Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le foto di Eluana nel lettino? Un orrore da talk-show

Le foto di Eluana nel lettino? Un orrore da talk-show

di Stenio Solinas - 18/11/2008

 

Le foto di Eluana com’è adesso, certo. Per saperne di più, per vedere di più. E magari anche un bel plastico ricostruttivo alla Cogne, con l’indicazione del lettino d’ospedale, il piano del reparto, e anche, come no, l’esposizione dei «ferri del mestiere», che so, il sondino, la lettiga, la sedia a rotelle, la spugnetta per le frizioni... E cosa si aspetta per contattare Fabrizio Corona, riconvertirlo da fotografo delle dive e delle corna in apostolo del dolore? Troppo volgare? Be’, si può sempre ripiegare su Oliviero Toscani, fare una campagna choc formato Benetton, una cosa culturale, insomma, la cultura è un buon alibi, e anche la pubblicità, si sa, è un’arte...

È brutto a dirsi, ma siamo divenuti un popolo di guardoni, non ci accontentiamo più di fantasticare sulle vite degli altri, vogliamo le immagini, il parlato, il talk show, il dibbbattito, quello con tre b che piace tanto alla gggente con tre g.

C’è un dramma privato, uno strazio familiare, e noi siamo qui a farne una telenovela con ospiti che discettano, tutti che parlano, nessuno che ascolta.

C’è stata una sentenza, ma il nostro è il Paese dei Dottori sottili e quindi non si può lasciare alla magistratura il compito di stabilire la liceità o meno del vivere... Dovrebbe essere la politica a prospettare la soluzione idonea, tracciare il confine oltre il quale non si può procedere. La politica, come no. Adesso è impegnata nel braccio di ferro sulla presidenza Rai, problema che angustia la nazione, il presidente di garanzia all’opposizione, una rete a me, una rete a te e il resto al Vajont, come diceva quella storiella del tempo che fu mimando il gesto dell’ombrello per la terza ipotesi... La politica, già, perché non ci abbiamo pensato subito? Forse perché è la politica a non averci mai pensato. Così si crea un precedente e di un caso unico si fa il primo di tanti altri che per forza di cose seguiranno... Lo dicono i sostenitori della sacralità della vita sempre e comunque, e non si accorgono, proprio loro che confidano nella bontà, nella generosità, nel senso di sacrificio dell’essere umano, di disegnare il fosco panorama di un’umanità che non aspetta altro che un segnale per far fuori l’anziano padre malato, la dolce madre handicappata, la cara compagna affetta da un male incurabile... Ma davvero siamo così, bestie feroci incapaci di sentimenti, cui solo la paura impedisce di pianificare la strage dei più deboli?

C’è una ragazza che più di diciassette anni fa disse che se le fosse capitato di restare in coma come era accaduto allo sciatore David, avrebbe preferito morire. C’è un padre-tutore che da diciassette anni lotta, con le armi dello Stato di diritto, perché quella volontà sia rispettata. C’è una sentenza che dopo diciassette anni gli ha dato ragione. Di fronte all’indicibile di un genitore che, per tutto questo lungo e terribile arco di tempo, ha trovato come unica ragione per andare avanti la speranza di riuscire un giorno a esaudire la volontà della figlia, ovvero toglierle quella vita che per lei non era più tale, dovremmo fare tutti un passo indietro e starcene in silenzio. Perché dopo, quando il destino si sarà compiuto, noi continueremo a vivere e a pontificare come niente fosse, ma nessuno sarà lì con la solitudine di Beppino Englaro, la sua coscienza, l’angoscia di alzarsi ogni giorno chiedendosi se di Eluana è stato sino alla fine suo padre oppure, e alla fine, il suo assassino.