Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Barack Obama e la sindrome di Stoccolma

Barack Obama e la sindrome di Stoccolma

di Manuel Zanarini - 07/11/2008

 Cosa si intende per “Sindrome di Stoccolma”? Nel 1973, la “Kreditbanken” di Stoccolma venne presa d’assalto da alcuni rapinatori, i quali, una volta scoperti dalla polizia, vi si asserragliarono dentro, tenendo in ostaggio alcuni dipendenti per sei giorni. Tra i sequestrati ed i sequestratori si instaurò un rapporto di comprensione reciproca, che spinsi i prigionieri a collaborare coi ladri, ed una volta liberati a chiedere per questi la clemenza della corte. Questo stato d’animo, che a volte si instaura tra vittima e colpevole, venne definito, dallo psicologo e criminologo svedese Nils Bejerot, “Sindrome di Stoccolma”. Che nesso c’è tra un disturbo psichico e l’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti? L’elemento comune è l’atteggiamento del popolo, e dei mass media, italiano verso tutto quello che succede dall’altra parte dell’oceano.Vorrei ricordare, nel caso qualcuno se lo fosse scordato, che l’Italia è invasa militarmente dagli Stati Uniti dal lontano 1945, e che in questi oltre 60 anni, i “padroni del mondo” hanno sfruttato il Belpaese, imponendo governi e misure economiche a loro piacimento. Giusto per una rapida ripassata: Pentapartito, con l’impossibilità per le opposizioni di governare, per almeno 50 anni; liberalizzazione selvaggia dell’economia; privatizzazioni di quasi ogni settore statale strategico; costituzione dell’Unione Europea delle banche e delle multinazionali; Ustica; strage di Bologna; anni di piombo, con la teoria degli “opposti estremismi”; Cermis; omicidio Calidari… e chi più ne ha più ne metta!Tutti questi esempi dimostrano che gli interessi degli Stati Uniti non coincidono con quelli italiani, e visto che un Presidente statunitense cercherà di fare l’interesse del proprio popolo, di conseguenza la sua politica non favorirà certo noialtri, o nella migliore delle ipotesi non se ne curerà. Fin qua tutto logico, non vedo perché un governo straniero dovrebbe fare gli interessi di noi italiani, soprattutto se pensiamo che neppure i nostri di governi se ne occupano.La conseguenza dovrebbe essere un misto di insofferenza e fastidio verso quel rito di facciata che si chiamano elezioni presidenziali statunitensi. Invece, da settimane non si parla di altro, con divisioni quasi calcistiche: visto che uno si chiama come me tifo Obama, allora io mi schiero con McCain. Certo, saranno solo chiacchiere da bar, roba che fanno i pensionati da una partita a briscola e una a scopa….niente affatto, le televisioni inviano decine di reporter negli Stati Uniti, sondaggi, opinionisti, maratone elettorali, ecc. I politici si contendono le idee del vincitore come se fossero un bel pacchetto di soldi, ecc.Ma il massimo lo si è visto il giorno della vittoria di Obama. Direi che lì la vita politica italiana ha toccato un fondo da cui non penso potrà scendere ulteriormente. Il Partito Democratico ha organizzato a Piazza Navona, la festa per la vittoria di Obama!!!! Ma la cosa più inquietante non era tanto Veltroni che vaneggiava cercando di accreditarsi con leader delle “forze di Centro-Sinistra in ogni parte del mondo”, oppure D’Alema, formatosi nell’Unione Sovietica, applaudire festante. No, la cosa più allucinante erano le centinaia di persone, spero prezzolate, che agitavano cartelli blu e bianchi con scritto “Obama for President”!!!!!!A questo punto ho maturato la mia convinzione: gli italiani soffrono della Sindrome di Stoccolma, sono “innamorati” dei propri sequestratori, li appoggiano, e gioiscono con loro, senza rendersi conto che sono loro ostaggio. Diversamente non saprei spiegarmi tanta idiozia! Giusto per spendere due parole sul risultato delle elezioni americane, trovo che i vari commenti siano uno dei più grossi cumuli di fesserie mai sentite negli ultimi anni. Facciamo un po’ di chiarezza.Si dice, soprattutto a Sinistra: “Un presidente degli Stati Uniti di colore rappresenta una svolta epocale”. Qua si fa finta, almeno spero, di non capire. Forse qualcuno non si è accorto che i tempi sono cambiati dagli autobus dove i neri potevano sedersi solo dietro. Da anni, le multinazionali si contendono attori, cantanti, sportivi di colore (tanto per citarne qualcuno: Beyoncè, Puff Daddy, Michael Jordan, Tiger Woods, Lebron James, Kobe Bryant, le sorelle Williams, Denzell Washingotn, Oprah Winfrey, Naomi Campbell, Tyra Banks,  ecc.), i quali rappresentano degli status symbol, oltre che una fonte inesauribili di miliardi di dollari. Ma oltre lo “star system” esiste una “middle-class” di colore che ormai ha raggiunto uno stile di vita esattamente identico a quello dei “WASP”, con mega-ville e super-suv compresi (gli amanti delle fiction americane si ricorderanno “Willy, il principe di Bel Air”, con l’altro super-idolo Will Smith). Da questa realtà esce l’avvocato Barack Obama, quindi non vedo dove sia la sorpresa nel fatto che abbia vinto, forse Condoleeza Rice non era di colore? La “svolta epocale” ci sarebbe stata se il neo-Presidente fosse uscito dalla comunità di Inglewood, il ghetto nero di Los Angeles, oppure dalla maggioranza dei carcerati, che è di colore.Ma dirò di più, sarebbe bastato che le comunità ghettizzate degli Stati Uniti, i neri che vivono grazie ai sussidi di disoccupazione, senza scuole, senza assicurazione sanitaria, in mano agli spacciatori di crack,ecc, su fossero riconosciute in Obama, o anche solo, “turandosi il naso” avessero votato per lui.Invece, nonostante gli inspiegabili trionfalismi della Sinistra nostrana, le frange povere, comprese quelle di colore, non si riconoscono minimamente in Obama, e a differenza nostra, se ne fregano di chi ha vinto le elezioni. Supposizioni? Salvo che la matematica non sia diventata un’opinione questa è l’inconfutabile verità. Secondo i primi calcoli l’affluenza alle urne dovrebbe essere stata del 60% degli elettori, con un aumento del circa 7% rispetto alle elezioni vinte da Bush. Ora, negli Stati Uniti, per votare devi iscriverti tu al registro dei votanti, praticamente l’opposto di quello che succede in Italia, e notoriamente le minoranza etniche, soprattutto le più povere, non vanno mai a votare. Quindi, dando per scontato che le classi medie e alte abbiano mantenuto l’affluenza delle altre elezioni, anche se sappiamo che non è andata così, questo significa che solo 7 poveri su 100 sono andati alle urne, e tra questi vanno considerati gli ispanici, gli asiatici, e le altre minoranze. Insomma, nella migliore delle ipotesi, per la nostra Sinistra ovviamente, solo 2 o 3 poveri di colore su 100 in più rispetto alle ultime elezioni sono andati alle urne ,e, ammesso e non concesso che questi abbiano votato tutti per Obama, questo dimostra che la quasi totalità delle persone dei ghetti se ne è rimasta a casa.Come mai quindi le persone di colore non si riconoscono in Obama? Come già detto, il nuovo Presidente non è una loro espressione, ma rappresenta la stessa casta dei Bush, dei McCain & Co. Una prova a conferma? Il Center for Responsive Politics (organizzazione non governativa Usa che monitora i legami tra finanza e politica) ha pubblicato sul suo sito web OpenSecrets.org la lista dei maggiori sostenitori di Obama: Goldman Sachs (874.000 dollari), JPMorgan Chase (581.000 dollari), Citigroup (581.000 dollari), UBS, Morgan Stanley (425.000 dollari), grandi Università come Harvard e Stanford, giganti dell'informatica come Microsoft, Google e Ibm, major cinematografiche e televisive come Time Warner e National Amusements e i più potenti studi legali Usa, oltre al personale “supporto” di Gorge Soros.…alla faccia della campagna elettorale pagata con “le persone che versavano 5 o 10 dollari agli angoli della strada” come affermato durante il discorso di ringraziamento. Ma c’è di più, e i neri che vivono nei ghetti lo sanno benissimo. Barack Obama è l’uomo dei poteri forti, delle menti grigie della globalizzazione e della crisi finanziaria in atto. Anche qua parlano i fatti. Il suo consigliere per la politica estera è Zbigniew Brzezinski, fondatore della Trilateral Commission e mente della globalizzazione. I membri principali del suo staff sono: il vice-presidente Joseph Biden, il quale ha dichiarato che Obama aumenterà la pressione militare in paesi come l’Afghanistan, il Pakistan e l’Iran; Dennis Ross, figura di spicco del Bilderberg Group e della fazione dei “neo-con” fautrice delle politiche imperialiste degli Stati Uniti degli ultimi 15/20 anni; e William J. Perry, altro noto membro del Bilderberg Group e Ministro della Difesa sotto Clinton, quindi organizzatore dei bombardamenti sulla Yugoslavia. E’ fautore di una politica talmente imperialista e militarista che ha ottenuto l’appoggio entusiasta del generale David Petraeus, comandante in capo delle forze strategiche nel Medio Oriente, e di Colin Powell. A questo punto, qualcuno potrebbe pensare che avrei voluto che vincesse McCain. Beh, spiacenti, io la Sindrome di Stoccolma non l’ho contratta. A me non frega proprio nulla di chi diventa Presidente degli Stati Uniti, perché so che chi comanda a Washington sono le lobby delle multinazionali e della globalizzazione, a prescindere che a vincere la farsa elettorale sia un reduce del Vietnam o un avvocato “casualmente” di colore. Scusate, ma continuo a pensare che per “migliorare il mondo”, come enfaticamente si augurava Veltroni a Piazza Navona, prima bisogna ricacciare gli Stati Uniti dall’altra parte dell’oceano, poi si vedrà.