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L'offensiva su Gaza è la versione israeliana di “Shock and awe”

di Amos Harel - 29/12/2008

 

 

 


I fatti sul fronte meridionale che hanno avuto inizio alle 11.30 di sabato mattina sono quanto di più vicino ci sia a una guerra tra Israele e Hamas. È difficile accertare (geograficamente) dove arriverà la violenza e quanto durerà prima che l'intervento internazionale imponga una cessazione delle ostilità. In ogni caso l'attacco israeliano non è semplicemente un altra operazione “chirurgica” o un bombardamento mirato. È il più violento assalto dell'Esercito di Difesa israeliano contro Gaza dalla presa del territorio nella Guerra dei Sei Giorni del 1967.

Fonti palestinesi a Gaza riferiscono che sono stati distrutti 40 obiettivi nell'arco di tre-cinque minuti. Si è dunque trattato di un attacco massiccio sulla falsariga di ciò che gli americani definirono “shock and awe”, colpisci e terrorizza, al tempo dell'invasione dell'Iraq nel 2003. Bombardamento pesante e simultaneo di diversi obiettivi sui quali Israele aveva raccolto informazioni per mesi: la lista dei bersagli comprende decine di altri siti legati ad Hamas, alcuni dei quali verranno certamente attaccati nei prossimi giorni.

Come l'attacco statunitense contro l'Iraq e la reazione israeliana al rapimento dei riservisti dell'IDF Eldad Regev e Ehud Goldwasser all'inizio della Seconda Guerra del Libano (la “notte dei missili Fajr”, riferimento alla distruzione dell'arsenale di missili a medio raggio Fajr di Hezbollah), scarsa o nessuna attenzione è stata apparentemente prestata alla possibilità di colpire civili innocenti. Dal punto di vista israeliano, Hamas, che continua a lanciare razzi usando come scudo la popolazione civile, aveva avuto tutte le possibilità di salvare la faccia e abbassare il livello delle proprie rivendicazioni. Ostinandosi a lanciare razzi, nelle ultime settimane, si sarebbe tirata addosso questo attacco.

La decisione finale sulla tempistica dell'operazione è stata presa sabato mattina nel corso di consultazioni tra il Primo Ministro, il Ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore dell'IDF e i generali dell'esercito. Il gabinetto ha approvato l'attacco nell'ultima riunione di mercoledì. Da allora il governo ha atteso l'occasione per colpire. A quanto pare, un'informazione dei servizi secondo cui i membri del braccio militare di Hamas stavano per riunirsi ha velocizzato il processo decisionale che ha portato al via libera. Secondo le prime notizie da Gaza, sono stati colpiti vari alti rappresentanti di Hamas. Tuttavia dev'essere ancora stabilita la portata dei danni inflitti alla dirigenza del gruppo. L'obiettivo di Israele è chiaro: infliggere il colpo più grave possibile alla catena di comando di Hamas per metterne fuori uso le capacità operative. Presumibilmente ciò non impedirà lanci di razzi sulle città del Negev, ma probabilmente renderà più difficile ad Hamas condurre attacchi più gravi contro Israele.

Da sabato pomeriggio l'aviazione israeliana mantiene una presenza significativa nei cieli di Gaza sperando di intercettare cellule lanciarazzi di Hamas e del Jihad islamico. Ma la pioggia di razzi caduta su Netivot (dove un israeliano è stato ucciso da un Grad che ha colpito in pieno la sua abitazione), Ashkelon e le comunità che confinanti con la Striscia di Gaza è solo un assaggio. La difesa israeliana si sta preparando a un'ondata di razzi che si prevede possa superare i 100 al giorno, alcuni dei quali probabilmente raggiungeranno la portata massima attualmente a disposizione di Hamas, 40 chilometri, una distanza che arriva fino ai margini di Be'er Sheva e Ashdod.

Sarebbe ragionevole supporre che Hamas si stia preparando a giocare un'altra sorpresa alla Hezbollah: da tentare di abbattere un aereo dell'aviazione israeliana al colpire siti strategici come il porto di Ashdod. Il Comando dell'IDF ha già organizzato uno spiegamento massiccio delle sue forze con il compito di istruire gli abitanti del Negev a restare in casa (l'urgenza di queste istruzioni è proporzionale alla vicinanza alla Striscia di Gaza). Inoltre sono state richiamate alcune centinaia di riservisti.

La riluttanza di Israele ad agire contro Hamas ha le sue radici nel trauma della Seconda Guerra del Libano. Il grande problema, naturalmente, non è legato alle capacità operative dell'aviazione, ma all'opportunità di lanciare o no un'invasione via terra. Il governo deciderà in questo senso? E l'IDF è capace di condurre un tipo di missione che fallì contro Hezbollah? È ragionevole supporre che la situazione diventerà più chiara tra tre o quattro giorni. Fino ad allora, ci sia aspetta che l'aviazione continui il proprio assalto, che sarà assistito dalla limitata attività di unità relativamente piccole a terra.

Per come stanno andando le cose, Israele si è prefisso obiettivi modesti: indebolire il regime di Hamas a Gaza e ripristinare una tregua prolungata ai confini a condizioni più vantaggiose per noi dopo un compromesso imposto a livello internazionale. Hamas, con i suoi continui lanci sul Negev nelle ultime settimane, ha valutato male le intenzioni di Israele facendosi trascinare in una guerra che difficilmente voleva. Adesso Israele deve fare attenzione a non cadere nella propria trappola.


Originale: IAF strike on Gaza is Israel's version of 'shock and awe' 

Articolo originale pubblicato il 27/12/2008

L’autore

Manuela Vittorelli è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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