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Tel Aviv invade la Striscia di Gaza

di Tommaso Della Longa - 06/11/2008

 

 
Tel Aviv invade la Striscia di Gaza
 



Deve essere una strategia: ogni volta che il mondo intero aspetta una decisione o un risultato importante, come quello delle elezioni presidenziali statunitensi, Tel Aviv mette in moto la sua macchina di morte, terrore, paura. E così ecco che nella notte del buonismo obamiano, Tsahal ha attaccato senza troppi problemi la Striscia di Gaza, rompendo così la tregua che durava da cinque mesi tra Hamas e Israele. Con la solita scusa della normale operazione di difesa, l’esercito sionista è penetrato in territorio palestinese all’altezza del valico di Kissufim per “distruggere un tunnel realizzato da militanti islamici”. Questa è la versione ufficiale, con i militari israeliani che si sono giustificati dicendo che “mediante quel tunnel, miliziani di Hamas intendevano penetrare nell’immediato futuro in Israele per rapire soldati o civili”. “Si è trattato – hanno aggiunto - di una operazione di carattere ristretto, che si è conclusa nella prima mattinata”. I portavoce delle truppe della stella di davide hanno però omesso di precisare che invadere la Striscia rappresenta una vera e propria provocazione che ha rialzato la tensione e che forse preparerà il terreno ad una nuova guerra. E ancora, trascurano il particolare che i tunnel vengono usati per portare viveri e medicinali in una terra ormai sigillata da Israele.
Dopo l’attacco, le milizie palestinesi non sono rimaste a guardare. Nei violenti combattimenti sono rimasti uccisi sei militanti e feriti alcuni civili, tra cui una donna. Testimoni oculari hanno riferito che le forze di occupazione hanno bombardato la zona di frontiera con l’artiglieria pesante e con la copertura degli elicotteri apache. Inoltre un gran numero di corazzati e forze speciali sono penetrati per centinaia di metri a est di Deir al-Balah: “All’inizio sembrava solo un addestramento - hanno raccontato i testimoni - ma poi è stato chiaro che si trattava di un attacco contro la Resistenza”.
La risposta palestinese è arrivata subito dopo: la Resistenza ha bombardato le postazioni e le colonie israeliane confinanti con la Striscia di Gaza con decine di razzi palestinesi, esplosi in numerosi località israeliane, fra cui le città di Ashqelon e Sderot. Nel Neghev occidentale le autorità israeliane hanno proclamato lo stato di emergenza.
Le brigate al-Qassam hanno fatto sapere, come riporta l’agenzia Infopal, di “aver risposto alle aggressioni israeliane bombardando le colonie e le postazioni dell’occupazione con 51 missili e più di 50 granate”. Hanno anche confermato che risponderanno a “qualsiasi aggressione israeliana”, invitando i propri militanti a “stare in allerta, a causa della massiccia presenza degli aerei da combattimento che stanno sorvolando la zona”.
Dopo gli scontri sono comunque arrivati dei segnali di distensione sia da Tel Aviv sia da Gaza. Il vice ministro israeliano della Difesa Matan Vilnay ha detto di essere “interessato alla calma”. Hamas, dall’altra parte, ha chiesto all’Egitto un intervento diplomatico urgente per “salvare la tregua”.
L’unico dato certo è la volontà israeliana di destabilizzare l’area, tenere alta la tensione e dare l’idea di poter schiacciare la Resistenza palestinese in qualunque momento. Da Gaza, invece, i miliziani hanno solo risposto a un attacco ingiustificato, dopo il quale, è stato anche impedito l’ingresso nella Striscia di una delegazione di parlamentari europei. Magari avrebbero potuto vedere le devastazioni di Tsahal e invece, niente.
Il mondo intero, come sempre, rimane alla finestra in silenzio: guai a infastidire l’alleato israeliano.