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Micro Aerial Vehicle (Mav): entrare nella casa del nemico

di Eugenio Roscini Vitali - 01/12/2008

 

Il nuovo gioiello della tecnologia militare americana si chiama Micro Aerial Vehicle (Mav), seconda generazione di robot volanti, grandi pochi centimetri e simili a piccoli insetti, in grado di infiltrarsi negli edifici, registrare suoni ed immagini e di eliminare il nemico con l’uso di sofisticati sistemi offensivi. Dopo anni di ricerca gli ingegneri militari sono già in grado di costruire i primi prototipi che dovrebbero essere dotati di strumenti Elint (Electronic Intelligence): piccole foto-camere per fornire fotografie e brevi filmati, apparecchiature audio e di rilevamento dati ed un micro-armamento chimico o esplosivo. Le difficoltà di miniaturizzazione sono ancora moltissime, ma per avere un’anticipazione sui campi di applicazione e su quello che dovrebbe essere in grado di fare questo nuovo piccolo drone, basta guardare cosa è già riuscita a sviluppare l’industria aeronautica americana, Mav della grandezza di un volatile già utilizzati contro il crimine e nella lotta al terrorismo.

Anche se ufficialmente questi velivoli dovrebbero entrare in produzione nel 2015, la Honeywell International, azienda hi-tech con base a Phoenix, è già in grado di costruire Mav relativamente piccoli e adatti ad essere utilizzati in operazioni militari. L’esercito americano ha già a disposizione i T-Hawk, un modello costituito da un’unità di controllo a terra, utilizzata par la guida e la ricezione delle immagini, e due droni equipaggiati con una video camere ed apparecchiature per la trasmissione dati.

Il sistema richiede un livello minimo di addestramento e la stazione di terra può essere utilizzata per programmare fino a 10 piani di volo, ognuno dei quali può contenere fino ad una massimo di 100 punti di interesse (waypoints). Durante un volo programmato, e quindi gestito da un autopilota che segue il piano di volo caricato al suolo prima del decollo, è possibile intervenire e, tramite l’interfaccia multifunzione, effettuare un re-scheduling della missione in tempo reale.

A 5500 piedi e con una velocità di 40 nodi il T-Hawk ha un’autonomia di volo di 40 minuti, pesa poco più di 7 chilogrammi, ha un diametro di 35 centimetri e può montare un’ottica ad infrarossi per l’utilizzo notturno; mosso con un motore a benzina o jp-8, raggiunge una quota massima di 10.500 piedi, ha una velocità di salita di 25 piedi/secondo e vola con facilità su zone pericolose senza comunque essere esposto al fuoco nemico. Sia i droni che l’unità di controllo sono piccoli abbastanza da essere contenuti in uno zaino e tutto il sistema pesa 25 chilogrammi; il decollo e l’atterraggio avvengono verticalmente ed in aree estremamente limitate, senza quindi l’uso di piazzole o rampe di lancio, con vento che può raggiungere rispettivamente 15 e 20 nodi.

Il T-Hawk, che ha dimostrato un elevato livello di operatività sia ad alta che a bassa quota e in ogni condizione meteo (temperature di servizio -17°/38°; umidità 100%; pioggia 12 mm; nebbia, sabbia, polvere, sale), è già stato utilizzato in Iraq ed Afghanistan dalle truppe america per il rilevamento fotografico degli obbiettivi e per l’identificazione del nemico sul terreno. Di giorno i sensori ottici possono individuare e riconoscere un target della grandezza di un uomo a 250 metri di distanza (125 metri di notte); il tempo di registrazione delle immagini è di 10 minuti per il drone e di 60 minuti per il sistema di controllo a terra.

La portata degli apparati utilizzati per le comunicazioni, normali frequenze militari già messe a disposizione degli Unmanned aerial vehicle (UAV), aerei senza pilota che hanno trovato una vasta applicazione durante gli ultimi conflitti mediorientali, il range è di 10 chilometri. Il contratto che la Honeywell ha sottoscritto con la Difesa ammonta a 65 milioni di dollari e riguarda la fornitura di 90 sistemi T-Hawk, la cui consegna dovrebbe avvenire tra giugno e dicembre del 2009; la versione civile di questo tipo di tecnologia è già in dotazione al dipartimenti di polizia di Miami, in Florida.

Tornando agli “insetti volanti”, nei nuovi laboratori del Micro Air Vehicle Integration Application Research Institute, costruiti presso la base aerea di Wright-Patterson di Dayton, gli studiosi stanno portando avanti i primi test. Per ora i prototipi, che dovrebbero diventare operativi non prima del 2030, sono utilizzati per risolvere due problemi: il peso e la miniaturizzazione dei componenti. Stiamo infatti parlando di un micro-robot di dimensioni estremamente ridotte, 2.5 centimetri, fatto possibilmente di materiale plastico, resistente a piccoli urti e con appendici alari mobili, capace di spiare il nemico e di muoversi agevolmente all’interno di edifici e posti chiusi e, in un prossimo futuro, forniti di armi chimiche o esplosive. Al contrario dei velivoli robotizzati già esistenti, teleguidati attraverso una stazione di controllo, i micro-Mav dovrebbero essere in grado di operare in modo autonomo, basandosi sulle informazioni ricavate di istruzioni pre-programmate.

Lo studio dei micro-Mav coinvolge un’infinità di settori scientifici e la sua l’applicazione potrebbe diventare un affare sia per chi lo produce che per chi lo commercia. La giapponese Seiko Epson Corp ha già presentato alla stampa un micro-elicottero volante che ha a disposizione due sottilissimi motori ultrasonici e pesa solo 12 grammi. Il volo del µFR, questo è il nome del velivolo, viene controllato da un computer remoto al quale il robot invia le immagini acquisite attraverso una mini-camera posta nella parte inferiore del telaio. In grado per ora di effettuare voli della durata massima di tre minuti, il µFR dovrebbe presto raggiungere un’autonomia sufficiente per essere utilizzato nelle operazioni di sorveglianza, di ricerca e, molto probabilmente, di spionaggio.

In un prossimo futuro anche i micro-Mav studiati negli Stati Uniti troveranno grandi campi di applicazione nel settore militare, nella lotta alla criminalità e nello spionaggio. Ma attenzione: il precursore dei nuovi sistemi di combattimento e della nuova guerra al terrorismo, un robot non più grande di un insetto, potrebbe anche diventare un nuovo modo per entrare nella vita della gente comune e, soprattutto, di chi non la pensa come quelli che vivono nella stanza dei bottoni.