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Sinistra "imperialista" (e senza distinzioni tra quella democratica e quella radicale)

di A. Berlendis - 13/11/2008

 

Si è obiettato all’articolo di Petrosillo che le sinistre avrebbero una posizione differenziata

verso la Russia, ed inoltre mi pare si faccia difficoltà a riconoscere la segnalazione di La

Grassa per cui la posizione del presidente del Consiglio Berlusconi verso la Russia sia

decisamente migliore rispetto a quella della sinistra. A questo proposito vi è una recente

cartina di tornasole che a mio avviso può contribuire a chiarire le questioni. Nel 2007 gli USA

hanno annunciato il progetto di uno scudo antimissile che, contrariamente all’ideologia

ufficialmente esposta, ha un carattere
offensivo ed è rivolto contro il possibile riemergere

della potenza russa. Rispetto al progetto statunitense sottolinerei i seguenti fatti :

i. il governo di centrosinistra (Prodi-1) nel febbraio1 2007 firmò un protocollo di adesione,

rimasto segreto, al progetto USA. "«Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio

abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l'Italia e possiamo ora iniziare a

sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme

di collaborazione
»: così il generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia degli Stati uniti di

difesa missilistica, ha annunciato il 27 marzo, di fronte al comitato per i servizi armati della

Camera dei rappresentanti, che l'Italia entra ufficialmente nel programma dello «scudo» antimissili

che gli Stati uniti vogliono estendere all'Europa. Nessun annuncio, invece, da parte del

governo italiano."2

ii. nessuna componente della sinistra reagì e trasse conclusioni politiche conseguenti di

fronte a tale evento. Ad aggravare il tutto, non vi fu solo il silenzio sull’accordo, ma anche il

fatto che la sigla del protocollo
non rientrava neppure nei dodici punti che tutti i

rappresentanti del centrosinistra avevano sottoscritto per dar vita (ma è un eufemismo !) al

Prodi-bis. Infatti, il pur vergognoso punto uno così recitava : «
Rispetto degli impegni

internazionali e di pace. Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite

in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione

Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella

missione in Afghanistan. Una incisiva azione per il sostegno e la valorizzazione del

patrimonio rappresentato dalle comunità italiane all'estero».

iii. nessuna componente della sinistra, neppure dopo, sottolineò che l'accordo oltre che

essere l'ennesima espressione di sudditanza verso gli USA, ed un ulteriore cessione

sovranità nazionale , era in contrasto con interessi
nazionali ,che richiederebbero lo sviluppo

di rapporti cooperativi con la federazione russa ( Anche in questo caso è da segnalare che

l’attuale governo nei recenti incontri moscoviti non solo ha siglato accordi economici, ma ha

dichiarato di voler diventare il primo partner commerciale della Russia
3). Si rammenti che nei

mesi successivi alla sigla dell'accordo, il ministro degli esteri D'Alema tentava di ridurne—ad

uso e consumo della sua base sociale ed elettorale—la portata ed il significato , mentre il

'pvesidente della Cameva' discettava amabilmente sullo scudo antimissile e sul disarmo4.

1 Non irrilevante è osservare come i quotidiani di riferimento della GF&ID titolavano in quel periodo : “Scudo spaziale : l’Italia non è protetta.”

–La Stampa’ 13 marzo 2007 oppure “La NATO : lo scudo spaziale USA non copre l’Italia.” –Corriere della sera 13 marzo 2007.

2 Dinucci ‘Il manifesto’ 1 aprile 2007. L’intera vicenda è stata seguita e ricostruita magistralmente da Manlio Dinucci in una serie di articoli

che metto in appendice.

3 Da www. repubblica.it del 7 novembre 2008.

4 Le circonvoluzioni di Bertinotti si trovano nelle dichiarazioni raccolte da ‘Il giornale’ del 15 giugno 2007.

1

iv. Non si erano ancora smorzati i cori scomposti ed i penosi peana da parte delle sinistre

(anche qui senza troppe differenziazioni) verso il neopresidente USA,verso il suo radioso

nuovo corso ‘
pacifista’ , che si è avuto l’annuncio della amministrazione USA subentrante, di

voler continuare con il dispiegamento dello scudo antimissile contro la Russia. Chissà quale

posizione assumeranno verso l’odierna comprensibile reazione russa, le sinistre che quando

erano al governo hanno aderito allo scudo antimissile…

v. Oggi 12 novembre 2008, Berlusconi ha dichiarato «Diciamolo chiaramente, consideriamo

che ci siano state delle provocazioni nei confronti delle Federazione russa come per ilprogetto di collocare missili

in Polonia e Repubblica ceca
».5 (aggiungendo inoltre che

sono provocazioni anche il riconoscimento del Kosovo e l'ipotesi di un possibile ingressodella Georgia e dell'Ucraina nella Nato

.”). Vedremo se la sinistra assumerà la stessa

posizione … o lo criticherà come nel caso delle sue dichiarazioni sull’aggressione georgiana

all’Ossezia.

La sinistra appare quindi essere
sostanzialmente una, dove l’unica differenziazione che si intravede è quella tra sinistri, cioè coloro che stanno tentando attraverso manovre, più o

meno oscure, di rovesciare l’attuale governo in sintonia con i loro referenti della GF&ID, ed i

sinistrati, coloro che essendo stati esclusi,dimostrano—ma non vi era nessun bisogno di questa ulteriore manifest(azione)—di essere disposti a tutto pur di rientrare dentro gli apparati

parlamentari dello Stato.

[Appendice documentaria]

L'Europa sotto lo scudo del presidente Bush

Ecco che cos'è il «sistema Abm» che gli Stati uniti vogliono installare nel cuore dell'Europa orientale

Manlio Dinucci

Che cosa sono e che funzione hanno i missili Abm che gli Usa vogliono installare nell'Europa orientale ? Sono missili

intercettori, la cui funzione è distruggere con l'impatto cinetico i missili balistici nemici una volta lanciati. Ne sono già stati

installati 14 in Alaska, che saliranno a 21 nel 2007, più altri 3 in California. Essi dovrebbero divenire operativi nel 2011, ma

sono ancora lontani dall'essere affidabili, come dimostra il fallimento di diversi test. Insieme ad altri sistemi, dovrebbero

fornire agli Stati uniti uno «scudo» anti-missili.In realtà esso è un sistema non di difesa ma di offesa: se un giorno gli Usa

riuscissero a realizzarlo, sarebbero in grado di di usare per primi la spada nucleare, ossia lanciare un first strike contro un

paese dotato anch'esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare o attenuare gli effetti di una

eventuale rappresaglia. Non a caso Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, ma

l'amministrazione Bush lo ha affossato nel 2002.Mentre ancora lo «scudo» è in fase sperimentale, gli Usa vogliono installare

in Polonia 10 missili intercettori e una stazione radar Abm nella Repubblica ceca. Nella strategia del Pentagono questo è il

primo passo per estendere lo «scudo» ad altri paesi dell'Europa orientale (il governo ucraino si è già detto disponibile) e al

resto d'Europa: la Gran Bretagna ha messo a disposizione del Pentagono il radar della base di Fylingdales. Ufficialmente,

l'installazione dei missili intercettori in Polonia dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l'Europa dai missili balistici della

Corea del nord e dell'Iran. La motivazione però non regge. Nessuno di questi paesi, né un altro «stato canaglia», ha missili in

grado di minacciare gli Stati uniti e l'Europa. Per di più la Corea del nord, se volesse colpire gli Stati uniti, lancerebbe i suoi

missili non certo verso ovest al di sopra dell'Europa. E, se si volessero intercettare i missili iraniani (che non possono

raggiungere gli Usa e l'Europa, né sono armati di testate nucleari), occorrebbe installare i missili Abm in Turchia o altri paesi

limitrofi.Non resta che una conclusione, quella che hanno già tratto a Mosca: il piano statunitense di installare missili Abm

nell'Europa orientale mira ad acquisire un ulteriore vantaggio strategico sulla Russia.I missili Abm, che hanno un raggio

d'azione di 4mila km e possono raggiungere 1.500 km di altezza, non sarebbero in grado, lanciati dalla Polonia, di

intercettare i missili russi all'inizio della traiettoria e sarebbero poco efficaci anche nella fase intermedia. Tuttavia, poiché i

primi due stadi del missile intercettore sono costituiti da quelli del missile balistico intercontinentale Minuteman II, basterebbe

5 Da www.corriere.it 12 novembre 2008 ‘Lo scudo USA è una provocazione’ ….

sostituirli con quelli del Minuteman III per accrescerne la gittata. Allo stesso tempo, potrebbe essere fortemente aumentato il

numero dei missili Abm schierati in Europa.

Il capo di stato maggiore russo, generale Yuri Baluyevsky, ha dichiarato che, di fronte alla progettata installazione dei missili

Abm nell'Europa orientale, «abbiamo trovato metodi adeguati e asimmetrici che ci permettono di dire : gli esistenti e futuri

sistemi Abm saranno efficacemente penetrati dai nostri missili balistici intercontinentali e dalle loro testate». E lo stesso

Baluyevsky avverte che la Russia potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili a

raggio intermedio schierati in Europa. Spira così sull'Europa, di nuovo, il vento della guerra fredda. Anche se i missili

intercettori saranno inutili, Washington può così conseguire un primo risultato: dimostrare che gli alleati europei, per essere

sicuri, devono stare sotto lo «scudo» politico-militare statunitense.

MANIFESTO 21-02-2007

Si fanno scudo dell'Italia

di Manlio Dinucci

su Il Manifesto del 13/03/2007

Il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer: «L'Italia ( con Grecia e Turchia) in serie B: non è protetta dal sistema Usa

antimissile in Polonia e Cechia». E allora ? «L'Europa deve avere una sua difesa missilistica basata sul piano Usa»

L'Italia rischia di finire in serie B. Lo ha detto il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, parlando non di

scudetto ma dello «scudo» anti-missili che gli Usa vogliono estendere all'Europa. In una intervista al Financial Times, ieri, ha

dichiarato che «in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B, all'interno della Nato:

per me l'indivisibilità della sicurezza è il principio guida».

Perché l'Italia sarebbe, insieme a Turchia e Grecia, in «serie B» ? Perché l'attuale sistema progettato dagli Stati uniti, che

prevede l'installazione di 10 missili intercettori in Polonia e di una stazione radar nella Repubblica ceca, non coprirebbe

questi paesi. Funzionari della Nato hanno però dichiarato al Financial Times che «sarebbe comunque fattibile e sostenibile

estendere la protezione a paesi altrimenti esposti, come Turchia, Grecia e Italia».

Anche l'Italia, dunque, potrebbe essere «protetta» dallo «scudo» antimissili made in Usa. Il Pentagono ha già installato sul

territorio statunitense 17 missili intercettori: 14 in Alaska, che saliranno a 21 nel 2007, più altri 3 in California. Gli intercettori,

la cui funzione è distruggere i missili balistici nemici, dovrebbero divenire operativi nel 2011. Il fallimento di diversi test

dimostra però che sono ancora inaffidabili. Ma se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili

affidabile, essi disporrebbero di un sistema non di difesa ma di offesa: sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike

contro un paese dotato anch'esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare o attenuare gli effetti

di una eventuale rappresaglia. Proprio per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali

sistemi, ma l'amministrazione Bush lo ha affossato nel 2002.Mentre ancora lo «scudo» è in fase sperimentale, gli Stati uniti

lo vogliono estendere all'Europa.
Ufficialmente, dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l'Europa dai missili balisticidella Corea del nord e dell'Iran. Ma questi paesi, né altri «stati canaglia», hanno missili in grado di minacciare gli Stati uniti e

l'Europa e l'Iran non possiede neppure testate nucleari. In realtà, schierando missili intercettori in Polonia e altri paesi

dell'Europa orientale (il governo ucraino si è già detto disponibile), gli Stati uniti acquisirebbero un ulteriore vantaggiostrategico sulla Russia

. Contemporaneamente, rafforzerebbero la loro leadership nei confronti degli alleati europei :lo «scudo» dispiegato in Europa sarebbe infatti inserito nel sistema di comando e controllo statunitense. E inoltre

scaricherebbero sugli alleati parte dei costi per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.

La Russia ha annunciato però che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici», e ha avvertito

che potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili a raggio intermedio in Europa.

Non sono solo parole. Nell'ultimo summit della Ue, il presidente francese Jacques Chirac ha avvertito che il piano

statunitense di installare in Europa lo «scudo» anti-missili potrebbe «spaccare il continente e provocare una nuova guerra

fredda». Prevedendo tali difficoltà, Washington non ha chiesto subito il consenso della Nato ma, scavalcando l'Alleanza, ha

cercato di guadagnare prima quello di singoli paesi attraverso negoziati bilaterali. Sembra ormai acquisito il consenso dei

governi polacco e ceco. Washington, comunque, continua a premere: il 21 febbraio, giornalisti della radiotelevisione polacca

sono stati portati in visita a Fort Greely, in Alaska, dove sono installati i primi missili intercettori, così da dare «una accurata

informazione» al pubblico polacco. Inoltre, la prossima estate, lo stesso presidente Bush potrebbe visitare Varsavia per la

messa a punto del progetto. E anche i governi britannico e danese hanno dichiarato la loro disponibilità.

A questo punto, con perfetto tempismo, arriva l'intervista del segretario generale della Nato. Egli ribadisce anzitutto che la

percezione della Russia di essere accerchiata è errata : essa infatti non può essere preoccupata dal fatto che «la

democrazia, la stabilità e il principio di legalità si avvicinano ai suoi confini». Dichiara quindi che «la Nato in quanto tale non

3

deve prendere una posizione che influenzi in alcun modo i negoziati degli Stati uniti con la Repubblica ceca e la Polonia».

Ricorda infine che «in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B» e che la Nato ha

già realizzato uno studio di fattibilità di 10mila pagine secondo cui «è possibile sviluppare un sistema di difesa missilistica

dell'intera Europa, basato sul piano statunitense». Suggerisce quindi che esso potrebbe essere integrato con i sistemi che la

Nato sta sviluppando per «proteggere le forze dispiegate», ossia proiettate in lontani teatri bellici come quello afghano.

La Nato dunque si sta preparando ad accettare lo «scudo» statunitense.

Che cosa farà a questo punto il governo Prodi ?

Il ministro degli esteri Massimo D'Alema ha già detto di condividere l'opinione del segretario generale della Nato, auspicando

che la proposta degli Usa venga discussa dalla Nato e dalla Ue. Ma non dovrebbe prima essere discussa nel parlamento

italiano ?

manifesto 13-03-2007

L'Italia, in segreto, sotto lo scudo Usa

Sistema antimissile, il «memorandum quadro» sottoscritto da Italia e Usa c'è e lo abbiamo letto

Manlio Dinucci Tommaso Di Francesco

«Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l'Italia e

possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di

collaborazione»: così il generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia degli Stati uniti di difesa missilistica, ha annunciato

il 27 marzo, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti, che l'Italia entra ufficialmente nel

programma dello «scudo» anti-missili che gli Stati uniti vogliono estendere all'Europa. Nessun annuncio, invece, da parte del

governo italiano.

Il memorandum di accordo quadro è stato siglato al Pentagono lo scorso febbraio probabilmente dal sottosegretario per la

difesa Giovanni Forcieri (Ds), che il 7 febbraio ha firmato qui il memorandum d'intesa con cui l'Italia si assume ulteriori

impegni nel programma del caccia statunitense F-35 Lightning (Joint Strike Fighter). Ma mentre questo onerosissimo

accordo - subito ci costerà un miliardo di dollari - è stato reso pubblico, quello sulla partecipazione italiana allo «scudo» antimissili

è rimasto segreto. Quando il 12 marzo il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha dichiarato che «in

materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B all'interno della Nato», il ministro degli

esteri Massimo D'Alema ha detto di condividere l'opinione di Scheffer, auspicando che la proposta degli Usa di estendere il

loro «scudo» all'Europa venga discussa dalla Nato e dall'Unione europea. Non ha detto però che l'Italia aveva a questo

punto già sottoscritto il memorandum di accordo quadro ed era stata quindi promossa in «serie A».

Neppure tutte le forze della coalizione governativa in questo momento sembrano essere state informate dell'accordo. E tanto

meno sono stati informati il parlamento e gli italiani di un passo di tale importanza, le cui implicazioni sono enormi.
L'accordo

sottoscritto al Pentagono pone l'Italia in prima linea in un sistema le cui reali finalità non sono difensive ma offensive: laRussia, di fronte a questo tentativo statunitense di

acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha già

annunciato che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici»; ha avvertito inoltre che potrebbe

anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili a raggio intermedio in Europa. Il piano

statunitense di installare in Europa lo «scudo» anti-missili - ha ammonito anche il presidente francese Jacques Chirac -

potrebbe «spaccare il continente e provocare una nuova guerra fredda».Contemporaneamente, mettendo l'Europa sotto il

loro «scudo», gli Usa rafforzano la loro leadership nei confronti degli alleati europei: lo «scudo» dispiegato in Europa sarà

infatti inserito nel sistema di comando e controllo statunitense. E inoltre gli Usa possono scaricare sugli alleati parte dei costi

per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.Nonostante il silenzio e le smentite del governo

italiano che non confermano l'accordo, sono particolarmente gravi le implicazioni per l'Italia. L'accordo quadro prevede una

serie di accordi specifici che coinvolgeranno nel programma dello «scudo» statunitense non solo le industrie militari italiane,

soprattutto quelle del settore aerospaziale, ma anche università e centri di ricerca.L'accordo quadro comporta quindi una

ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, sotto la cappa del segreto militare. Comporta un ulteriore

aumento della spesa militare italiana (già al settimo posto su scala mondiale), soprattutto dei programmi di investimento

derivanti da accordi internazionali, ai quali l'ultima Finanziaria ha destinato 4,5 miliardi di euro in tre anni. Comporta un

ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi in Italia, con la conseguenza che il nostro paese diverrà ancor

più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est. Comporta ulteriori pericoli per il nostro

paese che, per la sua collocazione geografica, costituisce una postazione ottimale in cui installare i missili intercettori: le

zone di installazione diverranno di conseguenza bersagli militari, come negli anni '80 la base di Comiso in cui erano installati

i missili nucleari statunitensi.

La conclusione del memorandum di accordo quadro, deciso dal governo Prodi, ha quindi per il nostro paese gravissime

implicazioni su tutti i piani: militare, politico, economico. Non c'è però da stupirsi che ciò sia opera di un governo di centrosinistra.

Infatti il primo memorandum d'intesa sulla partecipazione italiana ai programmi di ricerca per lo «scudo» fu firmato al

Pentagono, nel settembre 1986, dal secondo governo Craxi.

Il memorandum d'intesa con cui l'Italia è entrata operativamente in uno dei programmi dello «scudo», il Meads, è stato

firmato al Pentagono dal primo governo Prodi nel maggio 1996: si trattava allora di un «piccolo scudo» destinato a

proteggere i soldati statunitensi e alleati all'offensiva in distanti teatri bellici. Ed ora è stato il secondo governo Prodi a

concludere il ben più importante memorandum di accordo quadro che, preannunciato dal generale Obering nel marzo 2006,

era stato redatto dal Pentagono col governo Berlusconi, ma la cui firma era slittata in vista delle elezioni italiane di aprile.

Anche se il governo Berlusconi non ha avuto la soddisfazione di siglare l'accordo, esso è andato in porto così come era stato

redatto. Probabilmente ci troviamo di fronte ad un'altra
esemplare storia di spirito bipartisan.

Che cos'è il sistema antimissile

Con un sistema antimissile affidabile gli Usa disporrebbero di un'arma non di difesa ma di offesa: sarebbero cioè in grado di

lanciare un first strike

M. D.

Che cosa sono e che funzione hanno i missili che gli Stati uniti vogliono installare in Europa, a cominciare da due paesi

chiave dell'Europa orientale, Repubblica ceca e Polonia? Sono missili intercettori, la cui funzione è distruggere i missili

balistici nemici una volta lanciati. Sul territorio statunitense, ne sono già stati installati 17 (14 in Alaska e 3 in California), che

saliranno a 21 nel 2007 e a 30 nel 2008.Essi fanno parte di uno «scudo a più strati» che, secondo il progetto, dovrebbe

essere in grado in futuro di intercettare i missili balistici nemici sia nella fase di lancio che in quelle intermedia e terminale. Il

sistema è però ancora lontano dall'essere affidabile, come dimostra il fallimento di diversi test.

Il «primo colpo»

Ma se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili affidabile, essi disporrebbero di un sistema

non di difesa ma di offesa: sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch'esso di armi

nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Proprio

per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, ma l'amministrazione Bush lo ha

affossato nel 2002. Mentre lo «scudo» è ancora in fase sperimentale, il Pentagono lo vuole estendere all'Europa, installando

i primi 10 missili intercettori in Polonia e una stazione radar nella Repubblica ceca. Altri missili, nei piani del Pentagono,

dovrebbero essere installati ancora più a est in Ucraina e a sud in Italia. Ufficialmente, l'installazione dei missili intercettori in

Europa dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l'Europa stessa dai missili balistici della Corea del nord e dell'Iran.

Nessuno di questi paesi, né un altro «stato canaglia», ha però oggi missili in grado di minacciare gli Stati uniti e l'Europa.

Se volessero colpire...

Per di più la Corea del nord, se volesse colpire gli Stati uniti, lancerebbe i suoi missili non certo verso ovest al di sopra

dell'Europa. E, se si volessero neutralizzare i missili iraniani (che non possono raggiungere gli Usa e l'Europa, né sono

armati di testate nucleari), occorrebbe installare i missili intercettori in Turchia o altri paesi limitrofi.

Secondo Mosca, il piano statunitense di installare missili intercettori nell'Europa orientale mira ad acquisire un ulteriore

vantaggio strategico sulla Russia. Questi missili, che hanno un raggio d'azione di 4mila km e possono raggiungere 1.500 km

di altezza, non sarebbero però in grado, lanciati dalla Polonia, di intercettare i missili russi all'inizio della traiettoria e

sarebbero poco efficaci anche nella fase intermedia. Ma al Pentagono pensano di installarne altri ancora più a est, in

Ucraina. Contemporaneamente potrebbe essere aumentato il loro raggio d'azione: poiché i primi due stadi dei missili

intercettori sono costituiti da quelli del missile balistico intercontinentale Minuteman II, basterebbe sostituirli con quelli del

Minuteman III per accrescerne la gittata. Ma, anche una volta perfezionati, ne occorrerebbero centinaia o migliaia per

neutralizzare i missili balistici russi. Il piano, dunque, non è realistico. E' invece realistico il vantaggio che gli Usa possono

acquisire installando in Europa stazioni radar, tipo quella che intendono collocare nella Repubblica ceca. Essa sarebbe la

prima installazione di una rete di sofisticati centri di intelligence, attraverso cui il Pentagono potrebbe monitorare, più

efficacemente di quanto è in grado di fare oggi, non solo il territorio russo ma l'intero territorio europeo.

Una posizione invidiabile

Naturalmente l'Italia, per la sua posizione geografica, sarebbe inoltre particolarmente adatta per l'installazione sia di radar

che di missili intercettori rivolti verso il Medio Oriente e il Nord Africa. L'altro realistico vantaggio per Washington sarebbe

quello di avere in mano un altro strumento per impedire che l'Unione europea possa un giorno rendersi militarmente

autonoma dagli Stati uniti. L'intero sistema di stazioni radar e postazioni missilistiche in Europa dipenderebbe infatti dal

Centro di comando, controllo, gestione della battaglia e comunicazioni, all'interno della catena di comando che fa capo al

5

presidente degli Stati uniti d'America.

Il manifesto 01-04-2007

Scudo Usa, i «misteri» dell'accordo segreto

La «smentita» Dopo la nostra inchiesta è stata annunciata una smentita dalla segreteria del sottosegretario Forcieri.

Mai arrivata

Manlio Dinucci

Tommaso Di Francesco

Sei giorni fa il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri ci ha annunciato, tramite la sua segreteria, che avrebbe

ufficialmente smentito una inchiesta de il manifesto. Con una lettera al nostro giornale, avrebbe prontamente negato di aver

firmato l'accordo con cui l'Italia entra di fatto nel programma dello «scudo» anti-missili che gli Usa vogliono estendere

all'Europa. Finora, però - nonostante sia stata depositata una chiara ed inequivocabile interrogazione urgente su questo di

Rifondazione comunista - non è arrivata alcuna lettera.

A questo punto, comunque, riteniamo necessaria una precisazione: anzitutto, nell'articolo «L'Italia, in segreto, sotto lo scudo

Usa» (v. il manifesto, 1 aprile 2007), si affermava che l'accordo era stato siglato al Pentagono in febbraio «probabilmente»

dal sottosegretario Forcieri, che il 7 febbraio era negli Stati uniti e aveva firmato qui il memorandum d'intesa sulla ulteriore

partecipazione italiana al programma del caccia statunitense F-35 Lightning. Forcieri ha infatti la delega per i programmi di

cooperazione internazionale nel campo degli armamenti. Il sottosegretario Forcieri però, secondo quanto comunicatoci

telefonicamente dalla sua segreteria, non avrebbe firmato alcun accordo sulla partecipazione italiana allo «scudo» Usa. Il

fatto è però secondario: non è importante sapere chi del governo l'abbia formalmente firmato, ma perché il governo Prodi l'ha

tenuto segreto. A meno che non esista alcun accordo e il direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, che l'ha annunciato

il 27 marzo, abbia detto il falso di fronte alla Camera dei rappresentanti.Il nostro giornale è stato l'unico in Italia a basare la

notizia dell'accordo su un documento ufficiale: il testo scritto della dichiarazione fatta dal generale Henry Obering III, direttore

dell'Agenzia degli Stati uniti di difesa missilistica, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti.

Qui il generale Obering ha dichiarato il 27 marzo 2007:
«Ho il piacere di annunciare che in questo scorso febbraio (this past

February) abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l'Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di

condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione».

Non abbiamo ragione di dubitare di questa dichiarazione ufficiale. Ma se non corrispondesse al vero, il governo Prodi

dovrebbe smentirla pubblicamente. Se non è così, invece, deve spiegare perché, mentre il congresso degli Stati uniti è stato

ufficialmente informato dell'accordo con l'Italia, il parlamento italiano non è stato informato dell'accordo con gli Stati uniti.

Non solo. Un accordo di tale portata avrebbe dovuto essere sottoposto al parlamento prima della sua conclusione. E' stato

invece concluso in segreto, tenendo gli italiani all'oscuro delle sue implicazioni sul piano militare, politico ed economico.

L'accordo sottoscritto al Pentagono pone infatti l'Italia in prima linea in un sistema le cui reali finalità non sono difensive ma

offensive: se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili affidabile, essi sarebbero infatti in grado

di lanciare un first strike contro un paese dotato anch'esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di

neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia.

Mentre lo «scudo» è ancora in fase sperimentale, il Pentagono lo vuole estendere all'Europa, installando i primi 10 missili

intercettori in Polonia e una stazione radar nella Repubblica ceca, presso Praga. Altri missili, nei piani del Pentagono,

dovrebbero essere installati ancora più a est in Ucraina e a sud in Italia. La Russia, di fronte a questo tentativo statunitense

di acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha annunciato che prenderà delle contromisure militari.

In tal modo gli Stati uniti contribuiscono, ancora una volta, a creare in Europa divisioni e tensioni utili alla loro politica.

Mettendo l'Europa sotto il loro «scudo», gli Usa rafforzano allo stesso tempo la loro leadership nei confronti degli alleati

europei e possono scaricare su di loro parte decisiva dei costi per lo sviluppo del sistema.

Particolarmente
gravi le implicazioni per l'Italia.L'accordo comporta un ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi sul nostro territorio, che diverrà

ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est e, quindi, ancor più bersaglio

militare. Comporta una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, sotto la cappa del segreto militare.

Comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana, soprattutto dei programmi di investimento derivanti da accordi

internazionali.

Quelli di competenza diretta del sottosegretario Forcieri ai quali ci ha fatto sapere, tramite la sua segreteria, di essere

stavolta completamente estraneo.

manifesto 10-04-2007

Scudo Usa, il governo ammette

Il sottosegretario Marco Verzaschi (Udeur) ha ammesso la firma «dell'accordo quadro Italia-Usa», siglato a

Washington senza informare parlamento e governo

Manlio Dinucci

Tommaso Di Francesco

«Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che amplia il perimetro di tale

cooperazione al settore della difesa da missili balistici»: così ha dichiarato, il 12 aprile alla Camera dei deputati, il

sottosegretario di stato per la difesa Marco Verzaschi (Udeur), rispondendo a una interpellanza urgente presentata il 3 aprile

dai gruppi di Rifondazione comunista al Senato e alla Camera.

Il governo riconosce dunque l'esistenza dell'accordo, documentata dal nostro giornale 1° aprile 2007, arricchisce di particolari

la vicenda, precisando che il memorandum di accordo quadro sarebbe stato siglato al Pentagono «lo scorso febbraio». In

effetti il nostro giornale è stato l'unico in Italia a basare la notizia dell'accordo su un documento ufficiale: il testo scritto della

dichiarazione fatta il 27 marzo 2007 dal generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, di fronte

al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti: «Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo

stabilito un memorandum di accordo quadro con l'Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di

tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione».Il sottosegretario Verzaschi non ha però spiegato

perché il governo italiano avesse finora tenuto segreto un accordo di tale portata, né ha precisato chi l'abbia firmato lo scorso

febbraio. Noi abbiamo scritto che probabilmente era stato il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri, in visita negli Usa in

quel periodo, a firmarlo. Lui nega di averlo mai firmato - non ne era a conoscenza nemmeno lui ? - pur non avendo ancora

smentito ufficialmente, ma lo ascolteremo in questi giorni direttamente. Il fatto «nominale» è comunque secondario :

l'importante è sapere
perché il governo Prodi l'abbia firmato, perdipiù tenendolo poi segreto. Ha «provato» a spiegarlo

il sottosegretario Verzaschi. «Il citato Accordo quadro di cooperazione - ha dichiarato in aula - si inserisce nelle molteplici

iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie atti-vità volte alla realizzazione di idonei

strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di

massa da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici». Lo stesso generale Obering ha invece chiarito che lo schieramento in

Europa, da parte degli Stati uniti, di missili anti-missili non rientra in ambito Nato e che «gli Usa non sono disponibili a cedere

la responsabilità del progetto». Poiché la Francia si oppone a tale progetto e altri governi alleati sono dubbiosi, Washington

non ha chiesto il consenso della Nato ma, scavalcando l'Alleanza, ha cercato di ottenere prima quello di singoli governi

consenzienti (Gran Bretagna, Polonia, Repubblica ceca, Italia e altri) attraverso accordi bilaterali. Contraddicendosi, lo stesso

Verzaschi ha ammesso che «i principali alleati sono stati incoraggiati ad associarsi ai progetti americani». I governi italiani

non hanno avuto bisogno di molto incoraggiamento.
L'accordo quadro con l'Italia, preannunciato dal generale Obering nel

marzo 2006, era stato redatto dal Pentagono col governo Berlusconi. La firma era però slittata in vista delle elezioni italiane

di aprile, ed è stato poi il secondo governo Prodi ad apporla.
«L'Accordo in questione - ha dichiarato il sottosegretario

Verzaschi - è giustificato dalla volontà dei due paesi di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di

rafforzare la cooperazione in ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l'avvio a scambi di informazioni

propedeutici a eventuali successive collaborazioni». Non spiega però il sottosegretario in che modo il governo abbia

verificato la «volontà» dell'Italia di sottoscrivere l'accordo, dal momento che è stato tenuto segreto non solo agli italiani, ma al

parlamento e a parte della stessa coalizione governativa, mentre invece avrebbe dovuto essere reso pubblico e sottoposto al

parlamento prima della sua conclusione.Con tono tranquillizzante, il sottosegretario Verzaschi ha dichiarato che «l'accordo

non determina impegni e/o oneri finanziari tra le parti: è infatti demandata alla stipula degli accordi attuativi successivi,

ciascuno finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle caratteristiche e delle modalità per la

suddivisione dei costi associati». La prospettiva è tutt'altro che tranquillizzante: l'accordo quadro comporta una serie di

«accordi attuativi successivi», che coinvolgeranno non solo le industrie militari italiane, ma anche università e centri di

ricerca, provocando una ulteriore militarizzazione della ricerca a scapito di quella civile. E tali accordi comporteranno «costi

associati», ossia un ulteriore aumento della spesa militare italiana e un rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi

(comprese quelle nucleari) sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi

verso sud e verso est e, quindi, ancor più bersaglio militare.Lo stesso Verzaschi, dopo aver assicurato che la «difesa

missilistica» ha «eminentemente una finalità protettiva», ammette che «nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri

strategici consolidati, in particolare con la Russia». Fatto che - ha ammonito il presidente francese Jacques Chirac - potrebbe

«spaccare il continente e provocare una nuova guerra fredda». In cui l'Italia, ancora una volta, farà da scudo agli Stati uniti.

manifesto 14 aprile 2007

Lo scudo Usa copre l'Italia, il governo copre l'accordo

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Manlio Dinucci

Tommaso Di Francesco

Lo «scudo» Usa «coprirà tutta l'Italia»: lo ha assicurato ieri il generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa

missilistica, aggiungendo che i dieci missili intercettori, di cui è prevista l'installazione in Polonia, non assicurano invece la

«copertura» di Grecia e Turchia. La ragione, in realtà, non è tecnica ma politica: l'Italia, infatti, ha firmato l'accordo con cui

entra nel programma dello «scudo» antimissili, mentre Grecia e Turchia non lo hanno fatto. Il governo italiano, da parte sua,

ha cercato di «coprire» l'accordo tenendolo segreto. Ha dovuto poi però ammettere di averlo firmato, soprattutto quando il

nostro giornale ne ha documentato l'esistenza, pubblicando la dichiarazione fatta il 27 marzo 2007 dal generale Obering di

fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti (v. il manifesto, 1 e 14 aprile).

Resta a questo punto da sapere chi l'abbia materialmente firmato lo scorso febbraio (data indicata dal generale Obering): il

sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri (Ds), che in febbraio è andato al Pentagono a firmare il memorandum d'intesa

con cui l'Italia si assume ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense F-35 Lightning (Joint Strike Fighter), nega di

aver siglato l'accordo quadro sullo «scudo», lasciando intendere che non ne era neppure a conoscenza; il sottosegretario

alla difesa Marco Verzaschi (Udeur) ha dichiarato alla Camera dei deputati, il 12 aprile, che l'accordo quadro è stato

«recentemente firmato» ma non ha detto di averlo fatto lui. Chi allora l'ha firmato? Lo stesso ministro della difesa Arturo

Parisi? O chi altri?

Nessuna risposta finora dal governo, che ufficialmente tace ma fa circolare voci che minimizzano il significato dell'accordo,

col tono di «ma che vuoi che sia ?». Si tratta, dicono, di un accordo generico che non vincola l'Italia a specifici impegni né

comporta costi. Lo ha detto alla Camera anche il sottosegretario Verzaschi: «L'accordo non determina impegni e/o oneri

finanziari tra le parti». Ma ha poi aggiunto che «è demandata alla stipula degli accordi attuativi successivi, ciascuno

finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle caratteristiche e delle modalità per la suddivisione dei

costi associati». L'accordo quadro comporta quindi una serie di «accordi attuativi successivi» e tali accordi comportano

«costi associati», ossia un ulteriore aumento della spesa militare italiana e di quella della ricerca a fini militari.

Il costo dei 10 missili intercettori da installare in Polonia è stato quantificato dal generale Obering in 2,5 miliardi di dollari, e

quello della stazione radar nella Repubblica ceca in circa mezzo miliardo di dollari. Il generale non ha specificato quale parte

della spesa graverà su questi due paesi. Ha solo detto che l'installazione dei missili in Polonia, di cui