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Miguel d'Escoto Brockmann: un ribelle all'Onu

di Ersilia Contu - 25/10/2008

 


L’esordio era stato “col botto”. Il 16 settembre, il giorno del suo insediamento alla presidenza della 63esima Assemblea generale dell’ Onu, Miguel d’Escoto Brockmann (foto), il prete cattolico ed ex ministro degli Esteri del governo sandinista nicaraguense di Daniel Ortega, non aveva tradito le aspettative indirizzando pesanti critiche a Washington. Nel suo discorso di accettazione, dopo la nomina ufficiale dello scorso giugno, si era scagliato contro “gli atti di aggressione in Iraq e Afghanistan” sottolineando che “il comportamento di alcuni Stati membro ( il riferimento agli Usa era lampante, ndr) ha fatto perdere credibilità all’Onu”.
Eletto all’unanimità anche col voto di Washington, che vista l’impossibilità di ostacolarne la candidatura lo ha accettato adottando la politica del “giudicheremo sui fatti”, il nuovo presidente dell’Assemblea dell’Onu ha chiarito quale impronta avrebbe dato alla sua presidenza con la sua prima decisione: l’invito – e conseguente abbraccio fraterno - del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al summit Onu a New York il 26 settembre scorso. Così, le speranze nordamericane di non sentire più “certi folli commenti”, come aveva affermato il giorno dell’insediamento Richard Grenell, portavoce della missione americana all’Onu, sono svanite in un attimo. Gli Usa saranno costretti a sentirne le esternazioni, almeno per un po’, senza cercare di ucciderlo come fecero negli anni ’80, quando la Cia gli fece recapitare una bottiglia di liquore Benedictine al cianuro. Ma in quegli anni non lo odiava solo Washington: venne infatti sospeso a divinis da Karol Woityla, che ispirato dall’allora suo braccio destro, il cardinale Joseph Ratzinger, acerrimo nemico dei fautori della Teoria della Liberazione alla quale d’Escoto si rifaceva, ne decise la scomunica.
Un curriculum di tutto rispetto, insomma, che il nuovo presidente dell’Assemblea Onu non ha tradito nemmeno in questi giorni, attaccando nuovamente “l’imperialismo” statunitense ed esaltando invece il “rinascimento” sudamericano e il sogno bolivariano. Lo ha fatto in una intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera in cui, come un fiume in piena, ha commentato la candidatura - poi bocciata - dell’Iran al Consiglio di Sicurezza come membro non permanente. “Ogni membro Onu ha diritto di aspirare a quel posto: fa parte della dinamica democratica. – ha sottolineato d’Escoto -I membri che non adempiono alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza non dovrebbero farne parte? Ma allora diciamo che nessun Paese della Terra ha violato più risoluzioni Onu degli Usa, il cui complesso di superiorità e ipocrisia nell’usare metri diversi sono sconfinati”.
E poi ancora“Il peggiore crimine impunito perpetrato oggi nel mondo è la guerra in Iraq, priva di qualsiasi giustificazione legittima e in violazione dello Statuto Onu”.
Un attacco che non ha risparmiato nemmeno Tel Aviv: “Mi auguro anche che Israele inizi a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sui territori occupati, invece di trincerarsi dietro i continui veti Usa” ha infatti evidenziato il presidente. Parlando poi del suo continente (nonostante sia nordamericano di nascita, ndr), d’Escoto ha parlato della rinascita dell’America Latina e del ruolo di Mosca nella regione: “I russi non hanno mai coltivato mire espansionistiche in America Latina, che ha sofferto le conseguenze dell’imperialismo americano. Ma quella fase è finita perché le masse guidate dai leader del gruppo ALBA (Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America) hanno riconquistato il diritto di decidere il proprio destino. Il “sueño de Bolívar” di unificazione del continente sta per realizzarsi. Non avrei mai immaginato di vivere abbastanza per vedere quel giorno. È l’inizio di una nuova era, grazie a Dio, la migliore della nostra storia”. Ora, purtroppo il ruolo del presidente dell’Assemblea Onu è, di fatto, solo rappresentativo. Ormai le stesse Nazioni Unite, come afferma pure d’Escoto, sono uno strumento nelle mani statunitensi che con il potere di veto si sentono “al di sopra delle leggi umane e divine”. Ma forse qualcosa sta davvero cambiando, e viene dall’America latina, come il prete ribelle.