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Obamomania

di Miguel Martinez - 06/11/2008

 

Vado di fretta, dovendo consegnare diverse traduzioni.

Noto che si sta diffondendo quella che Repubblica chiama - compiaciuta - la "Obamomania": certi blog poi sono diventati indistinguibili da quelli calcistici nel giorno dopo la partita.

Evidentemente a buona parte della sinistra italiana, l'Impero va benissimo, a patto che a capo ci sia qualcuno di cui Walter Veltroni possa dire, "guardate che è mi' cuggino, m'ha detto che lo posso chiama' quanno me pare!"

Come se l'avvento alla Casa Bianca di un uomo sicuramente più simpatico di George W. Bush significasse che cambia il sistema economico e militare più potente e devastante della storia umana. Perché è questo che conta, e non il "carattere" degli americani, o il "fondamentalismo religioso" o il nome del presidente o il colore della sua pelle.

Siccome le "manie", le esaltazioni mediatiche e il culto dei capi  mi piacciono poco, per gli anglofoni segnalo un ottimo articolo di James Ridgeway intitolato, An Obama Victory Will Transform the Face of the Nation More Than Its Policies su quell'insostituibile fonte di riflessioni lucide che è Counterpunch.

In italiano, c'è una critica a Obama di James Petras - forse un po' sopra le righe, ma che ha il merito di definire alcuni punti chiave in maniera chiara.

Stimolanti le riflessioni di Dalovi sulle manipolazioni italiche della vittoria di Obama.

P.S. Ricordando che Obama non ha la colpa delle pulci italiane che gli si attaccano alla pelliccia... vi ricordate Filippo Penati, presidente della provincia di Milano e autore della memorabile frase, "zero campi rom: i rom non vanno ripartiti, bisogna semplicemente farli ripartire"?

Ieri era tutto felice a Chicago (a spese dei contribuenti?) a dire nuove cose memorabili:

"Ieri notte tra la gente di Chicago, immersi in un oceano di giovani, si poteva toccare con mano la voglia e la spinta al cambiamento che Obama ha saputo interpretare e trasmettere durante la campagna elettorale. Dopo l'elezione di Obama nulla sarà più come prima. La politica dovrà fare i conti con il significato profondo di questo avvenimento storico". Con queste parole il presidente della Provincia Filippo Penati, presente a Chicago invitato dal sindaco, commenta l'elezione del 44esimo presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, che ha seguito a Grant Park. (omnimilano.it)
(05 novembre 2008 ore 18:44)