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Saccheggio Basilicata

di Mauro Maggiora - 11/11/2008


Ogni volta che penso allo sfruttamento e all'impoverimento sociale, economico, ambientale, economico e morale di questo Paese, chissà perché, mi viene in mente il verme di Guinea. Questo verme, endemico in molte zone tropicali dell'Africa e dell'Asia, entra nel corpo umano in forma di larva attraverso l'acqua che si beve. Lo scrittore Hunter S. Thompson lo descrive così: «Cresce dentro al corpo fino a raggiungere una lunghezza di novanta centimetri, a quel punto è tanto grande e robusto da poter perforare la pelle dall'interno, mostrandosi per quello che è: un orribile verme rosso con la testa come un cobra, che si dimena nel tentativo di respirare». Fuor di metafora, il verme di Guinea del liberismo servoassistito dalla prepotenza famelica dei suoi sgherri, ha dilaniato il nostro Paese dall'interno, scarnificandolo.
Un esempio? È di questi giorni la notizia dell'approvazione del disegno di legge 1441 ter sull'energia. Questo decreto, di cui si è parlato poco, di fatto priva i residenti lucani della  rappresentanza regionale in grado di concorrere alla valutazione di impatto ambientale sulla ricerca di idrocarburi. Un rigurgito centralista, una specie di eresia per l'onda federalista che va di moda, ma tant'è... La Basilicata e il petrolio, il Texas del Mezzogiorno, dove lo Stato e l'Eni, d'imperio, scippano  ai residenti il diritto di opporsi allo sventramento totale e la sovranità territoriale nel senso più tragico, con conseguenze ambientali che possiamo immaginare. Basti pensare al disastro già in corso nella Val d'Agri, in provincia di Potenza, dove oggi si registrano picchi tumorali ed infezioni broncopolmonari in crescita esponenziale.
Aria, terra, falde acquifere sature di idrogeno solforato. Lo Stato italiano è ormai una Compagnia delle Indie in cui un manipolo di oligarchi che si definiscono pomposamente "rappresentanti eletti democraticamente" saccheggiano, ammorbano, inquinano, dilapidano, ricettano il patrimonio nazionale, la nostra salute, il nostro futuro, la nostra speranza sempre più esile...