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Cibo «chatarra» e obesità

di Matteo Dean - 27/11/2008


 

Lo chiamano così, chatarra, che, a guardare sul dizionario della Real Academia de la Lengua (spagnola), starebbe a indicare le scorie dei metalli, ma che in Messico è ormai entrato a far parte di quel linguaggio del disprezzo che indica anche il cibo. Cibo di pessima qualità, quasi di scarto, anche se è venduto in pacchetti colorati e attraenti. Il tipo di cibo che nei vicini Stati uniti, a nord della frontiera, è indicato con la parola junk (spazzatura). Parliamo delle patatine fritte e annessi che qui in Messico vanno come da noi il pane. Nemmeno le tortillas hanno tanto successo. Di tutti i colori, sapori, forme e dimensioni, le fritture industriali alimentano questo paese dove pure la cucina è così varia e buona.
Si calcola che il Messico sia il secondo paese al mondo per consumo di bibite gassate. Non bastassero le due grandi firme nord americane, in Messico esistono almeno altre tre marche che inondano il mercato di bollicine. Nel paese che ha frutta tutto l'anno e dove di moda erano i frullati che toglievano la sete a tutti, oggi la frutta resta nei negozi e si esporta, e si sostituisce con le bibite colorate. D'altra parte, se un ex amministratore della CocaCola può fare il presidente in Messico, perché i suoi cittadini dovrebbero rinunciare a berla? Solamente perché il Messico è anche il secondo paese al mondo per diabete e obesità infantile? Non è il caso. Il governo decide di non garantire la buona alimentazione dei suoi cittadini e così, nonostante vi siano almeno quaranta milioni di poveri in terra azteca, ben oltre un terzo della popolazione (107 milioni di abitanti, di cui oltre 18 milioni concentrati nella sola area metropolitana della capitale), in Messico 7 persone su 10 sono colpite da qualche malattia legata alla cattiva alimentazione: un paese di denutriti per mancanza di cibo e di obesi per la pessima alimentazione.
Il Sondaggio nazionale sulla salute e la nutrizione realizzato dal Ministero della Salute federale nel 2006 e presentato solo qualche settimana fa fornisce un buon quadro della situazione. Nello studio si dice infatti che circa il 30% dei bambini messicani e addirittura il 70% degli adulti soffre del problema dell'obesità. Sull'altro versante si parla di ben nove milioni di bambini sotto la soglia della nutrizione. Ma quel che risulta ancor più interessante è la distribuzione geografica di questi dai. Risulta infatti che sono le zone del centro e del nord del paese che soffrono l'obesità e le sue conseguenze. Nel sud del paese, al contrario, la denutrizione raggiunge limiti allarmanti, tant'è che lo stesso Ministro della Salute José Angel Córdova ha dovuto ammettere «il debito dello stato verso le regioni meridionali del paese». Persiste infine anche il problema dell'anemia, soprattutto nei più giovani. Il sondaggio rivela che uno su cinque bambini messicani soffre di mancanza di ferro.
E così una generazione dietro l'altra cresce con cibi saturati di grassi e zuccheri per la cui produzione si utilizzano sostanze dannose per la salute come gli antibiotici, sapori artificiali e ormoni della crescita.
È lo stesso Dipartimento di Epidemiologia del Ministero della Salute che denuncia, ormai da sette anni a questa parte, che la prima causa di morte in Messico non sono più le malattie infettive bensì il diabete e le malattie cardiovascolari. Così crescono coloro che tutti continuano a chiamare il futuro, il domani, ma che in realtà sono l'oggi: un presente di falsa abbondanza alimentare e scarsissima capacità nutritiva.