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Iraq contro gli Usa "Il nostro territorio non sia usato per colpire i Paesi vicini"

di michele pignatell - 29/10/2008

Michele Pignatelli A due giorni dal raid statunitense in territorio siriano, Damasco attua le prime misure concrete di rappresaglia, ordinando la chiusura della scuola americana e di un centro culturale nella capitale.

Chiede inoltre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di intraprendere azioni per prevenire attacchi come quello di domenica scorsa, «riconoscendo l`amministrazione Usa come responsabile della morte di cittadini siriani innocenti».

Ma il dato politico forse più rilevante della giornata è la condanna espressa dall`Iraq, alleato di Washington: da qui sono partiti gli elicotteri che hanno trasportato i commando speciali americani nel villaggio di Sukkariyeh, pochi chilometri oltre il confine, dove secondo la versione statunitense hanno ucciso Abu Ghadiya, reclutatore di miliziani di alQaida, secondo quella siriana hanno massacrato otto civili.

«Il Governo - ha dichiarato il portavoce Ali al-Dabbagh - non approva l`attacco americano in Siria, considerando che la Costituzione dell`Iraq non permette che il suo territorio venga utilizzato come base per colpire i Paesi vicini». Poi, dopo aver invitato gli Stati Uniti a non ripetere operazioni di questo tipo, ha rivolto un appello anche a Damasco, affinché impedisca di utilizzare il territorio siriano per «addestrare terroristi» che poi vengono inviati in Iraq. Una precisazione, quest`ultima, che alla Sìria non è piaciuta, tanto da suscitare la condanna del Consiglio dei ministri e la decisione di rinviare a data da destinarsi lariunione del Comitato supremo siriano-iracheno, programmata il 12 e il 13 novembre a Baghdad.

L`attacco in Siria non è l`unico motivo di attrito tra Iraq e Stati Uniti: il Governo di al-Maliki ha annunciato dì voler chiedere modifiche alla bozza di accordo sulla sicurezza messa a punto con Washington. È il cosiddetto Sofa (Status of forces agreement), che autorizzerà e regolerà la presenza americana in Iraq dalla fine del 2o08 al 2o11. La Casa Bianca ha subito dichiarato di ritenere la porta sostanzialmente chiusa su questi negoziati.

Tornando al blitz di domenica e al suo significato, su cui ufficialmente Washington continua a mantenere il silenzio, la stampa americana ha diffuso ieri ampi resoconti, inquadrandolo in un significativo cambio di strategia dell`amministrazione Bush:

si passa cioè dall`attacco preventivo - giustìficazìone addotta per le operazioni militari in Afghanistan e Iraq dall`u settembre 2001 a oggi-al principio dell`autodifesa, inteso in senso ampio, in modo da giustificare attacchi anche oltre i confini di Iraq e Afghanistan, in territori dove comunque i terroristi minacciano truppe, alleati o interessi americani. Così si spiegherebbero le recenti operazioni in Pakistan, quella di domenica in Siria e, ipotizza qualche commentatore, eventuali azioni future in Iran.

Dai media Usa arrivano anche conferme sulla svolta strategica che si starebbe profilando in Afghanistan: la Casa Bianca, scriveva ieri il Wall Street Journal, sta mettendo a punto un rapporto che suggerisce di avviare contatti (da parte del Governo di Kabul, ma anche da parte americana) con esponenti di medio livello dei talebani. Una disponibilità ai negoziati che avrebbe il pieno appoggio del generale David Petraeus, nuovo comandante di Centcom (il comando centrale che sovrintende a tutte le operazioni in Medio Oriente e Asia centrale, compreso l`Afghanistan) e che conferma le aperture recenti dello stesso segretario alla Difesa, Robert Gates