Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I romanzi colgono la vita (e le donne lo sanno)

I romanzi colgono la vita (e le donne lo sanno)

di Francesco Alberoni - 11/11/2008

 

 

Se una sera andate a cena da degli amici e portate come regalo un romanzo spesso il padrone di casa vi dirà: «Grazie, mia moglie ne sarà felice». Perché la moglie e non lui? Perché i maschi leggono meno delle donne, ma soprattutto leggono meno romanzi. Preferiscono la saggistica o il giornalismo che tratta di storia, di politica, economia, scienza, argomenti che considerano seri, impegnativi. Da questi libri pensano di imparare cose importanti, pratiche, utili. Essi hanno fiducia nel pensiero razionale, costruito su concetti. Fanno eccezione le biografie perché riguardano personaggi reali e seguono un rigoroso ordine cronologico. La narrativa invece dà loro l'impressione di essere un flusso disordinato di accadimenti fantasiosi che non aiutano a comprendere la realtà e il comportamento degli esseri umani. Vuoi mettere un libro che descrive il sistema politico o il sindacato o la crisi economica? Senza negare importanza alla saggistica, posso però dire che sbagliano.

La narrativa — e le donne lo sanno bene — ti dà quanto la saggistica non potrà mai darti: il flusso reale della vita umana, il significato delle azioni, i pensieri nascosti, i mille contraddittori motivi che stanno dietro le nostre decisioni. La narrativa ti fa partecipare al mondo interiore di uomini e donne che sperano, sognano, amano, soffrono, lottano, vincono, sono felici e hanno paura. Un mondo che non è lineare, dove si mescolano passato, presente e futuro, tenerezza e passione, dubbi e certezze, odio e compassione, violenza e pentimento. Le donne si identificano nei personaggi del romanzo, vivono ciò che essi vivono e imparano dalla loro esperienza come fosse la propria. E si identificano un po' nello stesso modo con i personaggi della cronaca mondana di cui leggono le storie, e di cui sanno tutto su mariti, amori, amanti, rivali, figli, successi, insuccessi, tradimenti e dolori. In questo modo acquisiscono una conoscenza pratica, intuitiva delle emozioni che i maschi, con la loro razionalità, non riescono a procurarsi. E c'è un altro motivo per leggere soprattutto la grande narrativa: il linguaggio. Sono i grandi narratori che creano il linguaggio. Chi non legge questi libri non imparerà mai a scrivere. Molti politici scrivono male proprio per questo motivo. Fra una persona che ha fatto l'università ma non legge, e una con una scolarità inferiore ma che ha l'abitudine di leggere, la seconda parla e scrive meglio.