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Rapimento Abu Omar: Berlusconi si nasconde dietro il segreto di stato

di Fabrizio Di Ernesto - 18/11/2008

 

Rapimento Abu Omar: Berlusconi si nasconde dietro il segreto di stato



Continua il processo che vede alla sbarra oltre venti agenti segreti sia italiani, tra cui i vertici del Sismi, sia statunitensi per il rapimento dell’ex imam di Milano, Abu Omar, e parimenti va avanti la farsa messa in scena dai nostri politici.
Circa un mese fa infatti il giudice monocratico Oscar Magi aveva chiesta nuovamente a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio quando avvenne il sequestro ovvero il 17 febbraio 2003, di non apporre il segreto di Stato sui fatti per permettere alla giustizia di fare il proprio corso.
Incurante del volere del popolo italiano, lo stesso che, come il Cavaliere ama ripetere ad ogni piè sospinto, lo ha eletto l’azzurro ha deciso di non assecondare la giusta richiesta del togato.
In due differenti comunicazioni scritte e diffuse lunedì il Capo del Governo ha infatti ribadito: “L’esigenza di riserbo che deve preservare la credibilità del servizio nell’ambito dei suoi rapporti internazionali con gli organismi collegati”.
L’uomo di Arcore ha infatti asserito che l’eventuale divulgazione di parti anche minime delle circostanze che hanno portato alla realizzazione di questa operazione nel più vasto ambito delle extraordinary rendition esporrebbe gli 007 italiani al: “Rischio di un ostracismo informativo da parte degli omologhi stranieri, con evidenti, negativi contraccolpi nello svolgimento dell’attività informativa presente e futura”.
Sempre nel goffo tentativo di difendere l’operato degli agenti della Cia, l’azzurro ha quindi escluso la presunta ambiguità tra il dichiarare l’esistenza di un segreto di Stato nell’ambito dei rapporti tra i servizi segreti italiani e quelli stranieri, e l’affermare che il fatto specifico relativo al sequestro di Abu Omar non è coperto da segreto di Stato.
“Con l’affermazione dell’insussistenza del segreto di Stato sul fatto-reato e della sua sussistenza, invece, sui rapporti tra servizi italiani e stranieri ancorché collegati o collegabili a quel fatto si è inteso - scrive ancora Berlusconi - precisare che l’autorità giudiziaria è libera di indagare, accertare e giudicare il fatto-reato de quo, non coperto da segreto, con tutti i mezzi di prova consentiti”, precisando ulteriormente come fra tali mezzi non possano essere compresi quelli relativi ai rapporti tra gli 007 italiani con quelli di altri Paesi.
Per meglio giustificare la sua posizione il fondatore di Mediaset ha anche ricordato come in passato la Corte costituzionale abbia già spiegato che l’apposizione di tale strumento non ha come obiettivo quello di impedire all’autorità giudiziaria l’accertamento di fatti criminosi, ma determina “esclusivamente” l’effetto di inibire all’autorità giudiziaria di acquisire e quindi utilizzare gli elementi di conoscenza e di prova coperti dal segreto.
La ferma e decisa presa di posizione del Cavaliere non è stata accolta troppo favorevolmente dagli imputati alla sbarra tanto che Nicola Madia, legale dell’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, ha sottolineato come l’esistenza del segreto di Stato sui rapporti tra Cia e Sismi rappresenti un grave limite al diritto di difesa del suo assistito, rammaricandosi come in base a ciò l’ex numero uno di Forte Baschi non possa addurre a propria discolpa elementi determinanti per la propria linea difensiva.
In attesa che il prossimo 3 dicembre il processo riprenda si fa quindi sempre più lampante la volontà della nostra politica di non far sapere agli italiani come e perché Abu Omar è stato rapito. A rendere ancora più grave la faccenda non è tanto il fatto in sé e per sé, per altro gravissimo, ma il sapere che gli agenti segreti di un Paese straniero hanno agito indisturbati in Italia, per di più aiutati da quelli nostrani, in nome della lotta ad un fantomatico terrorismo islamico su cui bisogna fare ancora molta luce.