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12 ragioni per rifiutare Obama e appoggiare Nader/Mckinney

di James Petras - 04/11/2008

 


Le elezioni e la responsabilità dell'intellettuale di dire la verità in faccia al potere

Le elezioni presidenziali negli Usa, ancora una volta, ci forniscono una prova cruciale dell'integrità e della condotta coerente degli intellettuali Usa. Se è dovere e responsabilità dell'intellettuale pubblico di dire la verità in faccia al potere, le recenti affermazioni di gran parte dei nostri noti e prestigiosi polemisti pubblici hanno miseramente fallito. Invece di sottolineare, mostrare e denunciare le politiche reazionarie, interne ed estere, del candidato del Democratic Party, senatore Barack Obama, hanno scelto di appoggiarlo 'criticamente', offrendo come scusa il fatto che persino 'differenze limitate' possono dare risultati positivi, e che 'Obama è il male minore' e 'crea un'opportunità per una possibilità di cambiamento'.

Ciò che rende insostenibili questi argomenti è il fatto che i pronunciamenti pubblici di Obama, i suoi maggiori consiglieri politici e i probabili membri del suo governo hanno apertamente definito una politica estera in gran parte bellicosa e una politica economica nazionale profondamente reazionaria totalmente in linea con Paulson-Bush-Wall Street. Sulle maggiori questioni a riguardo di guerra, pace, crisi economica e distruzione dei salari della classe lavoratrice Usa, Obama promette di estendere e approfondire le politiche che la maggioranza degli americani rifiuta e ripudia.

A seguire: "Lo scenario peggiore per il mondo: McCain vince negli Usa e Netanyahu vince in Israele" di Damian Lataan.

12 Ragioni per Rifiutare Obama

1) Obama ha pubblicamente e ripetutamente promesso un'escalation nell'intervento militare Usa in Afganistan, un aumento del numero di soldati Usa, l'espansione delle loro operazioni e l'impegno in sistematici attacchi oltreconfine. In altre parole, Obama è un guerrafondaio peggiore di Bush.

2) Obama ha dichiarato pubblicamente che il suo regime estenderà la 'guerra al terrorismo' con attacchi sistematici e su grande scala, sia via aria che via terra, contro il Pakistan, portando così a una escalation della guerra che coinvolgerà villaggi, paesi e città definiti favorevoli alla resistenza afghana.

3) Obama si oppone al ritiro delle truppe Usa dall'Iraq in favore di un loro re-dispiegamento; la ricollocazione delle truppe Usa dalle zone di combattimento a posizioni logistiche e di addestramento in base alla capacità militare dell'esercito iracheno di sconfiggere la resistenza. Obama si oppone ad una scadenza chiaramente definita per il ritiro delle forze Usa dall'Iraq, perché le truppe Usa in Iraq sono essenziali per il perseguimento delle sue politiche generali in Medioriente, che includono confronti militari con Iran, Siria e Libano meridionale.

4) Obama ha dichiarato il suo incondizionato appoggio alla posizione della lobby filo israeliana e alle politiche coloniali espansionistiche e bellicose dello Stato ebraico. Egli ha promesso di appoggiare gli attacchi militari israeliani a qualunque costo per gli Usa. Il suo ignobile servilismo a Israele è risultato evidente nel suo discorso alla conferenza annuale dell'AIPAC nel 2008 a Washington. Massimi consiglieri che hanno famigerati legami di lunga data con gli esponenti di spicco delle principali fabbriche di propaganda sionista e i presidenti delle maggiori organizzazioni ebraico-americane sono stati gli autori del discorso e formulano la sua politica estera mediorientale.

5) Obama ha promesso di attaccare l'Iran se continuerà a processare uranio per i suoi programmi nucleari. In due occasioni, poche settimane prima delle elezioni, il candidato vicepresidente di Obama, Joseph Biden, ha elencato una serie di 'punti di conflitto' (che comprendono Iran, Afghanistan, Pakistan, Russia e Corea del Nord) sottolineando che Obama 'risponderebbe con forza'. I maggiori consiglieri di Obama per il Medioriente comprendono noti sionisti come Dennis Ross, strettamente legato al ‘Bipartisan Policy Center’, che ha pubblicato un articolo che servirebbe da modello per la guerra con l'Iran. L'offerta di Obama di negoziare con l'Iran è poco più che un pretesto per annunciare un ultimatum che chieda all'Iran di rinunciare alla sua sovranità di fronte al rischio di un massiccio attacco militare.

6) Obama appoggia incondizionatamente l'espulsione dei palestinesi da parte di Israele e l'espansione delle colonie ebraiche nella Cisgiordania, la maggiore causa di ostilità, guerra e discredito della politica Usa nella regione mediorientale. Con tre dozzine di accesi sostenitori di Israele tra i suoi maggiori organizzatori nella campagna elettorale, consiglieri politici di punta e autori di discorsi che sono tra i probabili candidati per posizioni nel gabinetto di governo, non c'è virtualmente alcuna speranza di 'influenzare dall'interno' o 'applicare pressione popolare' per cambiare la servile sottomissione di Obama alla configurazione di potere sionista. Appoggiando Obama, gli "intellettuali progressisti", sono di fatto alleati dei suoi mentori sionisti.

7) Sul fronte domestico, i principali consiglieri economici di Obama hanno impeccabili credenziali a Wall Street. Egli ha fornito un appoggio immediato e acritico al piano di salvataggio, proposto dal segretario al Tesoro Paulson, delle più ricche banche d'investimento negli Usa tramite $ 700 miliardi provenienti dalle tasse dei contribuenti. Obama non ha sfidato Paulson o le banche per quanto riguarda l'uso di fondi federali per acquisizioni e rilevamenti anziché per prestiti e credito a produttori e proprietari di casa. L'appoggio da parte di Obama a Paulson e al salvataggio di Wall Street è bilanciato solo dalla magra proposta di sospendere i pignoramenti per un periodo di tre mesi in attesa di una rinegoziazione del pagamento degli interessi. Obama propone di aumentare il trasferimento dei fondi governativi a istituzioni finanziarie mal gestite e a fallimentari aziende capitaliste, nello sforzo di salvare un capitalismo fallito piuttosto che perseguire un nuovo programma di investimenti pubblici a grande scala e a lungo termine che genererebbe impieghi ben pagati per i lavoratori.

8) Il team economico di Obama ha apertamente dichiarato il suo sostegno attivo all'ideologia del 'libero mercato' e la sua opposizione a qualunque sforzo di impegnarsi in grandi iniezioni di fondi governativi in attività produttive pubbliche e servizi sociali di fronte a diffusi fallimenti nel settore privato, a corruzione e crollo economico.

9) Obama abbraccia i falliti piani per un settore sanitario privato, governato e controllato da aziende private di assicurazioni, associazioni mediche ed ospedaliere conservatrici e dalle multinazionali del farmaco. Egli rigetta pubblicamente un programma di sanità pubblica universale modellato sul programma di successo Federal Medicare ed è a favore di piani inefficienti, con privati orientati al profitto ma sostenuti dallo Stato, che sono al di là delle possibilità di oltre un terzo delle famiglie Usa.

10) Obama è e continua ad essere un sostenitore delle multinazionali agroalimentari e del loro programma per l'etanolo, redditizio e con forti sussidi pubblici, che ha aumentato i prezzi del cibo per milioni di persone negli Usa e centinaia di milioni nel mondo.

11) Obama sostiene una continuazione del criminale embargo contro Cuba, un confronto ostile con il presidente populista del Venezuela Chavez e con altri riformatori latinoamericani, e l'ipocrita politica di promuovere il protezionismo in patria e l'accesso del libero mercato all'America latina. I suoi consiglieri chiave per l'America Latina propongono cambiamenti puramente cosmetici in stile e diplomazia ma un ostinato appoggio per la riaffermazione dell'egemonia Usa.

12) Obama non ha proposto alcun piano o strategia esaustiva per farci uscire dalla sempre più profonda recessione, piano che non è nemmeno immaginato dei suoi i consiglieri pro-libero mercato e dai suoi miliardari sostenitori finanziari. Al contrario il corso di misure graduali proposte da Obama è internamente inconsistente: l'austerità fiscale è incompatibile con la creazione di posti di lavoro; il salvataggio di Wall Street sottrae fondi dagli investimenti produttivi; e il perseguimento di nuove guerre mina un recupero nazionale.

CONCLUSIONI

Gli intellettuali che, in nome del 'realismo', appoggiano un politico che pubblicamente e apertamente abbraccia nuove guerre, aiuti economici ai miliardari, ed è in favore di programmi sanitari privati e volti al profitto, stanno ripudiando le loro stesse rivendicazioni di 'critici responsabili'. Essi sono quelli che C. Wright Mills definì 'realisti insani' [‘crackpot realists’], che abdicano alla loro responsabilità di intellettuali critici. Atteggiandosi come sostenitori del 'male minore' essi stanno promuovendo il 'male maggiore': la continuazione per altri quattro anni di una recessione che si approfondisce, di guerre coloniali e alienazione popolare. Inoltre essi sono alleati dei Mass media, dei maggiori partiti e del sistema legale che ha marginalizzato o deliberatamente escluso i candidati alternativi, Ralph Nader e Cynthia McKinney, che si oppongono esplicitamente alla guerra e ai piani di salvataggio in favore di Wall Street e propongono autentici investimenti pubblici su grande scala nell'economia domestica, un programma sanitario universale tipo single payer [un programma come il Medicare USA o il sistema sanitario britannico, in cui i pagamenti a medici, ospedali e altri fornitori di servizi sanitari provengono da un unico fondo. Da
Wikipedia. N.d.t.], politiche economiche sostenibili e favorevoli all'ambiente e politiche redistributive del reddito a lungo termine e ad ampio raggio.

Ciò che è stupido e inaccettabile è l'argomento di questi intellettuali (una spintarella insignificante all'asinello democratico) che anche per un solo momento credono che il loro 'appoggio critico' alla macchina politica di Obama aprirà spazio a idee radicali. I sionisti e i militaristi civili controllano totalmente la politica bellica di Obama in Medioriente: non ci sarà spazio per la pace con l'Iran, la Palestina, il Pakistan, l'Afganistan o l'Iraq. Wall Street controlla la politica finanziaria di Obama: non ci sarà alcuno spazio in cui alcun progressista di Cambridge riuscirà a far passare un aiuto per le famiglie che perdono le loro case.

Se le tesorerie multimilionarie dei sindacati, che hanno speso centinaia di milioni di dollari in ciascuna campagna presidenziale, non sono riuscite ad assicurarsi un solo pezzo di legislazione progressista in cinquant'anni, non è un'illusione che i nostri 'intellettuali pubblici' progressisti immaginino che loro, nel loro splendido isolamento organizzativo, riescano a 'fare pressioni' sul presidente Obama perché rinunci ai suoi consiglieri, ai suoi sostenitori e alla sua difesa pubblica di un'escalation militare, per cercare una via di pace con l'Iran e promuovere giustizia sociale per i nostri lavoratori e disoccupati?

Titolo originale: "Twelve Reasons to Reject Obama and Support Nader/McKinney"

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
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30.10.2008

LO SCENARIO PEGGIORE PER IL MONDO: MCCAIN VINCE NEGLI USA E NETANYAHU VINCE IN ISRAELE

DI DAMIAN LATAAN

Il mondo sta seprando, e persino pregando, che non accada nulla a rovesciare una vittoria di Obama nelle prossime elezioni Usa. Eppure oggi [27 Ottobre N.d.r], o McCain si stava concedendo qualche pio desiderio oppure egli sa qualcosa che noi non sappiamo. Secondo alcuni resoconti, egli ha detto a tutti che, nonostante i sondaggi dicano altrimenti, egli '
garantisce una vittoria nelle elezioni della prossima settimana'. Egli ammette che sarà una vittoria di misura, ma, comunque egli pensa di ottenere l'incarico.


[John McCain (a destra) e Benjamin Netanyahu insieme lo scorso Marzo.]

Giungono già racconti di frodi elettorali dove ci sono sistemi di voto elettronici per il voto anticipato. Persino Fox News sta riportando che gran parte degli americani si aspettano che avvenga un'ampia frode elettorale. Ad appena una settimana dalle elezioni --e, ricordate, una settimana è un tempo molto lungo in politica-- si sta rapidamente chiudendo la finestra di opportunità per il partito repubblicano e/o altri partiti 'interessati' ad evitare un incombente disastro per i repubblicani.

Dall'altra parte del mondo, in Israele, un altro esito elettorale che potrebbe ugualmente determinare il futuro del Medioriente viene osservato con altrettanta ansia quanto l'esito delle elezioni presidenziali Usa.

Il presidente di Kadima, Tzipi Livni, non è riuscita a mettere assieme un governo di coalizione e
porterà ora Israele alle urne quando ci si aspetta ampiamente che arrivi al governo il sionista di ultradestra Benjamin Netanyahu e il suo partito Likud, alleato con altri gruppi nazionalisti di espansionisti di estrema destra. I coloni nei territori occupati assaporano già la vittoria e sfidano le autorità israeliane sulla rimozione degli insediamenti illegali, dal momento che sanno che con Netanyahu essi hanno un amico che condivide i loro sogni espansionisti.

Ma l'aspetto più terrificante di una vittoria di McCain negli Usa e di Netanyahu in Israele è il forte aumento della possibilità di un confronto finale con l'Iran e della ricaduta, letterale e metaforica, che un tale confronto avrebbe per il Medioriente e per il mondo. Netanyahu
in passato ha accennato ad un "attacco nucleare all'Iran". E, naturalmente, chi può dimenticare della politica di McCain del ‘Bomb, bomb, bombing Iran’.


[Un discorso in cui McCain accenna scherzando alla vecchia canzone dei Beach Boys "Barbara Ann" cantando "Bomb bomb Iran". ]
Il popolo americano, non solo per se stesso ma per il mondo intero, deve assicurarsi che McCain non diventi presidente. E con la vittoria di Obama il mondo dovrebbe chiedere una pace per tutti in Medioriente.

Le alternative sono persino troppo scioccanti da prendere in considerazione.

Titolo originale: "WORST CASE SCENARIO FOR THE WORLD – A McCAIN WIN IN THE U.S. AND A NETANYAHU WIN IN ISRAEL."

Fonte: http://lataan.blogspot.com/
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27.10.2008

Articoli scelti e tradotti per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO