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Obama, i militari e la minaccia della dittatura

di Bill Van Auken - 27/12/2008

 


 

Con la scelta dell'Ammiraglio Dennis Blair come direttore dell'intelligence nazionale, il Presidente eletto Barack Obama ha ora nominato tre ufficiali a quattro stelle da poco in pensione per servire nel suo gabinetto. Questa rappresentanza senza precedenti del corpo degli alti ufficiali all'interno della subentrante amministrazione democratica è indicativa di una crescita del potere politico dei militari USA che pone una seria minaccia ai fondamentali diritti democratici.

Come capo del comando del Pacifico delle forze armate USA nel 1999-2000, Blair si era distinto per i suoi sforzi di solidarietà del Pentagono con i militari dell'Indonesia mentre eseguivano il macello a Timor Est, opponendo efficacemente il veto alle apatiche preoccupazioni per i diritti umani espresse dall'amministrazione Clinton.

Prima di designare Blair, Obama ha nominato il Generale dei marines James Jones come consigliere per la sicurezza nazionale e l'ex capo di stato maggiore dell'esercito Gen. Erik Shinseki come segretario agli affari dei veterani. Viene anche riferito che l'amministrazione entrante potrebbe chiedere al Generale dell'aeronautica a riposo Michael Hayden di rimanere come direttore della Central Intelligence Agency.

Sabato scorso il Washington Post ha descritto questa concentrazione di ex alti ufficiali nell'amministrazione come "una tendenza insolita per un'amministrazione democratica e che ha sorpreso entrambe i partiti politici".

Le nomine seguono l'annuncio che Robert Gates, segretario alla difesa di Bush, rimarrà al Pentagono, dove "squadre di transizione" multiple sono al lavoro per assicurare che venga mantenuta la continuità nelle guerre di aggressione in corso dell'America e che l'immenso potere dei militari resti incontrollato.

Prima questo mese, Obama ha detto a chiare lettere la sua sottomissione al Pentagono dichiarando che "Per assicurare la prosperità qui nel paese e la pace all'estero, condividiamo tutti l'opinione che dobbiamo mantenere le forze armate più forti del pianeta". A quel fine, ha promesso di aumentare la misura delle forze di terra USA di 100.000 soldati e marines e ha reso chiaro che non vi sarà nessun taglio significativo al bilancio militare che sta ingoiando circa $850 miliardi annualmente in condizioni di deficit che salgono alle stelle e di una crisi finanziaria che si intensifica.

Vi è senza dubbio un elemento significativo del calcolo politico nella decisione di Obama di circondarsi di ufficiali superiori militari e di assicurarsi che venga visto come "sostenere le truppe". Vi è, dopo tutto, l'amara esperienza dell'ultima amministrazione democratica. Il primo mandato di Bill Clinton è stato quasi affondato dal suo scontro con il comando in uniforme sulla sua proposta di togliere il bando ai gay nell'esercito. Per il resto della sua presidenza, è stato trattato con disprezzo palese o appena nascosto da gran parte del corpo degli ufficiali.

La minaccia di uno scontro ancora più preoccupante sotto Obama è molto reale, dati gli effetti disastrosi sui militari delle guerre in Iraq ed Afghanistan ed i rapporti di un crescente sentimento maniacale all'interno del corpo degli ufficiali che i fallimenti delle operazioni USA in questi paesi sono stati il risultato di una "pugnalata alle spalle" assestata dalle autorità civili, dai media e dallo stesso popolo americano.

Ma vi è un processo più fondamentale sottostante ad entrambe l'esperienza di Clinton ed il prostrarsi oggi di Obama davanti ai militari. E' l'immensa crescita del potere del "complesso militare industriale" contro il quale avvertì quasi mezzo secolo fa il Presidente Dwight Eisenhower—un potere che è cresciuto durante tutta la Guerra Fredda.

Durante gli ultimi sette anni della cosiddetta "guerra globale al terrorismo", questa espansione di potere—assieme alla crescita dei finanziamenti militari—ha soltanto intensificato, accompagnata da caratteristiche sempre più sinistre strettamente associate alla crescente dipendenza dell'imperialismo USA al militarismo come un mezzo per compensare il declino della sua posizione economica.

I capi militari dei comandi regionali del Pentagono—CENTCOM, PACOM, SOUTHCOM ed il nuovo AFRICOM—hanno in larga misura soppiantato gli ambasciatori ed i funzionari civili come rappresentanti degli interessi e della potenza degli USA intorno al globo.

Nel frattempo, nel portare avanti due guerre in Iraq ed in Afghanistan, il comando militare è stato incaricato di gestire amministrazioni in stile coloniale con un potere praticamente senza impedimenti sull'intera popolazione.

Infine, con la creazione di tribunali e di prigioni militari, come quella a Guantánamo, i militari hanno usurpato dei compiti che sono stati storicamente assegnati a corti civili che operano in base alle norme della Costituzione USA.

Questi rilevanti cambiamenti hanno avuto luogo mentre i militari, e particolarmente il loro corpo degli ufficiali, sono diventati sempre più separati ed estraniati dal mondo dei civili e diventati sempre più dominati dalla politica dei Repubblicani in generale e dalle credenze dei cristiani evangelici in particolare. Una forza "professionale" e di "volontari" è molto più isolata dalle pressioni della popolazione sentite dagli eserciti formati da coscritti e "soldati cittadini" delle precedenti generazioni.

Domenica il Washington Post ha pubblicato un editoriale straordinariamente schietto di un ex assistente segretario di stato dell'amministrazione Bush, Thomas Schweich, sul crescente dominio dello stato americano da parte del suo apparato militare.

"La nostra Costituzione è a rischio", ha scritto Schweich. Ha avvertito che l'innalzamento di un numero senza precedenti di ex alti ufficiali nel gabinetto di Obama potrebbe "completare il colpo di stato militare silenzioso che guadagna fermamente terreno sotto lo schermo radar della maggior parte degli americani e dei media".

Schweich, che ha servito come ambasciatore per l'antidroga in Afghanistan e quindi ha soprinteso alle vicende del rispetto del diritto internazionale al Dipartimento di Stato, ha scritto che "abbiamo visto direttamente la tranquilla, de facto presa di controllo di gran parte del governo USA", che Iraq ed in Afghanistan, ha detto "in teoria è stata giustificata dalle esigenze belliche".

Ha sottolineato che ciò che è iniziato all'estero sta arrivando a casa. "Ora il Pentagono ha redatto piani per schierare 20.000 soldati USA all'interno dei nostri confini per il 2011, apparentemente per aiutare i funzionari statali e locali a rispondere ad attacchi terroristici o ad altre catastrofi". Questa missione, ha avvertito, "potrebbe facilmente riversarsi dall'attività antiterrorismo di emergenza nelle imprese di pattugliamento di confine, nella raccolta di informazioni e nelle operazioni di attività giudiziaria".

Un rapporto apparso in una rivista pubblicata dalla Scuola di Guerra dell'Esercito USA lo scorso mese, soltanto poche settimane dopo le elezioni, indica che il Pentagono sta preparando la sua "transizione", un processo che viene guidato non dalle vaghe promesse di "cambiamento" di Obama ma da quella che il comando militare vede come una crisi storica dell'ordine esistente che potrebbe richiedere l'utilizzo delle forze armate per reprimere lotte sociali all'interno.

Intitolata "L'incertezza imprevista: 'colpi strategici' non convenzionali nello sviluppo della strategia della difesa", la monografia è stata presentata da Nathan Freier, un tenente colonnello dell'esercito in pensione da poco, che è professore alla scuola, il principale istituto di addestramento dell'esercito per futuri alti ufficiali. Secondo la rivista, "continua a fornire consulenze da esperto ad attori chiave nella stesura di piani d'azione nella sicurezza e nella difesa e negli ambienti di analisi".

Una delle eventualità fondamentali per le quali Freier insiste che i militari USA si debbano preparare è un "violento, strategico disturbo dentro gli Stati Uniti" che potrebbe essere provocato da "crollo economico imprevisto" o "perdita del funzionamento del governo e dell'ordine legale".

Egli scrive: "Al grado che fatti come questo riguardino la violenza organizzata contro le autorità locali, statali e nazionali ed eccedano la capacità dei due precedenti di ristabilire l'ordine pubblico e proteggere le popolazioni vulnerabili, il DoD [Dipartimento della Difesa] sarebbe necessario per riempire lo spazio vuoto".

Freier continua: "La violenza civile generale dentro gli Stati Uniti costringerebbe l'establishment della difesa a riorientare all'ultimo momento le priorità per difendere l'ordine interno essenziale ... Un governo americano ed un establishment della difesa cullati nella compiacenza da un ordine interno a lungo saldo sarebbero obbligati a liberare rapidamente alcuni o la maggior parte degli impegni della sicurezza esterna per rivolgersi rapidamente all'insicurezza umana in espansione all'interno".

In altre parole, una brusca intensificazione della crisi capitalista che si allarga accompagnata dallo scoppio della lotta di classe e dalla minaccia di rivoluzione sociale negli USA stessi potrebbe costringere il Pentagono a richiamare i suoi eserciti di spedizione dall'Iraq e dall'Afghanistan per l'utilizzo contro i lavoratori americani.

Date tali condizioni, aggiunge: "Il DoD potrebbe essere costretto dalle circostanze a porre le sue vaste risorse a disposizione delle autorità civili per contenere ed annullare minacce violente alla tranquillità interna. Sotto le circostanze più estreme, questa potenza comprende l'utilizzo della forza militare contro gruppi ostili all'interno degli Stati Uniti. Inoltre, il DoD sarebbe, per necessità, un centro essenziale per dare potere legale per la continuità dell'autorità politica in un conflitto civile o disordine in molti stati o nazionale".

Questa particolare frase—"un centro essenziale per dare potere legale per la continuità dell'autorità"—è un eufemismo per dittatura militare.

Egli conclude questa parte dell'articolo osservando che "il DoD è già impegnato nella stabilizzazione all'estero. Immaginate le sfide associate al fare ciò su scala massiccia all'interno".

La dichiarazione è logica. Avendo fallito nel soffocare la resistenza e ristabilire l'ordine in Iraq ed in Afghanistan, quale sarebbe la possibilità che i militari riescano in un'occupazione degli USA stessi?

Che queste domande vengano poste dai pianificatori strategici del Pentagono dovrebbe essere preso con serietà mortale. Coloro che comandano le forze armate dello stato capitalista USA prevedono che l'attuale crisi crei le condizioni per la rivoluzione e si stanno preparando di conseguenza.

 

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Bill Van Auken, WSWS - Traduzione di Freebooter