Tornare indietro, finchè siamo in tempo (prima del Grande Crac)
di Massimo Fini - 21/10/2008
Caro Fini,la seguo da sempre. Dieci anni fa lessi il suo libro «Il Denaro. ‘Sterco del demonio’» dove lei previde con esattezza quasi matematica ciò che stiamo vedendo e subendo oggi sulla nostra pelle, mentre leadership politiche, economiche, intellettuali, che non solo nulla previdero ma sono complici di quanto è successo, fanno a gara per chiamarsi fuori.
Visto che lei ha queste doti, per la verità anche un po’ sinistre, da Cassandra (previde anche, con dieci anni d’anticipo, il crollo della Prima Repubblica) mi può dire che cosa pensa che accadrà ora?
Lino Gaboardi, e-mail
DIPENDE. «Ogni malattia che non uccide il malato può essere feconda» scrive Nietzsche. Se capiremo la lezione, se capiremo che non è più il caso di seguire la strada folle delle «crescite esponenziali», che esistono in matematica ma non in natura, che non dobbiamo «modernizzare» ma smodernizzare, ridurre produzione e consumi, se insomma ci incammineremo sulla via, come ho scritto tante volte, di «un ritorno graduale, limitato e ragionato a forme di autoproduzione e autoconsumo che passano, necessariamente, per un recupero della terra e un ridimensionamento drastico dell’apparato industriale oltre che finanziario » possiamo ancora sperare di cavarcela.
Ma non vedo le leadership di cui lei parla in grado di fare questo sforzo di intelligenza.
Cercheranno di tamponare alla bell’e meglio la falla immettendo altro denaro inesistente
nel sistema e così allargandola ulteriormente.
Quindi il colpo definitivo se non sarà ora sarà in un vicino domani. Due secoli e mezzo di una corsa forsennata e folle, riavvolgendosi all’indietro, si scaglieranno contro di noi riportandoci al punto di partenza. Come nella prima ipotesi. ma con questa differenza. Che nel primo caso saremmo stati noi a governare gradualmente il processo di ritorno
all’indietro, nel secondo avverrà con un crac improvviso, immediato (poche decine di giorni) le cui conseguenze apocalittiche (folle alla disperata ricerca di cibo, scontri fra città e campagna, guerre) son facili da immaginare. Ipse dixit.