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Se Lucio Dalla invita a leggere Julius Evola

di Annalisa Terranova - 02/11/2008

 
Si chiama Gli occhi di Lucio, è una raccolta di scritti di Lucio Dalla che contiene sconfinamenti nella politica, con un linguaggio libero da pregiudizi ideologici. «Viviamo rivoluzioni quotidiane», avverte il Lucio di Attenti al lupo, anche se lui non sembra aver voglia di demonizzare nessuno. Appare anzi più preoccupato di mettere sull’avviso una classe politica troppo pigra nel monitoraggio della nostra accidentata quotidianità. Una pigrizia imputabile alla sinistra che non sa riprendersi dalla sconfitta. «La sinistra italiana deve aggiornare il suo linguaggio e i suoi tempi. La distanza tra la realtà e la politica è enorme, lo rivelano anche le proteste studentesche di queste settimane...».
Benedetta sinistra: non solo è pigra, ma è anche ingenuamente arroccata in una pretesa superiorità culturale. Un’arroganza che la rende impossibilitata a decifrare e a fare propri i codici dell’avversario. La sua debolezza Lucio Dalla la spiega così, meglio di tanti teorici di destra concentrati più sul proprio ombelico che sulla realtà: «La sua debolezza – afferma Dalla – è stata essersi sentita più astuta del proprio competitore e culturalmente imparagonabile con la destra, dimenticando per esempio Céline, Ezra Pound, Evola...». Evola, yes, proprio lui, lo “stregone nero” di Rivolta contro il mondo moderno. Che sia cominciata, dopo la rivincita di Pound, anche quella del barone Julius? Esoterismo e canzonette. Il Graal e Sanremo. Meditazioni sulle vette di disperati, erotici, stomp. Forse è questa la ricetta azzeccata per cavalcare la crisi delle ideologie.