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Parmalat? Tutti liberi e felici, Tanzi in testa...

di Vittorio Feltri - 18/11/2008

Lo scandalo Parmalat fin lisce in burla. Soldi ai politici, bilanci truccati, bidoni rifilati ai clienti delle banche: niente di grave, praticamente uno scherzo, e nessuno paga 

Non ci aspettavamo niente di diverso da quanto accaduto. Lo scandalo Parmalat, a causa del quale migliaia di risparmiatori ci hanno lasciato penne e piume e qualcosa d`al tro, è destinato a finire a tarallucci e vino. Praticamente uno scherzo. E nessuno pagherà: di indennizzi ai bidonati non se ne parla neanche.

E di galera per i responsabili del disastro, idem.

Calisto Tanzi, titolare della latteria dai tempi eroici della Democrazia cristiana, è sotto processo a Milano, ma è tutta roba pro forma, un rito stanco e inutile che si concluderà con un nulla di fatto. Non per colpadei giudici che pure la stanno tirando per le lunghe, bensì p erché_ il signor imputato ha compiuto settanta anni e qualora fosse condannato all`ergastolo non sconterebbe un solo giorno. Già, dopo una certa etànon siva dentro. Questa è la legge.

Nel Belpaese, che non è solo un formaggio dozzinale ma anche la nostra riverita Patria, un innocente in attesa di giudizio è trascinato volentieri dietro le sbarre e magari ci rimane qualche mese rimettendoci faccia e salute. Ma se è riconosciuto colpevole può stare tranquillo.

La durata processuale; etra primo secondo e terzo grado, si protrae unavita e, di solito, chi è nelle mani della giustizia intanto o crepa, e uri altro tribunale si occuperà di liti (si spera rapido e infallibile), oppure supera il limite di età sopra indicato e in ogni caso la sfanga.

Come Tatui, appunto. Il quale fu "ricoverato" a San Vittore nei giorni natalizi del 2003, venne trattenuto agli arresti un paio di mesetti ghindi tornòin famiglia - agevolato, si fa per . Il dire, da disturbi cardiaci - e dà lì non si mosse più, ospite della gentile consorte cui il magnate aveva prudentemente intestato un villose.

Meglio soffrire in una dimora principesca che nel monolocale di una prigione per quanto metropolitana.

Ma questi sono soltanto dettagli. Ciò che conta è altro: Tanzi passerà alla storia come un grande distributore di puf (o poufl ma non passerà più nemmeno un giorno in uno stabilimento penale, perché, ripetiamo,. è vecchiarello. E quelli che lo hanno aiutato a macchinare il gigantesco imbroglio dei bond, con conseguente crollo in borsa della società eccetera eccetera, sono liberi e belli da tempo immemorabile avendo patteggiato.

Per chi non fosse pratico di mene giudiziarie, patteggiare significa accettare una pena senza troppo discutere, chiedere la commutazione della pena detentiva in pecuniaria, sborsare quattro soldi e togliersi un peso vitanatural durante.

Mica male, no? Oddio. Se il reato che ti addébitaino non è gravissimo, una scappatoia del genere non grida vendetta, ma se ti accusano di aver mandato in bolletta una folla di povericristi fiduciosi nella tua onestà, beh, forse siamo di fronte a una presa per ifondeffi dalla quale le vittime non si riprenderanno facilmente. Amen. Questi sono i fatti. E di Parmalat d`ora in avanti si parlerà poco. La vicenda ha stufato i giornalisti, e alle banche conviene tacere specialmente ora impegnate come sono a farsi perdonare altri peccati analoghi per non dire peggiori.

Quella di Tanzi e dei suoi scudieri è stata (con i bond argentini) la madre di tutti i disastri in cui oggi ci dibattiamo. Eppure cinque anni fala vicenda, salvo leprime settimane di inevitabile clamore, noli allarmo più di tanto il mercato, nonostante non mancasse un solo ingrediente per sollecitare una intensificazione dei controlli senza i quali il capitalismo si trasforma in una specie di giungla. E giungla è diventato non solamente in Italia ma in mezzo mondo.

Attribuire la crisi a fattori generici se non addirittura misteriosi è la quintessenza dell`ipocrisia. Chi è minimamente addentro alle segrete cose della finanza sa alla perfezione che la responsabilità è delle banche, le quali hanno agito negli Stati Uniti e altrove con criteri criminali e lo hanno fatto consapevolmente.

Le avvisaglie della perduta serietà di molti istituti si era avuta, da noi, proprio in coincidenza con l`esplosione dello scandalo Parmalat. Non ci vengano adire isi- gnoribanchieri dì lusso, quelli daventi milioni di euro l`annodi retribuzione, che ignoravano le traversie dell`azienda casearia di Callisto Tanzi.

Chiunque è al corrente dell`attenzione e della prudenza con cui di norma sono concrediti alle imprese. I bilanci vengono cessi esaminati con cura maniacale e ogni buco è colto avolo dagli analisti. Figuriamoci. In Italia la regola è sempre stata: dare soldi alla gente che ne ha e negare anche gli spiccioli a chi ha l`acqua alla gola. Quindi è ingenuo pensare che aTanzi sian o stati accordati prestili a capocchia, soprattutto se si considera l`entità delle somme erogate. Diciamo piuttosto che le banche si sono adoperate entusiasticamente ad una operazione vergognosa: emettere bond a copertura dei loro crediti caricando gli oneri sul groppone dei clienti risparmiatori con la promessa di interessi superiori alla media.

Tu povero tapino ti presentavi allo sportello ed eri ingolosito da un`offerta vantaggiosa sulla carta. Ti fidavi della tua banca, convinto della sua irreprensibilità, e. cascavi come un pollo, mai più sospettando fosse stato ordito un piano per fregarti. Le cose sono andate esattamente così. Ma non si è avuta notizia che i registi della trama siano stati puniti.

Occorre aggiungere che alcuni istituti hanno riparato ai guasti provocati dalla vendita "spensierata" dei bond (prodotti finanziari spesso borderline) restituendo almeno in parte quanto sottratto alla spettabile clientela.

Ciò tuttavia non annulla il male commesso.

Anche perché varie banche si sono dimostrate niente affatto pentite. Tanto è vero che si sono esibite in un bis rifilando a ignari risparmiatori nuovi prodotti avvelenati di provenienza americana. Con effetti identici a quelli di Parmalat.

Ancora una voltai dispensatori di bidoni si sono giustificati: non eravamo in grado di sapere che le banche d`affari statunitensi fossero traballanti, visto che gli analisti le valutavano "più che sicure". In realtà da mesi circolavano voci di segno contrario.

I metodi adottati negli Usa per concedere mutui erano di dominio pubblico: la casa che vuoi comprare vale dieci? Ok. Io ti do dodici perché fra sei mesi tanto varrà. Poi quel mutuo (come centinaia di migliaia d`altri simili) era inserito in complessi prodotti finanziari e gettato sul mercato. Enoifessi acquistavamo col cuore tranquillo perché la nostra banca rassicurava: rischio zero, patti chiari.

Come mai gli americani si lanciavano in avventure così folli? I banchieri e affini guadagnavano l`iradiddio su ognibidone ederano pertanto incentivati a smerciarne in crescente quantità, confidando nella complicità di colleghi stranieri, per esempio italiani. Va da sé che la festa non poteva continuare. Il bubbone è scoppiato e adesso quei soldi dati in eccesso con mutui da manicomio sono svaporati perché il prezzo degli immobili si è dimezzato. Risultato. Ci smeniamo noi, tutti noi clienti proni e un po` scemi delle nostre banche temerarie.

Paimalat ha fatto scuola. Tanzi trascorre una serena vecchiaia nella villa della moglie (bel colpo Calisto). E i suoi allievi? Non si segnalano arresti imminenti e loro la faranno franca.

Sentiti ringraziamenti a chi doveva controllare e se n`è sbattuto.