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È recessione ecologica: nel 2035 servirà un altro Pianeta

di redazionale - 29/10/2008


 

Smog

La domanda delle attività umane è di circa un terzo in più di quanto la Terra possa sostenere. Il quadro fornito dal Living Planet Report 2008. Appena due anni fa, nell'edizione precedente, il rapporto parlava della stessa prospettiva, ma al 2050
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"Se la nostra pressione sulla Terra continuerà a crescere ai ritmi attuali, intorno al 2035 potremmo aver bisogno di un altro Pianeta per mantenere gli stessi stili di vita". Questo il monito di James Leape, direttore del Wwf internazionale, in occasione del lancio a livello globale del Living Planet Report 2008 del Wwf, in collaborazione con la Società Zoologica di Londra e il Global Footprint Network.

Appena due anni fa, nell'edizione precedente, il rapporto parlava della stessa prospettiva, ma al 2050. Secondo il rapporto, la natura sta vivendo una vera e propria "recessione ecologica": la domanda delle attività umane è infatti di circa un terzo in più di quanto la Terra possa realmente sostenere. L'Italia fa la sua parte, consumando il quadruplo di risorse naturali rispetto al dovuto si piazza al 24/o posto della classifica dei Paesi con la maggiore "impronta ecologica". Il peggiore risultato però è sul fronte acqua, dove il Belpaese è il quarto maggiore consumatore al mondo, subito dietro a Usa, Grecia e Malesia.

L'Italia fa la sua parte, consumando il quadruplo di risorse naturali rispetto al dovuto si piazza al 24/o posto della classifica dei Paesi con la maggiore "impronta ecologica". Il peggiore risultato però è sul fronte acqua, dove il Belpaese é il quarto maggiore consumatore al mondo, subito dietro a Usa, Grecia e Malesia. Se fino al 1961 il mondo poi era ancora in credito, negli ultimi 45 anni la domanda di 'natura' è più che raddoppiata, per via della crescita demografica e dei consumi individuali. Per invertire la rotta la ricetta è una vera e propria rivoluzione economica, che si basa sul fatto che esiste una quota di natura a disposizione di ciascuno essere umano.

"Innanzitutto occorre avviare un sistema di contabilizzazione della natura dell'impatto delle varie politiche - spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - poi affrontare la questione clima con il taglio della CO2, infine iniziare a pagare il servizio che l'ecosistema offre. Ad esempio, nel caso di un fiume, pagando chi si occupa della sua conservazione". Se salta il sistema Pianeta insomma, subiremo disastri ben più grandi di una crisi finanziaria.