicità con la destra cristiana, ha scoperto che questo indirizzo corrisponde a quello della Grace Corporate Park Executive Suites, una ditta che affitta ‘virtual office identity packages’ per 75 dollari al mese.[1]

Ad andare più a fondo è stata Meg Laughlin, una giornalista del St Petersburg Times, proprio uno dei giornali pagati per diffondere il video Obsession.

Gregory Ross, il portavoce di Clarion, appare come raccoglitore di fondi internazionali per un'organizzazione denominata Aish HaTorah, su un documento del 2007.

Interpellato, Ronn Torossian, portavoce di Aish HaTorah, spiega che si tratta di una coincidenza.

Elke Bronstein è il nome che compare su un permesso postale di spedizione in massa dei DVD; e una certa Elke Bronstein lavora alla sede di Aish HaTorah, nell'ufficio di Aish Discovery, il settore che produce film.

Interpellato, Ronn Torossian, portavoce di Aish HaTorah, spiega che si tratta di una coincidenza.

All'ente comunale che fornisce informazioni sulle ditte, risulta che l'indirizzo di registrazione di Clarion non è quello che appare sul New York Times, ma è un altro. Che stranamente coincide con quello di Aish HaTorah International, il braccio finanziario di Aish HaTorah.

Interpellato, Ronn Torossian, portavoce di Aish HaTorah, spiega che si tratta di una coincidenza.

Ma l'indirizzo di Clarion e di Aish HaTorah International è lo stesso indirizzo di Honest Reporting. Un nome che dovrebbe essere ben noto ai lettori di questo blog - Honest Reporting Italia è infatti l'agguerrita mailing list dei sionisti italiani di destra.

Ora provate a digitare il sito di Aish HaTorah:

http://www.aish.com/

Lasciate che si apra. Non c'è bisogno per ora di soffermarvici, ne riparleremo più avanti.

Ma provate a digitare subito dopo:

http://www.honestreportingitalia.com/

Interessante, vero?

La giornalista del St Petersburg Times scopre poi che due dei tre direttori del Clarion Fund all'atto della sua registrazione nel novembre del 2006, appaiono come dipendenti di Aish su siti web di Aish; mentre il terzo fa parte del comitato esecutivo di Aish HaTorah.

Interpellato, Ronn Torossian, portavoce di Aish HaTorah, spiega che si tratta di una coincidenza.

A questo punto, siamo curiosi di saperne di più di Aish HaTorah.

Nota:

[1] Conosco bene il sistema: una volta, nel mio ruolo di interprete, ho dovuto accompagnare a New York  un imprenditore italiano che era stato truffato da una presunta finanziaria che aveva ben due indirizzi simili, di cui uno a Wall Street.

Quarta parte

Rabbi Yerachmiel Milstein di Aish HaTorah, niente barba né cappello nero, spiega tutto sull'universo, se stesso e Aish HaTorah:

"L'universo è l'impresa globale di Dio e la sua principale linea di produzione sono le buone azioni.

Noi della razza umana siamo i dipendenti di Dio. La nostra job description è chiara. Dobbiamo contribuire alla bottom line dell'impresa al punto di renderla redditizia: i crediti spirituali devono superare i debiti. Per assicurare il successo continuativo dell'azienda, è stato istituito un sistema di contabilità che esamina la performance di ciascun dipendente rispetto alla bottom line aziendale".

Dunque, dietro la campagna meglio finanziata e più mirata della storia per diffondere l'islamofobia, c'è - se non vogliamo prenderci in giro - un'organizzazione denominata Aish HaTorah, che in ebraico vuol dire "il fuoco della Torà".


Precisiamo subito che sul piano religioso e culturale, Aish HaTorah non rappresenta affatto i quasi sei milioni di ebrei statunitensi. Non rappresenta nemmeno i 600.000 ebrei ortodossi, divisi a loro volta in molte correnti; anzi, Aish HaTorah proviene dal variegato mondo che viene etichettato come degli "ultraortodossi".

Nemmeno sul piano politico, Aish HaTorah rappresenta gli ebrei statunitensi, che per quasi l'80% votano per i democratici, mentre Aish HaTorah si schiera in maniera evidente con il partito storico dei protestanti bianchi, il partito repubblicano.

Infine, Aish HaTorah per molti ebrei è sinonimo di una setta di fanatici. [1]

Eppure, Aish HaTorah riesce a farsi consegnare donazioni enormi da parte di ebrei facoltosi. Si può ipotizzare che gli ebrei che contano nella finanza, nella produzione, nella gestione dei media e nella pubblicità tendano molto più a destra sia del ceto medio ebraico, sia degli ebrei americani noti al grande pubblico come intellettuali o come personalità mediatiche.

Nel comitato direttivo internazionale di Aish HaTorah, almeno nel passato, ci sono state persone come Michael Milken della Beare-Stearn Investment bank; il CEO di Toys R'Us, Michael Goldstein; e il CEO di Goldman - Sachs, Bob Hormat.

Inoltre, Aish HaTorah riesce ad avere ottimi rapporti con il governo israeliano: la sede mondiale dell'organizzazione occupa infatti il quaranta percento degli edifici posti direttamente di fronte al Muro Occidentale di Gerusalemme, dono del governo d'Israele.


La sede mondiale di Aish HaTorah a Gerusalemme


Come spesso succede poi negli Stati Uniti, dove le ferree divisioni ideologiche europee non hanno cittadinanza, chi sa presentarsi bene e riccamente, sa farsi ben volere e sa come costruirsi un curriculum: Aish HaTorah si vanta degli elogi ricevuti (dopo sistematica sollecitazione) da Steven Spielberg, Elie Wiesel, Barbara Walters, i senatori Arlen Spector e Daniel Moynihan, Kirk Douglas e Bill Clinton.

Storicamente, Aish HaTorah si ispira al movimento dei mitnagdim lituani, che nell'Europa dell'Est, alcuni secoli fa, lanciarono una dura persecuzione fondamentalista contro le metafisiche cabbalistiche dei chassidim. Ma la vera ispirazione, che traspare da ogni loro scritto e  azione, è la Religione Americana: cioè la particolare forma che assume l'immaginario religioso ai tempi del capitalismo assoluto.

Aish HaTorah utilizza le somme immense che raccoglie per due scopi - il kiruv o "avvicinamento" delle persone di origine ebraica alla cosiddetta ortodossia; e il sostegno al sionismo.

"Con 30 filiali in 5 continenti e programmi all'avanguardia in 77 città in 17 nazioni che hanno ispirato oltre 1.000.000 di partecipanti e un premiato sito web visitato da oltre 1.000.000 di persone al mese, Aish HaTorah è diventata l'organizzazione di outreach più grande del mondo nel suo settore."

Noah Weinberg, un rabbino di New York, fondò Aish HaTorah a Gerusalemme nel 1974 per realizzare questi due scopi; ma scelse insolitamente l'inglese come lingua di insegnamento, perché puntava all'ampia clientela dei giovani statunitensi che all'epoca si dedicavano a forme confuse di ricerca spirituale.

A differenza di altre iniziative simili, Noah Weinberg finì negli anni per applicare ai propri scopi tutta la tecnologia aziendale e di manipolazione umana e pubblicitaria che caratterizza le parachiese cristiane degli Stati Uniti.

Aish HaTorah agisce contemporaneamente su molti fronti.

Cerca unicamente ebrei, definiti secondo le regole più restrittive.

Gli ebrei - preferibilmente giovani o almeno ricchi -  vengono avvicinati attraverso raffiche di conferenze e seminari, sempre con titoli molto alla moda. Tra questi, spiccano i Discovery Seminar, dove i reclutatori pretendono di dimostrare (a 100.000 allievi finora, dicono) la "scientificità" della Torà grazie agli ormai famosi "Codici della Bibbia", un tema su cui spero di ritornare. Dice Weinberg, "You give us any secular professional to learn with us for three months and we'll turn him around to our side!"[2]

Aish HaTorah fa capire solo lentamente che questi seminari conducono a un'interpretazione della Torà e della halakhà che considera invalide tutte le altre, l'abbandono degli studi "secolari" e la separazione dalla famiglia [3].

Un altro metodo importante di proselitismo comprende l'organizzazione di viaggi in Israele, a prezzi bassissimi o addirittura gratuiti, che durano spesso un mese.

Lentamente ma inesorabilmente, i giovani più promettenti vengono quindi spinti verso un tipo di vita che, nelle regole, rispecchia la rigorosa ortodossia (o "ultraortodossia") ebraica, ma che non perde mai di vista la centralità del proselitismo e della raccolta di fondi.

Il gruppo forma rabbini propri (circa 200 finora): a differenza di altri movimenti ortodossi, questi rabbini devono associare alle conoscenze religiose, la capacità di rispondere ai critici di Aish HaTorah e sollecitare donazioni.

Una serie importante di attività riguarda la promozione del sionismo: il Jerusalem Fund, ad esempio, porta uomini d'affari e politici in Israele; e Aish HaTorah ha messo in piedi Honest Reporting, la rete mondiale di monitoraggio e pressione sui media.

Aish HaTorah ha inventato anche le Hasbara Fellowships  che lavorano sulla promozione degli interessi dello stato d'Israele a tutti i livelli, assegnando persino una squadra a lavorare sugli articoli di Wikipedia.

Aish HaTorah è responsabile anche di un'originale invenzione sociale, lo SpeedDating® (marchio registrato da Aish HaTorah): per combattere il pericolo di matrimoni interrazziali, il rabbino californiano Yaacov Deyo ha inventato un sistema in cui sette uomini e sette donne - tutti halachicamente ebrei - si parlano per sette minuti ciascuno, nella speranza di combinare un fidanzamento.[4]

La cosa non deve sorprendere: la Religione Americana è una grande produttrice di ingegnose soluzioni concrete a problemi teologici.

Note:

[1] Tempo fa, i tecnici di Aish HaTorah del Regno Unito stavano testando una pagina di un loro sito, senza rendersi conto che era visibile al pubblico. Scrissero, con autoironia, ciò che gli ebrei inglesi, come quelli statunitensi, pensano in media di loro:

"Blah about JLink and how fab we are and how we are going to grab you and brainwash you into becoming a right-wing fanatical religious lunatic - all without telling your Mum and Dad!! (fiendish laugh)." ("qui metteremo chiacchiere su JLink e quanto siamo belli e come ti prenderemo e ti faremo il lavaggio del cervello per farti diventare un fanatico religioso di estrema destra - senza dire niente a mamma e papà (risata diabolica)".

[2] Rabbi Noach Weinberg in Tradition, vol. 32, n. 4, Summer 1998, p. 125, cit. in Aaron Joshua Tapper, "The 'Cult' of Aish HaTorah: Ba'alei Teshuva and the New Religious Movement Phenomenon", in The Jewish Journal of Sociology, vol. 44, nos 1 and 2, 2002, p. 8.

Parliamo di questa forma di inganno solo per aiutare a comprendere meglio l'organizzazione. Non è detto che la vita "con un senso" alla loro yeshivà sia peggiore della vita senza senso di un newyorkese medio. Né  siamo al corrente di quegli abusi così tipici in altri gruppi chiusi, siano essi cattolici, dei Testimoni di Geova o ebraici ultraortodossi).

[3] Ne parla in dettaglio Aaron Joshua Tapper.

[4] In rete troviamo diversi maschi formatisi alla scuola di Aish HaTorah, che si lamentano perché i rabbini evitano accuratamente di mettere a disposizione le proprie figlie allo Speed Dating. Lo Speed Dating è diventata una moda mondiale, quando due newyorkesi hanno plagiato l'idea, inventando il Hurry Date, privo di connotazioni religiose.


(Continua...)


  
 
I giornali che hanno distribuito il DVD

Colorado - Boulder Daily Camera, Centennial Citizen, Colorado Springs Gazette, Denver Post, Fort Collins Coloradoan, Greeley Tribune

Iowa - Daily Nonpareil, Des Moines Register, Iowa City Press Citizen, Quad City Times, Sioux City Journal

Indiana - South Bend Tribune

Florida - Daily Commercial, Florida Times-Union, Ft. Lauderdale El Sentinel, Ft. Myers News Press, Miami Herald, Ocala Star Banner, Orlando Sun Sentinel, Palm Beach Post, Tampa Tribune, Tallahassee Democrat, St. Petersburg Times, South Florida Sun-Sentinel

Michigan - Flint Journal, Grand Rapids Press, Lansing State Journal

Midwest - The New York Times

Missouri - Springfield News-Leader

Nevada - Las Vegas Review-Journal/Sun, Nevada Appeal, Reno Gazette-Journal

New Hampshire - Portsmouth Herald News, Union Leader

New Mexico - Clovis News Journal, Hobbs News-Sun, Rio Rancho Observer

Ohio - Canton Repository, Columbus Dispatch, Dayton Daily News, Middletown Journal, Morning Journal, Toledo Blade, Youngstown Vindicator

North Carolina - Charlotte Observer, Raleigh News & Observer

Pennsylvania - Bucks Co. Courier Times, Erie Times-News, Morning Call, Philadelphia Inquirer, Pittsburgh Post-Gazette, Pittsburgh Tribune-Review, Reading Eagle,

Virginia - Sun-Gazette, Virginian-Pilot

Wisconsin - Green Bay Press-Gazette, Janesville Gazette, Journal Times, La Crosse Tribune, Milwaukee Journal Sentinel


I giornali che si sono rifiutati di distribuirlo

Michigan - Detroit Free Press

Missouri - St. Louis Post-Dispatch
Story

North Carolina - Greensboro News & Record

Ohio - Cincinnati Enquirer, Cleveland Plain Dealer

Pennsylvania - The Patriot-News



Originale da: http://kelebek.splinder.com/post/18639912

Articolo originale pubblicato dal 7 al 16 ottobre 2008

L’autore

Miguel Martinez è redattore del blog Kelebek e  membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

URL di questo articolo su Tlaxcala:
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