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Calearo, l'imprenditore filantropo...

di Alessandro Cavallini - 18/11/2008

 
 
Il senatore veneto del Pd, Massimo Calearo, ha rilasciato un'intervista al Gazzettino per contestare duramente la proposta della Lega Nord di sospendere per due anni la concessione di nuovi permessi di lavoro a extracomunitari.
Prima di decidere vanno ascoltate le associazioni, le imprese, solo loro possono essere in grado di dire se sia vero o meno che non servono altri operai. Ho l'impressione che come al solito quella della Lega sia una proposta demagogica, che cavalca il malumore della gente. Perciò una risposta seria e non demagogica può arrivare solo da Confindustria, Api, Confartigianato: va ascoltato chi ha il contatto diretto con gli immigrati e li assume.

Secondo Calearo la crisi c'è, ed è palese. Resta da stabilire se colpisce gli italiani o gli extracomunitari, o entrambi. Ma insisto, la domanda va girata alle associazioni di categoria: se la politica vuol mettersi davanti alle imprese, sbaglia. E tutto questo è dimostrato dal fatto che gli immigrati non vanno a lavorare per la politica, ma per le imprese. Riguardo poi la possibilità che venga rivista la legge per la concessione della cittadinanza, come prospettato ultimamente sia da Napolitano che da Fini, per l'imprenditore veneto ci vuole buon senso, un'analisi attenta guardando prima di tutto alla situazione del territorio. Perché è vero che c'è il fatto che gli italiani non fanno più figli, ma oggi non è più vero che gli italiani non vogliano fare determinati lavori e che quindi si possano assumere solo stranieri.

E siamo certi che il senatore del Pd possa dire queste cose a ragion veduta.
Sicuramente da borghese illuminato di "sinistra" ha un ottimo rapporto con i propri dipendenti e quindi può tastare quotidianamente le opinioni della gente comune, costretta a vivere tra le difficoltà di arrivare a fine mese. Attendiamo perciò che al più presto socializzi la propria impresa così da dividere la sua notevole ricchezza con chi, tramite il proprio lavoro, garantisce alla sua azienda profitti da capogiro.
Al di là delle battute, cominciamo ad essere veramente stufi di questi imprenditori saccenti che si ergono a paladini dell'economia nazionale, indicando in continuazione ricette economiche che hanno in realtà il solo scopo di aumentare le loro ricchezze. Ridicolo poi che proprio la sinistra si lamenti del conflitto di interessi di Berlusconi, quando è la prima ad ingrossare le proprie fila con personaggi alla Calearo.

Ma forse l'errore è un altro: che Veltroni e compagnia bella continuino a definirsi di sinistra pur essendo favorevoli al liberismo e alle politiche della Confindustria. Certo che se l'alternativa, per chi crede ancora fortemente nel socialismo, è quella di affidarsi a Ferrero e compagni, interessati solo alla difesa di minoranze (immigrati, gay, drogati) invece di preoccuparsi della crisi economica e del lavoro che manca, allora non ci resta che piangere. Sempre che nel prossimo futuro non rinasca in Italia una vera sinistra. D'altra parte la speranza, anche nelle cose più difficili, è sempre l'ultima a morire.