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Il libro della settimana: Michele Antonelli, Canto d’amore per la Jugoslavia. Le sorgenti dell’odio

di Carlo Gambescia - 06/11/2008

 

Il libro della settimana: Michele Antonelli, Canto d’amore per la Jugoslavia. Le sorgenti dell’odio etnico-religioso in Bosnia e nel Kosovo oggi, Il Cerchio Iniziative editoriali, Rimini 2008, pp. 184, euro 16.00 – www.ilcerchio.it

Coloro che oggi - e chissà ancora per quanti altri giorni - incensano il democratico Barack Obama, neo-presidente Usa. E in merito lo spettacolo offerto dalla politica italiana è veramente indecente, siamo al top del servilismo, a destra come a sinistra… Ecco, dicevamo, i laudatores dovrebbero ricordare che sotto un altro presidente democratico, Bill Clinton, grande amico di Tony Blair, altro laburista per il mercato, nel 1999, la Nato, priva di mandato Onu, con l’appoggio pressoché totale degli alleati europei, Italia di D’Alema inclusa, aggredì la Serbia, scatenando la cosiddetta guerra del Kosovo. Belgrado fu bombardata senza pietà. Quindi "obamisti", anche di complemento, di tutto il mondo meditate.
Ora su tale evento, ma anche sulle disgraziate vicende, provocate da quella che un giorno storici “revisionisti” definiranno "la grande guerra condotta dagli euro-americani per la spartizione della Jugoslavia dopo Tito", consigliamo la lettura dell' ottimo libro di Michele Antonelli, Canto d’amore per la Jugoslavia. Le sorgenti dell’odio etnico-religioso in Bosnia e nel Kosovo oggi (Il Cerchio Iniziative editoriali, Rimini 2008, pp. 184, euro 16.00).
Michele Antonelli, pur non essendo giornalista e storico di professione, ma un laureato in informatica, attivo, come consulente internazionale, nel campo dei sistemi di informazione, dà veramente il meglio di sé anche come scrittore sincero di cose politiche e profondo conoscitore, fin nelle pieghe più nascoste, dell’anima (jugo)slava, come accade quando si è sorretti dalla forza dell'amore vero. Il che spiega il titolo suggestivo. Un ottimo inizio insomma. Auguri.
Dal punto di visto cronologico Antonelli raccoglie e sviluppa le riflessioni maturate nel suo soggiorno professionale in Bosnia e nel Kosovo durante e dopo gli anni Novanta.
Il quadro che traccia, frutto di conoscenze di prima mano, è spaventoso ma anche di grande densità morale. Canto d’amore per la Jugoslavia va letto come un nobile atto di accusa nei riguardi di un Occidente americanizzato che voleva e vuole imporre, senza tanti complimenti, il suo modello di sviluppo economico e politico, anche dove non richiesto, anzi proprio dove non richiesto. Di qui una doppia strategia, messa a fuoco molto bene da Antonelli: da un lato il divide et impera, sul piano politico ed etnico religioso, dall' altro l’americanizzazione dei costumi su quello culturale e sociale. Una americanizzazione che però viene dopo il ricorso alle maniere forti, come in Jugoslavia e nel Kosovo. Prima il bastone poi la carota.
Particolarmente felici - senza togliere nulla al resto del libro - passi, come questo, dedicati all’americanizzazione dei costumi nella Serajevo “pacificata”:
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“Cosa ci fa una scolaresca, nel mezzo della mattinata, davanti a un cinema dove danno un film con Tom Cruise? Ragazzi e ragazze delle scuole medie, o dei primi anni delle superiori aspettavano l’ingresso a uno spettacolo programmato apposta per loro. I ragazzi hanno bisogno di distrazioni, senza dubbio, soprattutto alla fine di una guerra, ma… così, a gregge, a vedere un film del quale i manifesti annunciavano il solito contenuto di violenza generalizzata, facevano una gran pena. Cosa può insegnare quel Tom Cruise?” .
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Ecco, cosa ci faceva (e sicuramente ci fa tuttora), quella scolaresca uscita da una guerra civile spaventosa, davanti ai manifesti di un Tom Cruise, come al solito armato fino ai denti ? Per scoprirlo un consiglio: leggete l’intrigante libro di Michele Antonelli.