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La truffa del secolo è un durissimo colpo all’etica della finanza ebraica

di Mario Gerevini - 17/12/2008


Il nuovo recordman dei truffatori mondiali, Bernard Madoff, aveva, fin dal 1992, un clone del suo mega ufficio a Manhattan. Un posto dove poter continuare a lavorare (e a truffare) in caso di «disastro », strategicamente collocato a pochi minuti dall'aeroporto LaGuardia di New York. Insomma un ufficio di backup. La Madoff Securities nei documenti di presentazione lo esibiva («Sophisticated Disaster Recovery Facilities) come esempio di quanto il finanziere tenesse alla «salvaguardia e ai bisogni dei suoi clienti in qualsiasi condizione, facendo attenzione a ogni dettaglio».

Dunque anche di fronte a un cataclisma, come un terremoto distruttivo, un incendio devastante, un attacco terroristico, l'attività di Madoff non si sarebbe fermata. Nell'ufficio decentrato c'era un generatore elettrico autonomo, una centralina telefonica indipendente rispetto a quella di Manhattan e i dirigenti facevano i turni per presidiarlo. Negli anni, soprattutto dopo le Torri Gemelle, questo genere di strutture si sono maggiormente diffuse.

Con la differenza fondamentale che nel caso Madoff il «disastro » era lui. Un uomo che è stato capace di speculare perfino su se stesso come sanno quei clienti che ancora si girano tra le mani le brochure con scritto «Madoff: the owner's name is on the door». E ancora: «In un'era di organizzazioni senza faccia, possedute da altre ugualmente senza faccia, la Bernard L. Madoff Investment Securities prende a modello un'era precedente della finanza mondiale ... i clienti sanno che Bernard Madoff ha un interesse personale a mantenere altissimi standard etici ....». Queste brochure circolavano fino alla settimana scorsa.

Oggi si fa i conti con il disastro finanziario mondiale. E ieri si è saputo degli 1,5 miliardi di euro investiti nel gruppo Madoff dai fondi della Bank Medici, banca austriaca partecipata al 25%, attraverso Bank Austria, dall'Unicredit del presidente Dieter Rampl. Il restante 75% è in mano alla fondatrice Sonja Kohn. Bank Medici è l'ultima di una lista lunghissima che coinvolge in modo consistente anche diversi esponenti della comunità ebraica di New York e la Yeshiva University di cui il settantenne finanziere era consigliere.

Secondo il Jerusalem Post, la frode ha colpito diverse associazioni e gruppi filantropici ebraici, che hanno subito perdite per almeno 600 milioni di dollari. Tra questi ci sono anche lo Spielberg Charity, la Wunderkinder Foundation e la Elie Wiesel Foundation for Humanity.