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Non piangete sul latte pastorizzato

di Alessandro Ortenzi - 21/12/2008


L’essere umano esiste da un certo tempo. Un bel po’ di tempo. Tanto, ma tanto tempo, che se sei un evoluzionista bigotto e materialista è  quasi anche di più che se sei un tradizionalista, magari un po’ evoliano, magari un po’ nostalgico. (Succede, succede, per esempio a me.)
Sì, perché se sei evoluzionista, tra una scimmia semi umana e uno scimmione umanoide, l’uomo esiste da una quantità di tempo fatta di cifre molto bizzarre: tipo 200.000 anni almeno almeno. Se sei tradizionalista e magari aristotelico, l’uomo esiste da molto più tempo: sì perché, non essendo
esistita la creazione, l’uomo esiste da sempre: che è un bel po’ di tempo.
Comunque, anche venendo a patti coi materialisti evoluzionisti, 200.000 anni sono sempre un bel po’ di tempo, mica due giorni. Sarà che l’”eternità” è più comprensibile tramite la metafora dell’ “istante”, sarà quel che sarà,  200.000 sembrano anche di più.

 Ma veniamo al punto che vorrei sviscerare: la “querelle” del latte crudo.
Dal momento che siamo italiani il nostro rapporto col latte crudo è stato il seguente.
> > Per 199921 anni, ce lo siamo bevuto bello crudo e appena munto. Poi nel 1929 abbiamo deciso di pastorizzarlo: e sono 79. Niente cabale, per carità (ma niente per davvero, non scherziamo con la
> > mobilia): un semplice calcolo matematico. Ma che dico matematico, aritmetico.
 Intanto che ce lo bevevamo crudo ne abbiamo fatte delle belle: che so, dalla colonizzazione dell’India (che andarci a piedi dalla Germania, non è mica uno scherzo), all’Impero Romano; dall’Impero Persiano (magari non piace  a tutti: però a me piace), ai Templari. Passando per Re Artù, Federico Barbarossa, Toro Seduto: tutti accaniti bevitori di latte crudo.
Vichinghi, Spartani, Sudisti: latte e crudo e massiccismo sono un connubio di successo.
Perfino un qualunque Sravakabuddha ( e il nostro editore sa cosa intendo!), si beveva del buon latte crudo.

Oh, intendiamoci. Anche nel 1929, con il Regio Decreto che introdusse la pastorizzazione in Italia, non è che le cose cambiassero poi molto. Anche il vostro Desiderius, per esempio, negli anni ’70 (ma ci pensate che gli anni ’70 sono diventati il buon tempo antico?), andava dal contadino
con la sua bottiglia rigorosamente non lavata e se la faceva riempire con del latte non dico crudo, ma nemmeno filtrato. Sì, perché perfino chi scrive si è nutrito metodicamente con il pus delle
infezioni che le vacche del contadino avevano e che Dio ha voluto che finisse nel latte: e lasciatemi dire che quel pus, non solo era buonissimo, ma mi sembra che fosse proprio fortificante.
 Infatti, il vostro Desiderius, non appena ha visto la prima macchinetta distributrice di latte crudo, pur essendo un po’ triste perché lo sapeva che tanto glielo avrebbero filtrato, ci si è gettato a capofitto, e se ne beve un comodo, ed economico (euri 1), litro al giorno. Senza dialisi.

 Il problema, per finirla, non è tanto il dispetto che i grandi produttori di latte provano a vedersi sottratta una quota di mercato, per altro piccolina. Il problema è il normale rapporto che abbiamo maturato, non dico con il latte, ma con la realtà. E’ sufficiente che un comportamento sia logico, normale, perfino abitudinario e subito sentiamo l’istinto di soffocarlo. Alla prima occasione abbiamo eletto Miss Italia una bella morettina di Santo Domingo. Alla prima occasione abbiamo fatto fare il portabandiera alle olimpiadi a uno che si chiama Myers di cognome: un cognome tipico della zona di Verbania e Vercelli, come è noto. Alla prima occasione abbiamo avuto un presidente del Toro, la squadra del Torino FC, non solo juventino, ma che aveva anche, letteralmente, ammazzato il penultimo giocatore simbolo del Toro stesso. Presto avremo un Papa non cattolico, presto avremo un presidente dell’Arcilesbica maschio e fallocrate.

 Il mondo invece, anzi, facciamo il Cosmo, è bello così come è. Anzi, è perfetto.. Insomma: le mucche producono dell’ottimo latte. Però non è pastorizzato. Beviamolo  così, che è buono e fa bene. Al cervello innanzi tutto. Un bel bicchiere di latte crudo potrebbe infatti servire a risolvere tanti problemi. Ad accettare che d’inverno è molto freddo.  Ad accettare che d’estate è molto caldo. Ad accettare che se invecchi ti cadono i capelli se sei maschio, e il pettose sei femmina.
Perfino ad accettare che se un popolo esotico ha delle abitudini diverse dalle nostre, forse la cosa più giusta da fare non è caricare di bombe da 10.000 kg i nostri B52 e andare a sganciargliele sulla testa. Ma adesso esagero.
 
Meglio accontentarsi: di un buon bicchiere di latte crudo.