Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, ha affermato mercoledì scorso a Bruxelles che ha intenzione di esercitare il suo diritto di veto (il suo, infatti, non il nostro) sulla proposta dell’UE di implementare un piano d’azione atto a ridurre la produzione di gas serra emessi dai Paesi membri, e, di conseguenza, gli effetti del caos climatico in cui siamo ormai profondamente immersi.
-Ho annunciato la mia intenzione di esercitare il mio veto, [perché] le nostre aziende in questo momento non sono assolutamente nella posizione di assorbire i costi dei regolamenti che sono stati proposti-, ha affermato Berlusconi, seguendo le orme di una colonna portante dell’Unione Europea, della sua economia e soprattutto della lotta ai cambiamenti climatici: la Polonia.
Tra i nove Paesi che secondo Berlusconi condividono la scelta italiana non lasciandola un caso isolato in Europa, la Polonia è l’unico ad aver chiaramente preso posizione a riguardo. Il primo ministro Polacco Donald Tusk (classe 1957!) ha infatti recentemente guidato un summit di leader politici dell’est europeo, i quali chiedevano ai partners occidentali di “rispettare le differenze riguardanti il potenziale economico dei Paesi membri”. Berlusconi, che giustamente non si sente isolato, probabilmente non considerandosi più in grado di paragonare l’Italia a nazioni che, seppur aventi più o meno gravi problemi economici (Germania e Regno Unito, ad esempio), stanno facendo in modo di rispettare gli impegni presi (addirittura creandone un’infinità di nuove opportunità, come nel caso tedesco), ha inoltre affermato che non sarebbe realistico aspettarsi che l’Europa aderisca a stretti limiti che non sarebbero però seguiti da altre potenze industriali: -Non pensiamo che sia questo il momento di recitare la parte di Don Chisciotte, quando i grandi produttori di CO2, come Stati Uniti e Cina, sono totalmente contrari all’adesione ai nostri target-, ha detto. A fargli eco, ovviamente, le affermazioni di Emma Marcegaglia, Stefania Prestigiacomo, Fulvio Conti (Enel) e Giorgio Squinzi (Federchimica). Manca solo Mara Carfagna, in difesa delle pari opportunità negate dai target europei. Come alla scuola materna, se non lo fa lui non lo faccio neanche io. Altro che Don Chisciotte! Le persone che dovrebbero rappresentarci in Europa e nel mondo, invece di fare in modo di rispettare la parola data e soprattutto di migliorare le condizioni ambientali che loro stessi, con le loro assurde “politiche”, hanno contribuito a creare, guardano solo agli “esempi negativi” cinesi e americani. Insomma, una gara a chi fa peggio, invece che a chi sa cogliere meglio le opportunità che questo particolare momento storico sta offrendo, come quasi tutti in Europa stanno facendo.
Ciò che lascia maggiormente perplessi è che le posizioni di personaggi come George W. Bush o il suo omologo italiano Silvio Berlusconi sembrano coerenti e “realistiche” a tanta gente, vista la situazione economico/finanziaria attuale (che sempre le loro “politiche” hanno contribuito a creare). Non importa se poi gli stessi paladini del benessere (e del benavere) stiano spolpando le loro nazioni ed i loro popoli con scellerate occupazioni militari, mantenendo compagnie aeree che costano milioni di euro al giorno ai contribuenti solo per darle in gestione (cioè per farle ulteriormente spolpare) ad una “cordata” di amici, se sempre i contribuenti devono pagare reti televisive private che occupano abusivamente le frequenze di altre emittenti, se gli stipendi del signor Berlusconi e dei suoi colleghi in Parlamento, sia “di destra” che “di sinistra”, sono i più alti in Europa. Per quello i soldi ci sono eccome! Lì le nostre amate aziende non sono penalizzate, in questo difficile momento.
Bisogna solo sperare che gente di questo tipo possa presto non essere più al potere. O fare in modo che lo siano più (ad esempio con le liste civiche)! Primo, perché nel momento in cui si raggiunge il punto di non ritorno (che a quanto pare non è lontano), non ci sarà più un’economia di cui parlare. Secondo, perché non rappresentano nessuno, anche se continuano a decidere per noi. E terzo, perché potremmo evitare innumerevoli bruciori di stomaco ed imbarazzi a livello internazionale, risparmiando allo stesso tempo una marea di danaro pubblico, che servirebbe davvero ad aiutare le nostre aziende sia a sfruttare le nuove opportunità offerte dall’efficienza energetica e dalle tecnologie ambientali (è ovvio che sia un “business” anche quello!) che, magari, ad essere meno salassate da tassazioni selvagge che, come già detto, servono solo ad arricchire ulteriormente persone che non lo meritano affatto, e che non arrecano alcun beneficio alle comunità a cui questi fingono di tenere così tanto.