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Il termometro Antartico

di Paola Desai - 02/11/2008


 

I ghiacci polari si stanno sciogliendo, sia al nord che al sud. E sia per l'Artico, sia per l'Antartico la causa dello scioglimento è il riscaldamento globale provocato dalle attività umane. Forse quest'affermazione non suona nuova per quanto riguarda il polo nord, ma lo è per il sud: «Siamo in grado per la prima volta di atribuire direttamente il riscaldamento sia dell'artico che dell'Amntartico all'influenza umana», ha dichiarato ieri Nathan gillett, dell'Università della East Anglia (Inghilterra), autore di uno studio condotto insieme a colleghi climatologi e glaciologi di Stati uniti, Gran Bretagna e Giappone (ne riferisce l'agenzia Reuter).
L'oceano Artico è guardato già da qualche tempo come il «rivelatore» mondiale del progressivo riscaldamento della superfice terrestre. Negli ultimi anni si è scaldato in modo brusco, più veloce rispetto all'insieme del pianeta, e il segno è la superfice coperta dal ghiaccio: ogni fine estate viene misurato il massimo scioglimento stagionale e quest'anno è stato secondo solo al 2007, l'estate record. Un altro segno è invece lo spessore dello strato di ghiaccio che ricopre l'oceano Artico: l'inverno scorso questo si è assottigliato in modo significativo per la prima volta da quando esiste una misurazione sistematica, cioè dai primi anni '90. Dunque si riduce la superfice ghiacciata, e diminuisce lo spessore: tutto a confermare quanto vanno dicendo da tempo gli scienziati, cioè che lo scioglimento dei ghiacci polari causato dal riscaldamento globale è in sé motivo di accelerazione del riscaldamento stesso, perché la superfice bianca del ghiaccio riflette e allontana i raggi solari mentre l'acqua trattiene e immagazzina il calore. Un circolo vizioso.
Il Comitato intergovernativo per il cambiamento del clima, Ipcc (organismo scientifico consultivo delle Nazioni unite che attinge a una rete di 2.500 esperti), ha riconosciuto senza mezzi termini che l'influenza umana sul cambiamento del clima «è stata osservata in tutti i continenti, eccetto l'Antartico». E questo perché il polo sud è meno studiato: si pensi che nell'Artico ci sono quasi cento stazioni meteorologiche contro appena 20 nell'Antartico.
E' per questo che ora il gruppo di scienziati guidato da Gillet scrive (sul giornale scientifico Nature Geoscience) di aver colmato una lacuna. Lo studio compara le registrazioni della temperatura osservata a terra al polo sud e quattro modelli computerizzati, e conclude che in entrambe le regioni polari il riscaldamento si spiega con l'accumulo di gas «di serra» nell'atmosfera, prodotti principalmenti dal bruciare combustibili fossili, piuttosto che con oscillazioni naturali (che pure sono osservabili: i climatologi parlano di un riscaldamento osservato nell'Artico tra gli anni '30 e '40 del 1900.
Resta però l'appello a studiare di più il comportamento dei ghiacci. Il Ipcc, che nei suoi rapporti raccoglie lo «stato dell'arte» degli studi sul clima e rappresenta dunque il consenso raggiunto dalla comuniutà scientifica internazionale, prevede nel suo ultimo rapporto generale (2007) che il livello dei mari salirà tra 18 e 59 centimetri nel corso di questo secolo a causa dello scioglimento dei ghiacci. E parla di effetti a catena del riscaldamento del clima, da sempre più frequenti fenomeni come siccità, alluvioni, ondate di caldo o uragani sempre più distruttivi.