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La vittima dello shopping selvaggio

di Giulia d'Agnolo Vallan - 02/12/2008

 
 
Trent'anni fa, nel suo magnifico, e magnificamente profetico, La notte dei morti viventi George Romero ci mise di fronte allo spettacolo di un esercito di zombie che prendeva d'assalto un centro commerciale. Il primo istinto una volta nell'adilà, secondo uno dei massimi umoristi d'America? Comprare, anche quando non ci serve più. Il sanguinario quadretto romeriano (che sarebbe piaciuto da matti a Mark Twain) era riferito al boom dei consumi dei Seventies, da cui sarebbe sfociata l'era di Ronald Reagan. Ma l'immagine torna di straordinaria attualità questo week end, alla vista delle masse impegnate nel rito annuale del Black Friday. Cariche di consumatori, attratti dai prezzi stracciati, all'arrembaggio dei negozi, il venerdì che segue il Ringraziamento sono di norma. Tradizionalmente, non è una folla docile: liti per l'ultima bambola sullo scaffale, contusioni varie e svenimenti per mancanza d'aria sono normali. Come le file che iniziano a formarsi già la sera prima di fronte agli ingressi delle outlet suburbane: JC Penney, Circuit City, Wal Mart, Best Buy...

Ma quest'anno, dopo aver appena visto gli americani mettersi pazientemente in coda per votare, e nel mezzo della maggiore crisi economica dalla Grande Depressione, Black Friday ha un sapore più surreale del solito. Non sono ancora usciti i dati sulle vendite (si aspetta la fine del week end e il Cyber Monday - una nuova trovata di marketing che coincide - pare- con il via agli acquisti natalizi via Internet) ma è consenso comune che rifletteranno un calo. Che molte catene di negozi sono sull'orlo della chiusura. Intervistati dalle tv locali nei corridoi di shopping mall e magazzini, i compratori impegnati nel rito riscontravano meno gente del solito. Molti dicevano di aver lasciato a casa la carta di credito e di essere lì per acquistare «lo stretto necessario». In realtà, dalle prime informazioni sembra che gli oggetti più gettonati siano stati televisori al plasma, I-pod ed elettronica in generale. Il New York Post citava anche maglioncini di cashmere e dei popolarissimi stivali australiani Ugg.

In altre parole, l'orda di 2000 persone che ha calpestato a morte un impiegato di Wal Mart, a Long Island, non stava irrompendo nel negozio per assicurarsi un filone di pane o una coperta. O un cacciavite. E Nikki Nicely, 19 anni, che, dopo una colluttazione (e con un occhio nero), è riuscita a strappare il Samsung (scontato a 798 dollari da 1000) al grosso signore che cercava di farlo suo, è meno vittima della crisi economica che della sindrome zombie di Romero. Jditmytail Damour, il 34enne haitiano ucciso dalla folla (che non si è fermata nemmeno mentre i soccorritori cercavano di riportarlo in vita), lui sì che è una vittima della crisi: dopo aver perso l'impiego qualche settimana fa, aveva rimediato un part time alla Wal Mart (tra i giganti del retail, forse il più inumano nel trattamento dei dipendenti) per il periodo delle feste. «Ma come! sono in coda da ieri mattina!» protestavano seccati i compratori mentre la polizia cercava di evacuare il negozio per portare via il suo cadavere.