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Tu vuo' fa' l'americano

di Andrea Marcon - 05/11/2008

    

Da uno passato dal Manifesto al Corriere della Sera e quindi a Rai Uno non c’è da aspettarsi niente di buono. Con quella sua faccia da secchione che fa tanto bravo ragazzo che piace alle nonnine, ieri Gianni Riotta si è tuttavia superato: il suo Tg1 è andato in onda con il simbolo della bandiera americana sopra il logo del telegiornale. L’ex rivoluzionario comunista, si sa, è un grande ammiratore del colosso yankee e ha voluto così omaggiare le imminenti elezioni americane alle quali – c’è da scommetterci – si appassiona un sacco.  Quello di Riotta è soltanto l’ultimo, e forse neppure il più eclatante, episodio a testimonianza dell’interesse spasmodico e un tantino ridicolo che i media italiani stanno riservando al grande spettacolo circense che sta andando in scena oltreoceano: all’Isola dei Famosi si alternano le immagini dei due pagliacci che ambiscono alla presidenza degli Stati Uniti.
Niente di sorprendente, in fondo, che i vari Riotta si inchinino deferenti di fronte ai loro eroi, quelli che ci hanno liberato dal nazifascismo, hanno finanziato la nostra ricostruzione postbellica, ci hanno salvato dal pericolo comunista e oggi ci difendono dal babau islamico (cito testualmente dal manuale, per la verità un po’ consunto e ripetitivo, del perfetto filoamericano): per loro, a dispetto di ogni evidenza, gli Usa sono sempre il simbolo della Libertà e della Giustizia.
Ciò che mi chiedo è però dove siano finiti i paladini dell’identità nazionale, quelli che urlano contro il pericolo dell’immigrazione, che sono sempre in prima linea quando si tratta di ostacolare la costruzione di una moschea o di rivendicare il diritto della Patria a rimanere italiana. Non chiedo loro di prodigarsi allo stesso modo all’apertura di ogni Mc Donald o di fronte agli innumerevoli casi di esportazione culturale che da decenni ci inonda di prodotti a stelle e strisce. Però già qualche parola in più potrebbero spenderla per spiegarci perché sul nostro territorio debbano esistere caserme piene di soldati americani e delle relative armi, anche nucleari; forse, invece di guardare con terrore ad ogni italiano che si converte all’Islam, dovrebbero preoccuparsi di quelli che aderiscono al carrozzone religioso/mediatico di Scientology; più in generale, sarebbe bene che ci chiarissero la ragione per cui l’Italia fa ancora parte della Nato ed anzi perché la Nato stessa esiste ancora. Ma in tutti questi casi, per loro, non esiste nessun pericolo per la nostra identità ed indipendenza, queste due parole magiche che servono a riempirsi la bocca giusto quando c’è da raccattare i voti di qualche cittadino impaurito e confuso o a scrivere ridicoli appelli senza alcun fondamento storico.
Evidentemente che l’Italia – e più in generale l’Europa – siano oggi una colonia degli Stati Uniti d’America non li preoccupa. Insieme ai Riotta e ai Teodori sono lì ad aspettare che diventino la 51a stellina sulla bandiera yankee.