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Continua il teso confronto tra Pakistan e India

di Peter Symonds - 09/12/2008

 


 


L'amministrazione Bush sta esercitando un'intensa pressione sul Pakistan perché prenda provvedimenti contro i gruppi islamisti presunti responsabili degli attacchi terroristici del mese scorso a Mumbai. Invece di placare le tensioni tra Pakistan e India, il sostegno di Washington a Nuova Delhi minaccia di destabilizzare ulteriormente il Pakistan e di causare un'escalation tra i due rivali regionali.

Il segretario di Stato USA Condoleeza Rice, che la scorsa settimana si è recata a Nuova Delhi e successivamente a Islamabad, ha dichiarato ieri alla ABC NEWS che il Pakistan deve impegnarsi a "sradicare il terrorismo e i terroristi". Ha detto di avere scartato l'ipotesi secondo la quale gli attacchi di Mumbai sarebbero stati eseguiti da "agenti non legati allo stato" in quanto "non accettabile", dicendo alle autorità pakistane che la situazione era "comunque vostra responsabilità".

Rice ha sottolineato che questo "è un momento in cui il Pakistan deve agire. E deve agire di concerto con l'India e gli Stati Uniti." Alla domanda se l'India avesse il diritto di intraprendere un'azione militare, ha risposto che capiva la rabbia e la frustrazione indiana, aggiungendo: "Ma in questo caso le azioni compiute dall'India che potrebbero peggiorare la situazione. E non abbiamo bisogno di una crisi in Asia meridionale".

Secondo un articolo apparso sabato sul pakistano Dawn, la Rice avrebbe minacciato il Pakistan di ritorsioni internazionali se quest'ultimo non avesse preso i necessari provvedimenti. Durante un incontro al quale hanno preso parte il primo ministro, il presidente e il capo dell'esercito pakistani, il segretario di Stato USA avrebbe "fatto pressioni affinché i leader pakistani intraprendessero azioni contro gli esecutori dell'attentato, oppure sarebbero stati gli USA ad agire". Ha inoltre sottolineato "l'urgenza di andare a fondo" e il bisogno di una risposta "efficace e mirata".

In un resoconto successivamente smentito dalle autorità statunitensi e pakistane, il Washington Post ha scritto, citando un alto funzionario pakistano, che Islamabad avrebbe concordato con Nuova Delhi un ultimatum di 48 ore chiesto dall'India e dagli Stati Uniti per formulare un piano d'azione contro le basi dei separatisti kashmiri di Lashkar-e-Taiba, accusati di aver effettuato gli attacchi di Mumbai. Secondo l'alto funzionario la Rice avrebbe anche insistito per l'arresto di almeno tre pakistani con presunti collegamenti con gli attacchi.

Washington sta chiaramente usando la minaccia dell'azione militare indiana e di non precisate azioni punitive americane per spingere il governo pakistano a piegarsi alle richieste USA e indiane. Da parte sua, l'India sta sfruttando le atrocità di Mumbai per spingere per un'azione armata contro i gruppi separatisti islamisti e kashmiri opposti alla presenza indiana nel Kashmir.

Quanto agli Stati Uniti, certamente vogliono evitare "una crisi" tra due potenze nucleari, che potrebbe minacciare i suoi interessi nella regione e in particolare minare gli sforzi per stabilizzare l'occupazione dell'Afghanistan. Rice ha indubbiamente colto al volo l'opportunità per chiedere all'esercito pakistano un aumento delle operazioni contro gli insorti che operano lungo la frontiera con l'Afghanistan. Gli Stati Uniti vogliono evitare lo spostamento di truppe pakistane dal confine afghano a quello indiano in risposta alla minaccia militare dell'India.

Quanto siano tese le relazioni tra Nuova Delhi e Islamabad è stato sottolineato dalla notizia che le forze aeree pakistane sarebbero state poste per 24 ore al più alto livello di allerta in seguito a una telefonata di minacce ricevuta dal presidente pakistano Asif Ali Zardari il 28 novembre. Il giornale Dawn ha riferito questo sabato che la chiamata, effettuata da qualcuno che sosteneva di essere il ministro degli esteri indiano Pranab Mukherjee, ha provocato riunioni di crisi a Islamabad e la minaccia di spostare le truppe sul confine indiano.

La conversazione telefonica, riconosciuta da entrambe le parti come uno scherzo, ha provocato uno scambio di accuse e controaccuse. Mukherjee ha negato di aver mai fatto la telefonata e rigettato le accuse pakistane secondo cui sarebbe stata fatta dal ministero indiano degli affari esteri. Gli ufficiali indiani hanno invece accusato i servizi militari pakistani (Inter Services Intelligence, ISI), di avere effettuato la chiamata per distogliere l'attenzione dagli attacchi di Mumbai. Non è chiaro chi abbia fatto la telefonata, ma non può essere escluso il coinvolgimento di elementi estremisti degli apparati statali (indiani o pakistani) con l'intento di provocare un conflitto militare.

Il pericolo di sconti tra India e Pakistan è tutt'altro che scongiurato. Il governo indiano, che l'anno prossimo affronterà le elezioni, è sottoposto alle pressioni di gruppi e partiti estremisti indù, che chiedono ritorsioni contro il Pakistan. Le autorità indiane sostengono di aver identificato gli agenti di Lashkar-e-Taiba che hanno pianificato gli attacchi di Mumbai e di avere le prove del coinvolgimento dell'ISI: Nuova Delhi ha già congelato il dialogo con Islamabad non ha escluso la possibilità di attacchi militari contro i "campi di addestramento dei terroristi".

Il pakistano Daily Times ha riportato ieri i commenti del senatore statunitense John McCain, membro della delegazione del Senato USA che ha incontrato venerdì i leader pakistani. McCain, appena tornato da Nuova Delhi, ha dichiarato al giornale che se il Pakistan non prenderà provvedimenti, e anche rapidamente, l'India condurrà attacchi aerei all'interno del paese. "Il governo democratico indiano è sotto pressione, e una volta presentate le prove al Pakistan sarà solo questione di giorni prima che l'India scelga di usare la forza, se Islamabad non prenderà provvedimenti contro i terroristi", ha detto.

Un articolo pubblicato sabato su Asia Times ha citato la dichiarazione di un funzionario del ministero degli interni indiano secondo il quale ad alti livelli si sarebbe deciso che l'impegno diretto dell'India nell'"annientare" uomini e infrastrutture dei terroristi con base in Pakistan. L'ufficiale ha parlato di attacchi sotto copertura da parte di reparti d'élite con l'appoggio dei servizi segreti per tentare di prevenire una risposta pakistana e la guerra totale. Le operazioni sarebbero estese, e colpirebbero non solo il Kashmir pakistano ma anche le aree di confine nella provincia del Punjab, così come la sorveglianza della zona costiera pakistana.

Cosa accadrà non è chiaro. Alla domanda se gli USA avrebbero reagito agli attacchi indiani contro il Pakistan, McCain ha dichiarato al Daily Times che Washington non sarebbe stata in grado di fare molto. Riferendosi all'invasione americana dell'Afghanistan in seguito agli attacchi dell'11 settembre, ha detto: "Non possiamo dire all'India di non agire, visto che noi l'abbiamo fatto". Se è vero che McCain non parla per conto dell'amministrazione Bush, indubbiamente le sue parole riecheggiano gli umori della della Casa Bianca, i quali a loro volta non fanno che incoraggiare l'India ad assumere una posizione più bellicosa.


Stretta di mano tra John McCain e il Primo Ministro pakistano Yousaf Raza Gilani
durante l'incontro del 6 dicembre a Islamabad. 
Foto AP

Dopo un attacco dei separatisti kashmiri al parlamento indiano nel dicembre 2001, l'India ha posizionato mezzo milione di soldati pesantemente armati sul confine col Pakistan, portando il continente sull'orlo della quarta guerra indo-pakistana a partire dal 1947. Un articolo apparso ieri sul giornale Hindu notava che per mobilitarsi le forze indiane non avevano più bisogno di un ovvio e costoso potenziamento. Dopo lo scontro del 2001-2002, l'esercito indiano ha adottato la nuova dottrina dell'"Avvio a freddo" per reagire ancora più rapidamente senza preavviso.

Le pressioni degli Stati Uniti sul Pakistan potrebbero facilmente causare contraccolpi. L'ostilità e la rabbia dei pakistani in seguito all'occupazione statunitense di Iraq e Afghanistan sono ora rafforzate dai ripetuti attacchi statunitensi alle aree tribali di confine. Dopo decenni di tensioni con l'India, molti pakistani diffidano della raffica di insinuazioni indiane sui bombardamenti di Mumbai. Spingere il governo pakistano a piegarsi alle richieste indiane e statunitensi minerà ulteriormente la sua fragile base di consenso e rischierà di causare una nuova crisi politica.

Per più di 60 anni dall'indipendenza, gli establishment politici di India e Pakistan hanno fatto ripetutamente ricorso allo sciovinismo e al militarismo per distogliere l'attenzione dalla loro incapacità di risolvere i profondi problemi sociali ed economici cui la vasta maggioranza della popolazione si trova di fronte. Davanti alla attuale crisi economica globale, i governi di entrambi i paesi stanno sfruttando la tesa situazione del dopo Mumbai per gli stessi identici scopi. Lungi dal calmare le tensioni, l'intervento di Washington non farà che aumentare il pericolo di conflitto militare.


Originale: Tense India-Pakistan standoff continues

Articolo originale pubblicato l'8/12/2008

L’autore

Tradotto da Andrej Andreevič per Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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