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Cuba si adatta

di Marinella Correggia - 19/11/2008


 

Nove novembre, un ciclone uccide tremila persone sulla costa meridionale: la peggior catastrofe nella storia di Cuba. Ma era il 1932. Nel presente, invece, cicloni e disastri naturali non uccidono più sull'isola,che da tempo si è infatti dotata di un sistema di prevenzione, allarme ed evacuazione efficientissimo, a basso costo e partecipato, gestito dalla Difesa civile. L'Onu lo considera il più sicuro e adatto ad aree povere, insomma buono da copiare (terra terra l'ha più volte confrontato con i luttuosi eventi di altre zone del mondo) .
Ma la prevenzione cubana dei disastri, bravissima a salvare vite, non riesce a impedire che cicloni, uragani ed eventi estremi, in aumento a causa del caos climatico, provochino danni economici ingenti, quasi insopportabili per una economia al risparmio. In meno di tre mesi, tre uragani - Gustav, Ike e Paloma - hanno inflitto a una cinquantina di municipalità perdite materiali per 10 miliardi di dollari, secondo le ultime stime ufficiali riferite dal giornale Granma. Salva la vita, ma perso tutto il resto, è stato il commento di tante persone intervistate dalla tivù cubana dopo il passaggio delle furie. Le oltre 9.000 case annientate da Paloma si sono aggiunte al mezzo milione già distrutte da Gustav e Ike. Aggravando la fame di alloggi che lo stesso governo considera uno dei problemi più gravi da affrontare. Prima dei tre cicloni, il bisogno insoddisfatto di appartamenti a Cuba ammontava a 600.000 unità. Un programma lanciato nel 2005 si proponeva di costruirne 100.000 all'anno, ma per amore di realismo la scaletta di marcia è stata dimezzata.
Ma i nuovi eventi hanno scombinato i programmi abitativi. L'agenzia stampa Inter Press Service riferisce un commento di Raúl Castro in visita a Camaguey e Las Tunas, due province costiere devastate da Paloma per l'azione combinata di vento, piogge torrenziali, flutti entrati fino a un chilometro e mezzo dalla costa: «A causa dei cambiamenti climatici gli uragani sono sempre più frequenti e intensi. Non abbiamo altra scelta che adattarci».
Mitigazione e adattamento sono i due pilastri delle azioni umane necessarie di fronte ai cambiamenti climatici. La prima consiste anche nel dovere di ridurre le emissioni di gas serra da parte dei maggiori responsabili (storici e presenti), i paesi arricchitisi in decenni di impunità climatica. Il secondo è una necessità impellente soprattutto per tante aree geografiche povere o relativamente povere, che molto meno di altre hanno contribuito all'accumulo di gas serra ma che più di altre ne subiscono i danni. È, in due parole, l'ingiustizia climatica.
Nel caso di Cuba, l'adattamento agli uragani e alle tempeste richiederà soprattutto un cambiamento nelle tecniche di costruzione. Molte case della costa sono fatte di legno, con tetti in legno o eternit o latta: adatte alle temperature ma non alle furie del clima in mutamento. Inoltre i materiali da costruzione sono spesso di cattiva qualità, non c'è manutenzione adeguata e infine le case sono spesso poste in zone troppo basse per non essere facilmente vittime dei flutti. Il governo ha promesso una rapida ricostruzione delle case distrutte e sulla loro ricollocazione in zone più adatte, nell'entroterra, ma insiste anche sulla necessità di rendere l'habitat più adatto a questo futuro previsto. L'Instituto Nacional de la Vivienda (Istituto nazionale dell'abitare) ha dunque in programma di lanciare un'industria di solidi materiali da costruzione. Se saranno adatti anche al clima ordinario tropicale oltre che agli eventi estremi, si vedrà.