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Avviso ai naviganti: un’altra vita è possibile

di Paolo De Gregorio - 29/12/2008


Pochi si rendono conto che il capitalismo non è solo una ideologia e una
cultura, ma è anche un sistema in funzione, che dura da secoli, e che è
impossibile battere sul piano democratico e teorico, ma è necessario
contrapporvi un diverso modo di lavorare e produrre beni materiali, in cui si
verifichino per i lavoratori migliori condizioni di vita, dignità, e uso delle
proprie capacità intellettuali.
E’ ben noto il pensiero di un teorico del liberismo, Taylor, che diceva agli
operai: “non vi chiedo di pensare, c’è gente pagata per questo”.
Parliamo di un sistema economico che ha condannato più della metà della
popolazione mondiale alla passività, all’obbedienza, alla assenza di qualunque
prospettiva di miglioramento, con la sola speranza di non essere tra le vittime
di incidenti mortali, malattie, infortuni, licenziamenti.
Anche nei regimi comunisti, è storia recente
che il partito ha sostituito il padrone e il “modo di produrre” non è cambiato,
la tanto sbandierata dittatura del proletariato è risultata una beffa, proprio
come oggi in Cina, dove il “taylorismo” è applicato come in Occidente.
Con il progressivo e definitivo spegnersi della speranza comunista, abbiamo
oggi una identificazione dell’operaio con gli interessi del padrone, e capitale
e lavoro risultano avere gli stessi obiettivi, come dimostra il voto operaio
dato ai partiti di destra e confindustriali.
La crisi strutturale del capitalismo finanziario e manufatturiero, che senza
il denaro statale sarebbe già crollato come sistema, a cui si aggiunge una
crisi dell’intero ecosistema dovuta all’irresponsabile creazione del consumismo
senza tener conto della sostenibilità, sono due crisi epocali provocate dalle
suddette entità capitaliste, a cui, in assenza di alternativa, si continuerà a
dare soldi e potere.
Mi rivolgo esclusivamente a coloro che desiderano cambiare queste logiche che
condannano a morte persone e ambiente e, come me, non hanno un partito di
riferimento che parli di un ciclo storico concluso e di una via nuova sia come
modo di produrre, sia per la sostenibilità possibile.
I maggiori guai nella storia umana sono sempre derivati dalle grandi
concentrazioni economiche, che prima o dopo si trasformano in concentrazioni di
potere, come le multinazionali o i trust televisivi, che cominciano a dare
ordini alla politica, come hanno fatto i petrolieri con Bush padre e figlio per
le guerre irakene, o come il monopolio privato dei media che ha creato il
potere del piccolo Cesare, alias Silvio B.
La logica monopolista, che si è fatta globalizzazione, è il peggior nemico
degli uomini e del pianeta e oggi pretende soldi pubblici per non dichiarare
bancarotta.
Io sostengo che il piccolo modo di produrre, individuale o in piccole
cooperative, legato al territorio e ai consumi interni di ogni nazione, è il
più avanzato e moderno ed evita la creazione degli oligarchi.
Faccio un esempio concreto: in Italia gli oligarchi, per quanto riguarda l’
energia, cercano di imporre quella nucleare, che può essere in mano solo a
grandissimi gruppi, e anche per le rinnovabili pensano a grandi centrali in
mano industriale.
Se in Italia avessimo un movimento moderno e seriamente antagonista contro i
monopoli, dovrebbe proporre il fotovoltaico diffuso, tutto in mano a piccoli e
piccolissimi produttori, orizzontale su tutto il territorio, per creare milioni
di nuove figure professionali che gestiscono e vendono energia elettrica.
In pochissimo tempo si otterrebbe un surplus tale di energia elettrica che
lascerebbe i nuclearisti con le pive nel sacco.
La microgenerazione al posto della macrogenerazione, senza dipendere da
nessuno se non dal sole (che è democratico), in moderne “FATTORIE SOLARI”, che
coniugano futuro e antico, ripopolando terre abbandonate e piantando alberi da
frutto vicino ai modernissimi captatori di energia, potendo vivere senza
obbedire a un padrone, e potendo migliorare le proprie condizioni di vita senza
sfruttare nessuno e senza essere sfruttato.
Questo è un “nuovo modo di produrre” che deve attirare milioni di persone e
deve dimostrare che un’altra vita è possibile, concreta, senza inquinare, senza
rischiare la propria vita e la propria salute, da soli, o con la propria
famiglia o in associazione libera tra individui cooperanti.
Con l’elettricità si ha un reddito (proporzionato alla superficie di
pannelli), ci si scalda, ci si rinfresca, si cucina, ci si illumina, ci si
sposta con una macchina elettrica, ci si collega ad Internet con cui è
possibile ogni informazione e anche far conoscere la propria esperienza, e si
vive in modo sostenibile.
Chi vuole un altro modo di vivere ce l’ha a disposizione, ma nessuno ti
aiuterà, dalla politica alle istituzioni, se ciò non succederà è perché ancora
non si è ben compreso dove ci sta portando il “sistema”.
Ricordiamoci che il sistema in cui viviamo è fragilissimo e sono bastati tre
giorni di sciopero dei camionisti per farci trovare i supermercati vuoti e le
macchine a secco di carburante, mentre la scelta dell’autosufficienza
energetica e anche alimentare ci mette al riparo da queste future e quasi certe
calamità.
Dentro una scelta del genere c’è una ricerca di vera libertà, di indipendenza,
di etica verso l’ambiente, di etica sociale e di concreto antagonismo al
nucleare.