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Iraq, La Gran Bretagna ritirerà tutte le truppe entro luglio 2009

di Ornella Sangiovanni - 17/12/2008



Ora è ufficiale: le truppe britanniche lasceranno l’Iraq entro fine luglio del prossimo anno. La missione è finita. Ad annunciarlo è il Premier Gordon Brown in persona, arrivato oggi a Baghdad per una visita a sorpresa.

Più esattamente, si tratta di un annuncio congiunto, fatto dal Primo Ministro britannico e da quello iracheno, Nuri al Maliki, che, dopo il loro incontro, hanno diffuso un comunicato in cui si dice che “il ruolo avuto dalle forze di combattimento del Regno Unito sta per concludersi. Queste forze avranno completato il loro compito nella prima metà del 2009, e successivamente lasceranno l’Iraq".

Poche parole, ma eloquenti, che mettono fine a settimane di
fughe di notizie, informazioni a tratti confuse, attribuite a fonti di alto livello ma sempre rigorosamente anonime, e commenti non sempre lusinghieri. Che dicono - questi ultimi : la Gran Bretagna viene umiliata anche nel ritiro delle truppe.

E così Gordon Brown è volato di persona nella capitale irachena, su un aereo militare, accompagnato dal capo di Stato maggiore della Difesa, il Maresciallo dell’aria Sir Jock Stirrup, per dare l’avallo finale alle decisioni del governo di Baghdad: i circa 4.000 soldati di Sua Maestà, che attualmente si trovano in una base area nei pressi dell’aeroporto internazionale di Bassora, nel sud, andranno via - in modo assai poco glorioso –
assieme ai contingenti di Australia, Romania, Estonia, ed El Salvador, alcuni dei quali dalla consistenza numerica poco più che simbolica.   

Solo in 300 – all’incirca – resteranno, per continuare ad addestrare le forze di sicurezza irachene: compito che già stanno svolgendo. Tutti gli altri: via entro il 31 luglio dell’anno prossimo.

Domani Brown farà la comunicazione alla Camera dei Comuni, dove annuncerà che il ritiro delle truppe britanniche inizierà proprio dall’aeroporto di Bassora – a marzo.

In realtà, le cose si metteranno in moto prima, in gennaio, quando l’aeroporto verrà consegnato formalmente alle autorità irachene: consegna formale, appunto, perché a prenderne possesso arriveranno gli americani, per proteggere le loro linee di rifornimento che arrivano dal Kuwait, e che temono possano rimanere troppo vulnerabili una volta che il ritiro britannico sarà completato.

Nel corso delle conferenza stampa congiunta assieme a Maliki - che si è svolta in mezzo a misure strettissime di sicurezza dopo l’incidente di tre giorni fa, nel quale un giornalista iracheno ha
lanciato le scarpe contro il presidente Usa George W. Bush, in visita a Baghdad, chiamandolo “cane” – Gordon Brown ha parlato di date precise.

"Abbiamo concordato oggi che la missione avrà termine non oltre il 31 maggio del prossimo anno. Le nostre truppe torneranno a casa nei due mesi successivi".


Quindi, è finita. Anche se la partnership fra Gran Bretagna e Iraq “continuerà per assumere nuove dimensioni, e verrà rafforzata attraverso la cooperazione in tutti i settori, data la posizione di primo piano che il Regno Unito occupa all’interno dell’Unione Europea e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", dice il comunicato congiunto di Brown e Maliki, in cui si sottolinea che “questo rapporto di amicizia e cooperazione fra l’Iraq e il Regno Unito sta entrando in una nuova era, e produrrà una cooperazione che andrà avanti e durerà per molti anni a venire".

Per Londra è la fine dell’avventura irachena, che ha visto le truppe britanniche affiancare quelle statunitensi – come unica componente effettiva di quella che è stata definita la “coalizione” – nell’invasione dell’Iraq, e poi nella gestione della successiva occupazione. Con 46.000 uomini nel marzo-aprile 2003 – numero che è andato via via riducendosi fino ad arrivare ai circa 4.000 attuali.

I costi: 178 militari uccisi (136 dei quali in “azioni ostili”), 5 miliardi di sterline (7,6 miliardi di dollari, ovvero 5,6 miliardi di euro) spesi per la guerra, fino alla fine dell’anno finanziario 2006-2007.

Nonché 744 milioni di sterline (1,14 miliardi di dollari, ovvero 832 milioni di euro) promessi – dal 2003 - per la ricostruzione dell’Iraq. Con risultati più che modesti, in quest’ultimo caso.

Ma qui Gordon Brown – e le imprese britanniche – gli affari sperano di farli da ora in poi.

Fonti: BBC News, Guardian, Agence France Presse,