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Le tribù pashtun condannano la brutalità delle truppe Usa in Afghanistan

di Enrico Piovesana - 05/12/2008

La strategia militare Usa del 'Risveglio Afgano', che prevede di creare delle milizie tribali pashtun per combattere i talebani (come già sperimentato in Iraq con i 'Consigli del Risveglio'), rischia di fallire prima ancora di iniziare a causa della crescente ostilità dei capi tribali verso le truppe Usa, sempre più spesso accusate di crimini e violenze contro la popolazione civile.

Il racconto degli afgani. Sabato notte un commando di forze speciali Usa ha fatto irruzione in un villaggio di Garde Serai, nella provincia orientale di Paktia. I soldati sono entrati in tutte le case sfondando porte e finestre. Said Alam, che dormiva nella sua stanza da letto assieme alla moglie e al figlio piccolo, è stato freddato con quattro colpi al petto. Nel trambusto il bambino è caduto dal letto sul braciere, riportando gravi ustioni. La moglie, che aveva inutilmente provato a proteggere il marito, è morta di crepacuore poche ore dopo.

Due versioni a confronto. La versione dei comandi Usa è che Saeed Alam, militante della guerriglia, si è fatto scudo dei corpi della moglie e del figlio. "Tutto falso", hanno denunciato i capi tribù di Garde Serai alle autorità governative di Gardez. "Said non aveva nulla a che fare con la guerriglia e quella della moglie e del figlio usati come scudi umani è una balla inventata per coprire la brutalità e la spietatezza di questo raid. Queste cose devono finire! La nostra comunità non sostiene i talebani, ma se le cose vanno avanti così ci uniremo ai ribelli".

Tra l'incudine e il martello. "Siamo sotto pressione da due parti", ha dichiarato Janan, capo del consiglio tribale di Garde Serai, a un inviato del quotidiano britannico Independent. "Da una parte i talebani con la spada e dall'altra gli americani con i loro violenti raid notturni, le esecuzioni extragiudiziali, le torture, i bombardamenti aerei. Come pretendono di avere il nostro sostegno!".