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Medici e veleni

di Marinella Correggia - 21/12/2008

 
 
Un vero antidoto ai veleni ambientali, minaccia per la salute umana, sarebbe l'impegno dei medici, i tutori della salute stessa. Ma non tutti (quanti, in proporzione?) sono votati alla causa della salute preventiva. Lo sono quelli iscritti all'associazione International Society of Doctors for the Environment, sezione Italiana (Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde) che hanno tenuto un convegno pochi giorni fa a Genova. Dipingendo un quadro alla «Grido di Munch».
Negli ultimi 50 anni sono state immesse nell'ambiente circa 100 mila sostanze più o meno tossiche di nuovo conio. In particolare fertilizzanti, diserbanti, prodotti derivanti dall'uso di combustibili fossili, dall'incenerimento dei rifiuti, dalle diverse attività industriali, da farmaci e fitofarmaci, dalla produzione di energia derivante dal nucleare e dal carbone, dall'incremento del numero delle fonti di emissione di campi elettromagnetici. Sostanze che possono predisporre le persone a malattie e tumori. I bambini come prime vittime. L'esposizione in utero e nei primi anni di vita può determinare i danni maggiori. Oltre ai possibili effetti dannosi specifici per il sistema nervoso, il sistema respiratorio e il sistema endocrino, preoccupa la relazione tra esposizioni pericolose in età pediatrica e rischi di malattia in età adulta, come preoccupa fortemente il costante aumento dei tumori in età pediatrica.
Si sottovaluta l'effetto di sinergia tra i vari inquinanti; i 'valori limite' per le singole sostanze sono sempre il frutto di un compromesso tra convenienza economica di produrre e impiegare determinate sostanze, e incapacità o 'eccessivo' costo per rimuoverle.

Insieme all'appello alla categoria dei medici perché evitando conflitti d'interessi siano paladini della tutela dell'ambiente, il convegno Isde si è rivolto alle istituzioni perché non facciano scelte economiche e di infrastrutture non strettamente necessarie e che aumentano il carico di inquinanti. Già: le infrastrutture pesanti su cui sono in corso lotte sul territorio.
Per i medici dell'Isde è urgente una corretta pratica di smaltimento dei rifiuti evitando incenerimenti e discariche, causa di inquinamento dell'aria e contaminazione dei terreni e delle falde acquifere. I modelli di mobilità e le relative grandi opere sono un altro carico da 90. Gli aerei e gli aeroporti, ad esempio, oltre alle responsabilità climatiche, provocano inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico, soprattutto subiti dai residenti in aree limitrofe agli scali aeroportuali. L'Isde Italia costituirà un gruppo di studio proprio su questo argomento, su impulso del Comitato che si oppone alla costruzione dell'aeroporto di Viterbo (la portavoce, il medico Antonella Litta, è socia dell'Isde).

Disastrose anche le conseguenze sanitarie (ed economiche derivanti da cura e spesa farmaceutica) per le persone che si ammalerebbero se fossero attivate centrali a carbone, fonte di immissione in atmosfera di anidride carbonica, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri sottili e ultrasottili, metalli pesanti e radionuclidi.
Altra preoccupazione: l'inquinamento delle acque potabili che ha dimensioni mondiali ed è il risultato dell'estesa contaminazione ambientale come anche dei mancati controlli e degli insufficienti sistemi di potabilizzazione. Appunto: invece di grosse opere tipo autostrade e aeroporti e inceneritori e centrali a carbone, in Italia non si investe quasi per nulla in un'opera che sarebbe davvero utile ed ecologica: il miglioramento della rete idrica, colabrodo e talvolta poco «potabile».