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L'Italia raddoppia: Africom a Napoli e Vicenza

di Antonio Mazzeo - 08/12/2008





frattini

Senza consultare il Parlamento, il ministro degli esteri Franco Frattini annuncia che l'Italia ospiterà a Napoli e a Vicenza una parte della struttura militare statunitense destinata alle operazioni in Africa. Il ministro inventa coperture Nato per giustificare l'inchino alle richieste statunitensi.




Napoli e Vicenza ospiteranno due componenti di
AFRICOM, il nuovo comando delle forze armate Usa per gli interventi nel continente africano. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha confermato mercoledì le indiscrezioni che erano trapelate un mese fa dalla Spagna sull’intenzione del Pentagono di trasferire il comando centrale della nuova struttura militare da Stoccarda a Rota [Cadice] e/o Napoli, per avvicinarlo allo scacchiere operativo africano. Ma l’Italia stavolta raddoppia: oltre che sulle infrastrutture che la Marina Usa possiede a Capodichino, Gricignano e Gaeta, Africom potrà contare pure sulle basi dell’Us Army di Camp Ederle e anche sulla nuova base nell’aeroporto Dal Molin a Vicenza.
Ripetendo il copione che caratterizza ogni scelta di politica militare, sono tante le menzogne e le omissioni del governo italiano. Nel corso di una conferenza stampa, presente l’ambasciatore statunitense in Italia Ronald Spogli, il ministro Frattini ha dichiarato che le due componenti di Africom che saranno ospitate a Napoli e Vicenza, «operano nel quadro della Nato». Ebbene, al contrario di quanto dice Frattini, Africom è stato istituito lo scorso anno dell’amministrazione Bush senza consultare gli alleati atlantici. Il Pentagono ha deciso unilateralmente le finalità dell’intervento in Africa [lotta al terrorismo, addestramento e armamento dei paesi partner] e i tempi di attivazione del comando transitorio di Stoccarda [Germania], delle basi e delle unità destinate ad intervenire in Africa. Le operazioni [molte delle quali segrete] e le esercitazioni che si realizzano nel continente sono gestite esclusivamente da personale statunitense. Fare riferimento alla Nato per le operazioni Usa in Africa è solo un modo per occultare la piena sudditanza di Roma a Washington.
Franco Frattini ha pure affermato che la scelta del governo italiano è stata presa dopo «aver informato anche i paesi africani che hanno espresso grande supporto a questa decisione». Come dire che mentre Parlamento e popolo italiano sono tenuti all’oscuro dei piani che consolidano il paese nel suo ruolo di principale trampolino di guerra degli Stati uniti, la Farnesina dissemina in Africa funzionari e diplomatici per ottenere il consenso per comandi e reparti che solo Gibuti, Liberia e Marocco sono disponibili ad ospitare.
Il ministro degli esteri ha pure aggiunto che «non ci saranno truppe da combattimento americane assegnate su base permanente» a Napoli e Vicenza, ma solo «componenti civili». Frattini, cioè, enfatizza le finalità di «assistenza umanitaria» del nuovo comando Usa, occultando ciò che ha fortemente irritato il Congresso e buona parte delle organizzazioni non governative degli Stati uniti. A Stoccarda, infatti, solo una decina di persone assegnate ad Africom non sono dipendenti del Dipartimento della Difesa, mentre più di mille sono i militari di aeronautica, esercito, marina, guardia costiera e corpo dei marines.
Frattini, bontà sua, precisa che «i problemi dell’Africa non si risolvono con truppe da combattimento», e che nel malaugurato caso in cui ci fosse bisogno di esse, «queste proverranno dalla Germania ma non dall’Italia». Ma non vengono forse dalle basi tedesche di Bamberg e Scweinfurt i reparti della 173esima Brigata aviotrasportata che raggiungeranno Vicenza quando saranno conclusi i lavori all’aeroporto Dal Molin?
Come denunciato dalla «Rete Nazionale Disarmiamoli!», la Farnesina ha pure omesso di ricordare che l’Italia ospita già altre basi destinate alla nuova politica bellica di Washington, cioè Camp Darby e Sigonella, quest’ultima sede della centrale d’intelligence per le attività «anti-terrorismo» in Africa settentrionale ed occidentale. Joint Task Force Aztec Silence è il nome della forza speciale creata dal Dipartimento della Difesa per condurre dalla Sicilia missioni di sorveglianza terrestre, aerea e navale e finanche vere e proprie operazioni di bombardamento contro obiettivi civili e militari nella regione del Sahel, considerata dagli strateghi del Pentagono come un’area nevralgica per il controllo dell’Africa.
All’ambasciatore statunitense Ronald Spogli va riconosciuta maggiore sincerità. «Gli obiettivi dei nuovi comandi Africom – ha dichiarato – vertono su sicurezza e incremento dell’assistenza umanitaria, attraverso quattro attività: prevenzione dei conflitti; promozione della crescita economica; controllo dei flussi migratori e prevenzione del terrorismo».Per Spogli, la creazione dei due comandi subordinati di Napoli e Vicenza «favorirà la cooperazione Italia-Usa, come già si sta facendo nell’ambito delle iniziative G8 per l’addestramento delle forze di peacekeeping e nelle azioni contro la pirateria a largo delle coste somale». Una strizzatina d’occhio agli accordi multimilionari sottoscritti dai complessi militari-industriali dei due paesi e all’ex premier Romano Prodi, nominato dall’Onu quale responsabile degli interventi di «peacekeeping» in Africa. Quando si dice scelte bipartisan.