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Sky line

di Michele Orsini - 04/12/2008

Fonte: generazione europa

 

 

Il conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi, dal momento preciso della sua discesa in campo, è stato sempre evidente. Tutti hanno promesso di risolverlo una volta al governo, ma nessuno ha finora mantenuto la parola data. Nemmeno ci hanno provato. Forse perché il bipolarismo è una farsa e PD e PdL sono solo simulacri di due partiti contrapposti, in realtà costituendo nient’altro che due parti, funzionalmente distinte ma strutturalmente coese, dentro il Sistema. Per rendere credibile la recita, allora, non esistendo vere divergenze ideologiche tra i due poli, ci si deve accapigliare il più possibile su qualsiasi argomento ne offra il destro. Molto spesso non si trova niente di meglio dell’insulto personale, più di rado emerge un argomento quasi sensato: il conflitto d’interessi è paradigmatico.

Ora il governo vorrebbe raddoppiare l’Iva sugli abbonamenti alle tv a pagamento, portandola dal 10 al 20% e quelli del PD gridano allo scandalo. In Italia l’IVA è al 20% per la gran parte delle merci, non si vede perché debba essere più bassa proprio per le pay-tv, eppure tanto Ilaria D’Amico che Walter Veltroni insorgono e denunciano un “aumento di tasse per le famiglie”.

La D’Amico lavora a Sky e non è un suo dovere preoccuparsi del bene comune, la sua protesta non fa altro che riflettere la politica aziendale del suo datore di lavoro, anche non condividendola la si può comprendere. Certo fanno rabbia gli argomenti sostenuti: per capire che delle famiglie a Sky non si preoccupano, bensì temono più prosaicamente di perdere dei profitti, non bisogna essere particolarmente acuti. O maliziosi. Il riferimento è chiaramente demagogico: la televisione, del resto, della famiglia è piuttosto una grande nemica.

Walter Veltroni invece è un politico, guida l’opposizione (almeno, formalmente, è così), ambisce a guidare il paese e del bene comune si dovrebbe preoccupare: eppure parla come un uomo di Sky. Ormai i politici parlano come i professionisti dello spettacolo, semplicemente perché la linea di demarcazione tra le due categorie non esiste più. Veltroni si preoccupa in particolare dei “tifosi delle squadre di calcio”, intanto Sky fa passare sui suoi canali uno spot nel quale si vanta d’aver “fatto grande il calcio italiano”: questo poi è troppo! Sky ha dato molti soldi alle grandi (e solo alle grandi) squadre italiane, allargando il divario che già esisteva tra esse e tutte le altre, ottenendo così un campionato meno interessante, infarcito di partite scontate.

Sky non ha favorito il calcio italiano neppure a livello internazionale, perché molti soldi li ha dati anche ai grandi club europei rivali, soprattutto inglesi e spagnoli. Quindi di cosa stiamo parlando?

Le squadre di vertice ottengono più o meno gli stessi risultati del periodo precedente all’avvento delle pay tv, mentre per tutte le altre la situazione è peggiorata e non di poco, in quanto dai diritti televisivi ottengono, se va bene, soltanto le briciole e per di più il pubblico è diminuito: la B si è dovuta spostare in un orario scomodo per molti appassionati, mentre tutte le serie inferiori, dalla Lega Pro (ex serie C) alla terza categoria Dilettanti, continuando a giocare la domenica pomeriggio soffrono della concorrenza della serie A trasmessa in digitale.

L’unica cosa che Sky ha fatto nel calcio è: allargare il fossato tra ricchi e poveri.