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Il potere della nostalgia

di Sara Ficocelli - 18/12/2008


 

Secondo uno studio inglese rimpiangere il passato aiuta gli adulti ad affrontare
il presente. Considerata una malattia fino al secolo scorso, questa sensazione è
stata rivalutata da Baudelaire


PUO' riaffiorare mentre siamo felici, anzi, spesso è proprio stimolata da
emozioni forti. La nostalgia torna a galla per ricordarci che abbiamo un
passato. E che quello che abbiamo vissuto ha avuto senso per noi. Secondo il
professor Constantine Sedikides, direttore del Centro di ricerca sull'identità
personale dell'Università di Southampton, Regno Unito, non si tratta di una
debolezza ma di una risorsa: "Le persone nostalgiche sono in realtà le più
forti, perché capaci di rimettere insieme i pezzi del passato e fare della vita
un percorso compatto".

Con i colleghi del dipartimento di Scienze e psicologia, lo scienziato ha
analizzato gli effetti della nostalgia su un gruppo di volontari. Tutti hanno
reagito positivamente agli stimoli, raggiungendo uno stato di serenità rispetto
a molte brutte esperienze passate. "La nostalgia ha un effetto terapeutico sulla
salute mentale - si legge nel report dello psicologo inglese - ed è fonte di
positività, importante per affrontare i fantasmi di ieri e vivere con energia
il presente".

La sensazione che si prova di fronte a una vecchia foto, a un tramonto o
all'incontro con un ex compagno di scuola non occupa insomma lo spazio di un
momento ma fa da ponte tra ciò che eravamo e ciò che siamo, regalandoci la
sensazione che la nostra vita abbia avuto un percorso sensato, carico di
esperienze ed emozioni, nel bene e nel male.

"Ricordare e rimpiangere - spiega lo psicologo Fabio Guida, coordinatore del
portale di psicologia Cpsico - contribuisce al mantenimento della salute
mentale. Si innesca un meccanismo di liberazione che permette di superare
traumi e ricordi sgradevoli. La zona del cervello che si attiva è la corteccia,
ma sono implicate anche amigdala, talamo e ipotalamo: è qui che si attivano gli
impulsi che danno il feedback positivo".

Studi simili sono stati condotti anche dalla Sun Yat-Sen University, in Cina.
Questa ricerca ha dimostrato che le persone più sole sono anche le più
nostalgiche e che proprio tale sentimento permette loro di combattere la
sensazione di isolamento. Non tutti gli scienziati però concordano con questa
interpretazione, Secondo i ricercatori della American Academy of Pediatrics, la
nostalgia di casa non solo non ha affetti terapeutici ma rappresenta una
malattia. Uno studio su bambini e adolescenti lontani dalla famiglia d'origine
ha mostrato che la scarsa fiducia nella novità e l'incapacità di controllare le
situazioni inaspettate possono portare i più piccoli ad "ammalarsi di
nostalgia", con conseguenze per il loro equilibrio mentale.

Ha dunque senso parlare di "potere terapeutico" di questa sensazione solo se a
provarla sono persone adulte o comunque capaci di ripercorrere a ritroso la
vita, attribuendo ai ricordi il giusto valore. "Come per tutto, è meglio non
esagerare - continua Guida - una dose eccessiva di nostalgia può togliere
preziosi spazi mentali e peggiorare la qualità di vita e i rapporti sociali,
trasformandosi in patologia. Ci sono individui che non riescono a godere il
presente e vivono in un costante passato".

Il termine nostalgia deriva dal graco "nostos" (ritorno) e àlgos (dolore) ed è
entrato nel vocabolario europeo solo nel XVII secolo grazie al medico svizzero
Johannes Hofer. Era alle prese con una patologia diffusa tra i connazionali,
costretti dall'arruolamento come truppe mercenarie: "nostalgia" era la
designazione dotta del "dolore per la lontananza da casa", stato che talvolta
portava i soldati alla morte.

Da quel momento la parola è diventata sinonimo di disturbo psichico e solo
grazie alle poesie di Baudelaire ha cominciato a essere interpretata sotto una
luce diversa. Scriveva Antoine da Saint-Exupèry: "Se vuoi costruire una nave,
non radunare uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma
insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito". Una spinta emozionale
che, come confermano gli scienziati di oggi, nella giusta misura sa essere più
efficace di tante medicine.