Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il clima, la crisi dell'economia e quella delle idee

Il clima, la crisi dell'economia e quella delle idee

di Antonio Felice - 15/12/2008


Con i tempi che corrono, era difficile aspettarsi di meglio. L'accordo sul clima approvato dal vertice UE di Bruxelles del 12 dicembre e in corso di ratifica da parte del Parlamento europeo, fa i conti con la crisi economica (e quindi con l'impossibilità a far pagare tutto e subito alle aziende industriali) ma certamente conferma l'Europa come continente vigile e attivo sulla questione ambientale.

vecchiettoL'accordo sarebbe anche potuto saltare. L'orgoglioso impegno del francese Sarkozy e del portoghese Barroso lo hanno tenuto in piedi e gli americani - che attendono per il prossimo mese le prime mosse in materia di Barack Obama - il giorno dopo hanno dovuto riconoscere che "l'Europa dà il buon esempio". Il nocciolo - al di là dei quattro pilastri dell'accordo rappresentati dalla direttiva ETS (Emission Trade System) sulle emissioni industriali, dalla direttiva Effort Sharing sulle emissioni non industriali, dal finanziamento di 12 impianti per la "cattura" del CO2 e infine dallo sviluppo delle energie rinnovabili - è questo: entro il 2020 l'Unione Europea ridurrà del 20% gas serra e consumo di energia, aumentando contemporaneamente del 20 per cento le energie rinovabili. L'Italia, che aveva una posizione di difesa del suo apparato industriale valida forse nel breve periodo (e quindi anche a fini elettorali) ma miope sul medio e lungo periodo, ha ottenuto qualcosa grazie alle grandi paure derivanti dalla crisi economica presenti in tutta Europa (la concorrenza spietata delle nuove potenze economiche, che non stanno a guardare la compatibilità ambientale dello sviluppo, pone in difficoltà l'industria europea), ma alla fine non è uscita vincente.

Contrariamente alla posizione italiana, infatti, chi non rispetterà la diminuzione annuale delle emissioni prevista dall'accordo per i singoli Paesi, dovrà pagare una penalità. In generale, comunque, ci pare che l'allarme ambientale coincidente con la crisi dell'economia ponga un problema di idee, di soluzioni nuove, di uno sviluppo diverso. Aspettando Obama, che su questo tema si è espresso ampiamente creando attese che presto potremo verificare, è evidente che proprio in America la crisi delle idee è forte, peggiore di quella economica, anzi è una delle maggiori cause di quest'ultima. Quello che è avvenuto sabato a Detroit, capitale americana dell'automobile, è, oltre che stucchevole, una chiara conferma della crisi delle idee che sta travolgendo l'America: sabato a Detroit, nella chiesa principale della città, Greater Grace, si è svolta una manifestazione religiosa, una messa, in cui i Suv di General Motors, Ford e Chrysler sono stati portati fino all'altare. Non un'utilitaria, un'auto ecologica, qualcosa che guardi al futuro, no, proprio i Suv, dentro un tempio.
Ci sembra il canto del cigno di un'industria che produce inquinamento e spreco per soddisfare una voglia di apparire che uccide la necessità di essere.