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La sanità corrotta

di Paolo De Gregorio - 19/12/2008


Nelle moderne società democratiche, la sociologia, la burocrazia, i
regolamenti amministrativi complessi e contraddittori, l’attribuzione incerta
dei poteri, concorrono a rendere impossibile quella trasparenza che dovrebbe
essere offerta ai cittadini e le decisioni vengono prese e documentate con
linguaggi ambivalenti, alieni, e assai difficili da essere interpretati se non
dagli addetti ai lavori.
Questa separatezza tra la società civile e gli amministratori viene quasi
giustificata dalla complessità dei problemi, che l’uomo della strada non può
capire, mentre è una strategia precisa di chi rende artificialmente complesse e
contraddittorie le attività amministrative, per ritagliarsi spazi di profitto e
di malaffare.
Compito del giornalismo indipendente sarebbe quello di controllare
puntigliosamente l’operato degli amministratori, cosa che dovrebbe fare un
servizio pubblico come la RAI, se non fosse già al servizio dei partiti, per
dimostrare che, se non si cambiano le regole del gioco, la grande possibilità
di arricchirsi attraverso la politica attira i peggiori personaggi, che si
infiltrano in tutti i partiti, che aprono le porte a chiunque, purchè abbia
alle spalle un bel pacchetto di voti.
Gli impulsi chimici che portano l’ape al fiore sono chiari e ben si comprende
scientificamente causa ed effetto, ma per quanto riguarda la politica essa
sembra una materia astratta e non classificabile, la sede di ogni possibile
mediazione e compromesso, che non risponde ad alcuna regola. E invece non è
così!
Gli impulsi chimici che portano i malfattori verso la politica si chiamano
appalti, concessioni, convenzioni, licenze edilizie e commerciali e via
cantando.
Con il semplice potere di decidere a chi dare concessioni si formano, anche
trasversalmente tra i partiti, comitati d’affari collegati a imprenditori
privati, e il gioco è fatto.
Voglio fare un esempio soltanto, che vale per tutti e che dimostra quanto sia
ferreo e criminale, ma molto prevedibile, l’intreccio tra affare e politica.
Parlo dell’Abruzzo e del caso Del Turco-Angelini in cui, come si sa, la
politica controllava il flusso di denaro che doveva arrivare al proprietario di
cliniche private, Angelini, convenzionate con la Regione. Visto che Del Turco e
i suoi avevano il potere burocratico di far arrivare a singhiozzo e lentamente
questo denaro, l’imprenditore Angelini sceglie la strada più ovvia e porta
borse di soldi a Del Turco per accelerare i rimborsi.
Questa prassi è uguale in tutte le situazioni di specie, i controlli non
esistono, è endemica, e, malgrado gli scandali vadano avanti da anni, nessun
grande sociologo o intellettuale, l’ex ministro della sanità Veronesi compreso,
ha mai proposto di abolire le convenzioni dei privati con lo Stato e che i
privati, se vogliono continuare a lavorare, devono farlo solo con chi paga,
alle dure leggi del mercato.
Una legge semplice, di due righe, comprensibili anche dalle casalinghe, che
abolisca il rapporto di convenzione tra sanità pubblica e privata, abolirebbe
una enorme fetta di illeciti politici e prosciugherebbe l’acqua in cui nuotano
i pescecani della sanità privata.
Quale partito, anche super rivoluzionario e comunista, ha mai proposto una
simile legge anticorruzione? La risposta la sapete.
Voglio aggiungere un fatto, collegato alla sanità, che leggo sull’ultimo
numero de “L’Espresso” titolato: lasciate che si ammalino, qualcuno ci
guadagnerà.
Donato Greco era il direttore del Centro per la prevenzione delle malattie
del Ministero della Salute, è stato sostituito da Fabrizio Oleari, che, invece
di prevenzione, parla di “predizione clinica”, ossia di diffondere la diagnosi
precoce per intervenire sul soggetto quando si ammala.
La cosa in sé non sarebbe sbagliata, ma essendo queste indagini molto
costose,  tenendo conto delle insufficienze del servizio sanitario nazionale e
delle chilometriche liste di attesa, questa scelta è a favore delle migliaia di
laboratori privati che fanno a pagamento questo tipo di indagini. Dice Greco:
basta vedere come sono organizzati i comitati consultivi del Ministero: c’è una
presenza determinante di industrie farmaceutiche, aziende biotecnologiche,
cliniche private.
Ma nessun partito dichiara che questo rapporto pubblico-privato va spezzato
per sempre.